Manifattura Paoloni celebra 40 anni e investe nel territorio
Storia e futuro dell'azienda secondo Diletta Paoloni, brand manager e terza generazione: «Vogliamo crescere trainati dal nostro marchio. Ma i nostri distretti devono valorizzarsi di più»
di Chiara Beghelli
3' di lettura
Cucire significa tenere insieme. Anche nella vita. È quello che è riuscita a fare una signora, che nelle Marche degli anni Sessanta, dopo aver perso il marito e con due figli piccoli, ha tenuto insieme un piccolo laboratorio, tutto al femminile, dove si cucivano giacche con tessuti di recupero. «La nonna Maria oggi ha 87 anni e la sua presenza è ancora molto importante nella nostra famiglia»: a raccontare è Diletta Paoloni, 35 anni, terza generazione della famiglia di imprenditori che nel 1983 fa ha dato vita alla Manifattura Paoloni, una delle più importanti manifatture di abbigliamento del maceratese, con sede ad Appignano. «Finite le scuole superiori, mio padre Michele decise di supportarla, insieme a mio zio Luigino. E quarant’anni fa hanno fondato la nostra azienda». All’inizio lavorano come façonisti, soprattutto per Coin e la Rinascente, «ma poi, visto che ci veniva bene, avevano ormai il know how necessario, nel 1998 abbiamo lanciato Paoloni, il nostro marchio di abbigliamento maschile formale».
A 35 anni Diletta Paoloni è brand manager di Paoloni e dell’altro marchio di proprietà dell’azienda, Manuel Ritz, rilevato nel 2007. Per arrivare a questo ruolo ha fatto la sua gavetta, passando attraverso tutti i settori: «Tutta la mia famiglia è molto presente, io cerco di carpire il loro saper fare», dice. Oggi produce circa 20mila capi, negli stabilimenti di Appignano e in Romania, ha circa 100 dipendenti; nel primo semestre 2023 ha registrato un incremento di fatturato del 15% rispetto allo stesso periodo del 2022, percentuale che si stima di mantenere fino al termine dell’anno. E celebra 40 anni di attività puntando proprio sulla crescita del marchio di famiglia: «Paoloni interpreta un formale contemporaneo, attento alle tendenze, con il capospalla come punto di forza - spiega -. La nostra strategia è proporre una collezione mirata, dai prezzi competitivi. Abbiamo lanciato di recente anche lo shop online, sta andando molto bene, ci puntiamo molto. Vogliamo anche lanciare delle capsule collection e dei co-branding, con marchi lifestyle, che ci consentano di superare le stagionalità». La stessa strategia è condivisa con l’altro marchio della Manifattura, Manuel Ritz: «Ci crediamo molto e sicuramente punteremo ancor di più sulla donna, collezione che esiste da cinque anni ma che è ancora poco nota - sottolinea la manager -. Investiremo anche in questo caso sull’e-commerce: abbiamo riscontrato molto interesse in Cina, mercato dove arriviamo tramite la e-boutique Farfetch».
Ma è Paoloni a restare al centro dei pensieri della Manifattura: «Sogno di farlo crescere ancora, appartiene a un segmento, quello del formale più alto, dalle grandi potenzialità. La sfida è far evolvere la sua immagine, per attrarre anche clienti più giovani, è un percorso lungo, ma stiamo già vedendo dei cambiamenti. E poi è il marchio che ha il nostro cognome. Un cognome italiano, immediatamente riconoscibile all’estero con tutti i suoi significati». Per supportare questo percorso, l’azienda ha deciso di ambientare la campagna della collezione PE 2023 nella natura del Parco Nazionale del Conero. Un segno di un forte legame con il territorio: «Noi marchigiani siamo convinti di vivere nella regione più bella d’Italia - prosegue -. Io stessa sono nata e vivo qui per scelta. Mi piacerebbe sostenere il mio territorio anche acquisendo piccoli marchi locali, non necessariamente di moda, magari nel segmento beauty o home fragrances. Abbiamo due importanti distretti, Filottrano per l’abbigliamento e Montegranaro per le calzature, ma non sappiamo ancora valorizzarci, come per esempio hanno fatto, con efficacia, i distretti toscani. Noi proviamo a dare il nostro contributo».
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