FMI: crescita Italia +0,7% nel 2023, ma riforme per rilanciare
Per il Regional Economic Outlook del Fondo, l’Italia deve «lavorare duro per spendere le risorse del Pnrr». Stime sul Pil confermate
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Il Fondo monetario internazionale conferma la stima di un +0,7% per il Pil dell’Italia nel 2023 e consiglia al governo di «essere più ambizioso e pensare a riforme favorevoli alla crescita» nella manovra. Lo riporta il Regional Economic Outlook del’Europa del Fmi, secondo il quale la crescita complessiva del Vecchio continente rallenterà all’1,3% dal 2,7% del 2022 e migliorerà all’1,5% nel 2024.
Stime di crescita confermate
La conferma delle stime di crescita dell’Italia per il 2023 e 2024 arriva nel quadro della generale frenata dell’economia europea. L’inflazione (video) nel nostro Paese è attesa al 6% per il 2023, per poi registrare un netto calo al 2,6% nel 2024. E soprattutto le raccomandazioni: «Abbiamo consigliato al governo italiano di anticipare l’aggiustamento e di essere più ambizioso, nonché di pensare anche a riforme di bilancio strutturali e favorevoli alla crescita, che non sono previste nella bozza di bilancio 2024», dichiara il direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, Alfred Kammer. Per l’Italia «sarà importante avviare un percorso favorevole alla crescita e aumentare la produttività, questa è la questione chiave. Pertanto sosteniamo un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita», ha aggiunto.
Il capitolo Pnrr
Quindi c’è il capitolo Pnrr. «L’Italia», ha continuato Krammer, «deve lavorare duro per spendere bene i fondi del Next Generation Eu». Il nostro Paese «si è trovato ad affrontare i problemi che molti Paesi stanno riscontrando in termini di limiti di capacità nell’attuazione del Next Generation Eu», ha spiegato l’economista, evidenziando che queste difficoltà «dovrebbero essere risolte perché il Next Generation Eu sarà importante e darà impulso alla crescita nel breve e nel medio termine».
Verso fine inasprimento tassi
Per quanto riguarda l’Europa più in generale, «dopo aver affrontato con successo le sfide della pandemia e lo shock dei prezzi dell’energia innescato dalla guerra della Russia in Ucraina, si trova ad affrontare il difficile compito di ripristinare la stabilità dei prezzi garantendo al tempo stesso una crescita forte sul lungo termine», sottolinea il Fondo, rimarcando tuttavia come l’inflazione sia «in graduale calo». Sul versante dei tassi «la politica monetaria si sta avvicinando alla fine del ciclo di inasprimento. Si prevede un moderato consolidamento fiscale nel 2023, in ripresa nel 2024. La storia suggerisce che sono necessari diversi anni affinché l’inflazione ritorni a livelli normali dopo un episodio inflazionistico», scrive il Fondo, sottolineando che «mantenere un orientamento di politica monetaria restrittiva è fondamentale per garantire il ritorno dell’inflazione al target entro un arco di tempo ragionevole” e “molte banche centrali dovranno mantenere tassi di riferimento elevati per un certo periodo».
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