Manovra, plastic e sugar tax, auto e quota 100: ritocchi da 1 miliardo
Rischia di diventare salato il conto del restyling al Senato della manovra da 119 articoli, bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, sul quale è già cominciata da giorni una complicata e dura partita all’interno della maggioranza
di Marco Rogari
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Un miliardo o poco meno. Anche se nella maggioranza c’è chi, come Italia Viva, punta a far salire l’asticella a quota 2 miliardi, magari posticipando a settembre l’avvio del taglio al cuneo fiscale.
Rischia di diventare salato il conto del restyling al Senato della manovra da 119 articoli, bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, sul quale è già cominciata da giorni una complicata e dura partita all’interno della maggioranza. Con Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia che guardano con una certa preoccupazione alle ricadute di possibili bracci di ferro sulle singole misure del disegno di legge di bilancio.
A cominciare dal tentativo di alleggerire, o cancellare, plastic e sugar tax e la stretta alla tassazione del fringe benefit legato alle auto aziendali . Ma la tensione è destinata a salire anche sui possibili ritocchi a quota 100,al pacchetto famiglia, al capitolo enti locali, al nodo tax expenditures oltre che al cuneo.
Una caccia grossa, quella alle modifiche, cominciata molto prima dell’invio del testo a Palazzo Madama dove da domani comincerà una sorta di corsa contro il tempo. Il testo arriva al Senato con ben 15 giorni di ritardo rispetto alla deadline tradizionale (20 ottobre), per la verità mai rispettata negli ultimi anni.
Restano pertanto a disposizione meno di due mesi, festività natalizie comprese, per l’approvazione definitiva del testo, che dovrà avvenire più o meno in parallelo con quella del decreto fiscale, già all’esame della Camera, per il quale i tempi sono ancora più stringenti visto il vincolo dei 60 giorni per la conversione in legge.
Di qui la necessità di accelerare il più possibile. La commissione Bilancio del Senato, cui sarà assegnato il Ddl, potrebbe esprimere mercoledì 6 il proprio parere alla presidenza di palazzo Madama di effettuare le sue comunicazioni all’Aula sui contenuti propri del provvedimento.
A quel punto potrà subito scattare la tradizionale tornata delle audizioni, con quella del ministro Roberto Gualtieri fissata probabilmente giovedì 7 novembre. Il responsabile dell’Economia sarà prima ascoltato (martedì 5) dalla Camera sul decreto fiscale.
Dalla settimana successiva il dibattito in commissione entrerà nel vivo e comincerà la battaglia sugli emendamenti. Italia Viva ha già annunciato che punta a ridurre, se non eliminare del tutto, l’impatto di plastic, sugar tax e della tassazione sul fringe benefit legato alle auto aziendali.
Secondo la formazione guidata da Matteo Renzi , i due miliardi necessari per questa operazione si possono recuperare facendo slittare a settembre il taglio del cuneo (che al momento vale 3 miliardi per il 2020).
Ma sul tavolo resta anche un’altra opzione: la cancellazione di Quota 100 per la quale Italia Viva presenterà un emendamento. E sulla necessità di modificare la norma sulle auto aziendali, è intervenuta ieri anche il vice ministro M5S all’Economia Laura Castelli: «In Parlamento siamo pronti a migliorare un testo che ha visto la condivisione della maggioranza di Governo».
Un pressing a tutto campo, quello di Renzi che non dà per scontato che il Governo Conte possa avere una lunga vita anche se ribadisce che la legislatura durerà fino al 2023. Governo che il M5S, dopo aver rivendicato il merito delle utile correzioni apportare al testo come lo stop alle indennità per il personale della Presidenza del consiglio, cerca di difendere.
«L’accordo sulla legge di bilancio è stato raggiunto da tutte le forze politiche di maggioranza» scrivono i Cinque stelle su Facebook, e proseguono: «Il governo è forte se lavora unito e compatto». A cercare di porre fine alle polemiche è soprattutto il Pd.
«La legge di bilancio blocca la stangata Iva, cancella il superticket, taglia le tasse ai lavoratori, aiuta le imprese che investono», afferma il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani. Che su Twitter aggiunge: «Tutte le scelte, comprese le più contestate, sono state condivise da tutta la maggioranza. Stop polemiche».
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