Manovra, come cambia la plastic tax. Gettito di 1 miliardo nel 2020
Il correttivo con maggiori chance di successo prevede di potenziare i meccanismi premiali che favoriscano gli investimenti delle imprese nell’acquisto di macchinari e competenze necessarie a concentrare la produzione su prodotti riciclabili
di Marco Mobili e Gianni Trovati
2' di lettura
Il pressing di imprese e politica sulla plastic tax comincia a mostrare i primi effetti. La legge di bilancio è appena arrivata sul tavolo della commissioni Bilancio del Senato e già al ministero dell’Economia si cominciano a studiare i possibili correttivi a una delle imposte più bersagliate dalle critiche di questi giorni. Con un’idea guida e tre possibili linee di intervento.
Dubbi sull’impatto della misura
Questi primi ragionamenti, destinati a richiedere almeno una decina di giorni prima di tradursi in correttivi veri e propri, puntano a salvare il principio guida dell’imposta, cioè quello di incentivare anche per via fiscale un cambiamento nelle produzioni e nelle abitudini di consumo, rendendone l’impatto più morbido e progressivo nel tempo.
Anche se va detto che è lo stesso Governo a dubitare di un impatto effettivo della tassa come deterrente alla produzione e al consumo, visto che il gettito messo a bilancio nei saldi di finanza pubblica non si riduce nel tempo: un miliardo nel 2020, circa 1,8 miliardi nel 2021 e 1,720 miliardi di euro l’anno a decorre dal 2023.
L’idea è comunque quella di aiutare in modo più forte le aziende del settore nel loro sforzo di riconversione produttiva verso il plastic free.
Premiate le aziende che investono
Proprio su questo aspetto interverrebbe il primo correttivo, che è anche quello con maggiori chance di successo perché non avrebbe bisogno di coperture aggiuntive. Si tratterebbe, in pratica, di potenziare meccanismi premiali che favoriscano gli investimenti delle imprese nell’acquisto di macchinari e competenze necessarie a concentrare la produzione su prodotti riciclabili.
Quali prodotti tassare e quali no
Sulla ridefinizione dei prodotti tassabili si concentra la seconda ipotesi di intervento. Su questo piano, l’obiettivo è quello di fissare confini certi che escludano dall’imposta i prodotti con percentuali di materia prima riciclata e sui manufatti davvero monouso.
Già ora, fanno notare ambienti di Governo, molti allarmi sarebbero infondati perché riguardano prodotti che non rientrerebbero nel raggio d’azione dell’imposta in quanto riutilizzabili.
Una posizione, questa, che sarà ribadita dal premier Giuseppe Conte nell’incontro con le aziende e gli esperti del settore che Palazzo Chigi si è detto pronto a tenere nei prossimi giorni: «Vogliamo rendere ancora più efficaci e sostenibili queste misure riducendo eventualmente l’impatto».
Un euro al chilo? Si pensa a ridurre l’imposta
Perché la terza ipotesi, che è anche la più ambiziosa dal punto di vista del pieno rispetto dei saldi, sarebbe quella di rivedere il valore dell’imposta, oggi fissata in un euro al chilo.
È questo il punto più controverso, perché per i produttori una misura del genera arriverebbe fino a raddoppiare i costi di produzione. Qui però il problema coperture è inevitabile e rischia di accendere l’ennesimo «concorso di idee» nella maggioranza sulle ipotesi di finanziamento alternativo.
L’ipotesi, comunque, sarebbe quella di riavvicinarsi almeno per il primo anno a valori più bassi, tenendo conto che l’idea originaria elaborata prima dell’estate e respinta al mittente dalla Lega, parlava di 20 centesimi al chilo.
Per approfondire:
● Manovra, Gualtieri: plastic tax si può rimodulare, taglio cuneo è un pilastro
● Manovra, da stretta fisco e micro tasse oltre 2 miliardi nel 2020
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