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Manovra inemendabile? Dall’opposizione alla maggioranza le strategie per ottenere modifiche

Forza Italia e Fdi non escludono correzioni migliorative al testo del governo. Il nodo dei numeri in commissione Bilancio del Senato. La protesta di M5S e Pd

di Mariolina Sesto

(ANSA)

3' di lettura

Il Movimento Cinque stelle alza i toni e ricorda la dittatura. “Siamo davanti ad una manovra blindata”, ha detto il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, che “manda in soffitta il Parlamento evocando un provvedimento del ventennio, che disponeva il consenso del governo per porre in votazione gli emendamenti di spesa. Viene da chiedersi se arriveremo all’adozione di un altro provvedimento del periodo fascista per il quale ogni argomento da trattare in Parlamento debba avere il previo consenso del capo del governo”. Alla critica feroce sui contenuti della manovra, l’opposizione somma quindi quella ancor più dura sull’annuncio (auspicio) del vicepremier Matteo Salvini: il centrodestra non presenterà emendamenti. Parole accolte dalle minoranze come una minaccia implicita: nessuna delle vostre richieste di modifica passerà.

Da Forza Italia a Fdi si comincia a parlare di qualche emendamento migliorativo

Ma il malumore non serpeggia solo nelle file dell’opposizione. La maggioranza appare ancora allineata sul fronte dell’inemendabilità, tutti ribadisono la necessità di fare in fretta per rassicurare i mercati, ma qualcuno - soprattutto in Forza Italia - apre alla possibilità di pochi e mirati emendamenti migliorativi che non alterino i saldi. “Bisogna evitare la solita quantità di emendamenti bandierina che non hanno nè capo nè coda e non passeranno mai. Bisogna essere seri, ma sul vietare del tutto gli emendamenti sarei in disaccordo, da liberale. Si possono fare emendamenti migliorativi senza cambiare la situazione dei saldi o delle poste fondamentali. Quando leggeremo il testo ci ragioneremo”, confessa a LaPresse il vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia e portavoce del partito, Raffaelle Nevi, spiegando: “È chiaro che se la maggioranza presenta mille emendamenti diventa una cosa ridicola, ma se ci sono proposte per migliorare il testo non ci vedo nulla di male. Dobbiamo essere seri e responsabili”, per fare in modo che la manovra in aula “si chiuda in fretta”. Anche il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato di Fratelli d’Italia, ammette che “il Parlamento discuterà, analizzerà e se ci sarà bisogno di qualche ’aggiustamento’ tecnico nessuno si scandalizzerà: il tema di ’nessun emendamento’ è riferito alla volontà di lasciare da parte possibili personalismi e/o localismi di difficile accettazione”. Insomma, l’ordine di scuderia non è proprio tassativo, è più un richiamo a rispettare l’impostazione generale della legge di Bilancio e a fare in fretta, come il governo ribadisce per voce del vicepremier Antonio Tajani: “È una decisione presa per accelerare i tempi della manovra, dobbiamo rassicurare i mercati”, dice, e sulla stessa linea è il capogruppo di FdI a Montecitorio Tommaso Foti.

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Il possibile contentino di una legge mancia post finanziaria

Intanto si comincia a parlare dell’ipotesi di un provvedimento omnibus dopo la Finanziaria per compensare le richieste bloccate dallo stop agli emendamenti. Si tratterebbe di una scialuppa da 400 milioni di euro da far salpare nei primi mesi del 2024, dopo l’approvazione della manovra. Una norma dentro la quale infilare tutte le proposte che, con il blocco degli emendamenti alla legge di bilancio “blidata” da Meloni, finirebbero per saltare.

Il dilemma numeri in commissione Bilancio al Senato

Sull’approvazione della Finanziaria grava poi il nodo dei numeri in commissione Bilancio del Senato. Il centrodestra ha 12 membri mentre l’opposizione ne ha dieci. Tra le file della maggioranza c’è poi il senatore di Forza Italia e presidente della Lazio Claudio Lotito, conosciuto come il re degli emendamenti. Ed è proprio con il fattore Lotito che la maggioranza dovrà fare i conti.


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