Manovra, allo studio tassa sugli imballaggi da: 0,2 euro ogni kg di plastica
Si applicherebbe dunque agli imballaggi di plastica, alle bottiglie, ai contenitori e alle confezioni per prodotti alimentari, tanto per fare alcuni esempi
di Marco Mobili
2' di lettura
Tra le tasse green, quelle da introdurre per difendere l'ambiente, ce ne è una che ancora resiste: è quella sulla plastica o meglio la cosiddetta «tassa sugli imballaggi». Scartata quella sulle merendine , sciolta nell'acqua la sugar tax e lasciata negli hangar quella sui voli aerei, già ribattezzata «Aviation tax» , il balzello sulla plastica potrebbe sopravvivere ai no pronunciati con forza dalla politica e dal Governo giallorosso nato soprattutto sotto lo slogan del «no tax».
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Non solo imballaggi: anche bottiglie e contenitori
Ma come si sa la plastica è dura a morire e allora l’ipotesi su cui i tecnici del ministero dell’Economia e dell’amministrazione finanziaria hanno lavorato fino ad oggi su un prelievo di 0,2 euro per chilogrammo. Una sorta di imposta di consumo, simile a un’accisa, sulla produzione o sull’importazione. Si applicherebbe dunque agli imballaggi di plastica, alle bottiglie, ai contenitori e alle confezioni per prodotti alimentari, tanto per fare alcuni esempi.
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Il confronto all’interno della maggioranza e del Governo è ancora aperto, il cammino che porta alla stesura finale della manovra e del decreto fiscale collegato è appena iniziato. C’è chi crede che il nuovo prelievo possa concretamente ridurre la produzione di plastica, spingendo produttori a monte e utenti finali a non utilizzarla.
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Il ruolo dei consumatori
Dall’altra parte però il partito del «no tax» sottolinea come il rischio concreto sia quello di una traslazione della nuova imposta sui consumatori finali con il rischio dietro l’angolo di vedere aumentare il conto alla cassa. Si tratta in fondo di capire quanto i consumatori preferiranno (in prospettiva) scegliere imballaggi diversi per non pagare questa tassa “indiretta”.
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Il “caso” delle buste biodegradabili
Un po’ come accaduto pochi anni fa con la cosiddetta “tassa sulla spesa” quando produttori, consumatori e Governo si confrontarono animatamente sulle buste biodegradabili per pesare la frutta e la verdura. Un balzello che ormai è consolidato sia nei borsellini di tutti sia nelle casse dello Stato.
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