Manovra, spunta la rottamazione-bis delle cartelle. Fattura elettronica anche tra privati
di M. Mobili e M. Rogari
3' di lettura
Il cantiere della manovra 2018 non è ancora in una fase avanzata. L’attesa per il sì definitivo di Bruxelles alla correzione dei conti soft chiesta dal ministro Pier Carlo Padoan (0,3 punti di Pil invece degli 0,8 previsti), che libererebbe uno “spazio” di 8-9 miliardi, e per l’aggiornamento del Def con cui saranno riviste al rialzo le stime di aprile del Pil, condiziona il lavoro dei tecnici di via XX settembre e di palazzo Chigi. Che comunque stanno già mettendo a punto un menù abbastanza esteso di possibili interventi dal quale pescare all’inizio di ottobre le misure definitive da inserire nella prossima legge di Bilancio.
Lo scoglio più arduo resta quello delle risorse da recuperare. Al momento sarebbero necessari dai 13 ai 15 miliardi (con la nuova “flessibilità” la manovra “lorda” oscillerebbe tra i 22 e i 24 miliardi) per coprire il taglio del cuneo, dare una spinta agli investimenti, rafforzare il fondo per il contrasto alla povertà e assicurare i fondi necessari ai mini-correttivi sulle pensioni e alle cosiddette spese indifferibili. Una fetta non trascurabile di risorse, non meno di 4-5 miliardi (con la possibilità di arrivare anche a quota 6 miliardi), dovrebbe arrivare dal pacchetto fiscale. E tra le ipotesi allo studio c’è quella di una rottamazione bis delle cartelle ex Equitalia da collegare, almeno come tempistica, con l’estensione della fatturazione elettronica tra privati.
Seconda chanche a 400mila contribuenti
Il pacchetto fiscale, come lo scorso anno, potrebbe vedere la luce con un decreto ad hoc parallelo e di fatto collegato alla legge di bilancio e sarebbe completato da alcune semplificazioni e mini-interventi mirati. La riapertura della rottamazione non è ancora sicura. Molto dipenderà dalle scelte fiscali che farà il Governo a fine mese. Ma secondo diversi tecnici se il reperimento delle risorse necessarie per la manovra dovesse continuare a rivelarsi ostico, la definizione agevolata bis sarebbe quasi obbligata. Partendo dalla possibilità di concedere una seconda chance a circa 400mila contribuenti tagliati fuori dalla prima edizione della rottamazione per errori formali o rate non pagate prevista dall’ultima manovra. Che ha portato fin qui nelle casse dello Stato 1,8 miliardi, come emerge dal fabbisogno del settore statale di agosto. Secondo il Mef, l’incasso costituisce una prima stima destinata ad essere rivista al rialzo. Con la rottamazione, che dovrebbe chiudere i battenti nel 2018, il Governo conta di recuperare 7,2 miliardi. Eventuali (non improbabili) extragettiti potrebbero essere utilizzati nell’ottica della prossima manovra.
Fattura elettronica obbligatoria anche tra privati
Uno dei punti fermi del pacchetto fiscale resta, allo stato attuale, l’estensione della fatturazione elettronica su cui da tempo il Mef ha avviato il confronto con Bruxelles per ottenere la deroga al divieto di obbligatorietà dell’e-fattura. L’idea è rendere obbligatoria la fatturazione elettronica, oggi in vigore per i fornitori della Pa, anche ai rapporti commerciali fra privati. Una misura che secondo le prime stime dovrebbe garantire 1,5-2 miliardi per poi salire progressivamente negli anni successivi.
Marcia indietro sulle «tax expenditures»
Con il trascorrere delle ore diventa invece sempre meno probabile una prima opera di potatura delle tax expenditures: al ministero dell’Economia viene considerata un’opzione sul tavolo ma a Palazzo Chigi e, soprattutto, nel Pd non è vista di buon occhio visto l’approssimarsi delle elezioni politiche. Complessa poi resta la composizione del piano di tagli. I tecnici stanno lavorando per ricalibrare leggermente all’interno dei dicasteri la stretta da 1 miliardo sui ministeri. La fase 3 della spending review dovrebbe garantire un altro miliardo o poco meno anche agendo sugli acquisti centralizzati della Pa. Altri spazi contabili, non trascurabili potrebbero aprirsi se oltre alla revisione al rialzo delle stime del Pil (che da sola non garantisce risorse per la manovra) venisse rivisto il tasso d’inflazione. Resterebbero da trovare almeno 3-4 miliardi. E proprio questa sembra essere l’operazione più difficile a meno che non si decida di agire ulteriormente sui margini di deficit restando comunque sotto la quota del 2,1% fin qui stimata per quest’anno.
La rotta della prossima manovra sarà comunque orientata a sostenere la crescita. Per le misure di tipo espansivo ci dovrebbe essere una dote da 7-9 miliardi. Dovrebbero essere destinati non meno di due miliardi al taglio del cuneo per i giovani e tra gli 1,5 e i 2 miliardi al versante investimenti-attività produttive (bonus fiscale per le spese di formazione legate alla digitalizzazione dei sistemi produttivi e proroga dell’iperammortamento al 250% e del super-ammortamento). Dagli 1,2 agli 1,6 miliardi saranno assorbiti dal rinnovo dei contratti pubblici. Un altro miliardo (se non 2) sarà poi necessario per le cosiddette spese indifferibili e circa 2 miliardi serviranno per rafforzare il fondo per la lotta alla povertà e per gli interventi sulle pensioni (bonus contributivo per l’accesso delle donne all’Ape social e incentivi alla Rita).
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