Manovra: stop all’aumento delle sigarette, per i medicinali oncologi risorse dal fondo sanitario nazionale
di M.Mobili e M.Rogari
4' di lettura
Dopo il via libera all’emendamento del Governo sulle pensioni, la maggioranza e il Governo hanno deciso di bloccare sul nascere tutti i correttivi alla manovra di Bilancio che introducono aumenti di imposte (le elezioni ormai a un passo lo consigliano). In questo modo è stato respinto in commissione Bilancio al Senato l’emendamento Pd che puntava a introdurre un aumento delle tasse sulle sigarette per finanziare i 600 milioni da destinare ai farmaci oncologici e alle cure palliative. Stop dunque direttamente al via all’aumento di un centesimo a sigaretta che nei fatti avrebbe prodotto il rincaro di un euro a pacchetto, e disco verde invece alla reperibilità direttamente dal Fondo sanitario nazionale delle risorse per le cure oncologiche.
Se necessario, sarà la Camera in seconda lettura del Ddl di Bilancio a individuare una possibile alternativa di entrata per recuperare in tutto o in parte le risorse necessarie, soprattutto per non pesare eccessivamente sul Fondo della sanità. I lavori proseguiranno in Commissione con l’obiettivo di consegnare all’Aula di Palazzo Madama il testo della legge di bilancio rivisto e corretto a metà settimana. I tempi di durata dei lavori restano comunque legati alle tensioni tutte interne alla maggioranza e alle “aperture” che il Governo è costretto a fare ai “verdiniani” per garantire i voti in Commissione.
Tra i temi ancora da chiudere si spazia dal bonus bebè rifinanziato al taglio dei tempi dei processi civili. C’è poi il nodo super-ticket. E sullo sfondo il “milleproroghe” di fine legislatura, quest’anno in formato emendamento alla legge di Bilancio che ha già raccolto oltre 130 subemendamenti al netto di tutti quelli sollecitati dalle varie amministrazioni e al momento rimasti fuori dal correttivo depositato nei giorni scorsi dal Governo.
Bonus bebè
Atteso il via libera sul rifinanziamento del bonus bebè. Nel corso delle riunioni di maggioranza e Governo sarebbe stato trovato l’accordo sul rifinanziamento del bonus alle neomamme in manovra anche se la partita potrebbe non chiudersi del tutto al Senato. Per il 2018 saranno stanziati 185 milioni di euro, come previsto, mentre per il 2019 e 2020 la dote sarà di 200 milioni l’anno, circa la metà di quanto indicato inizialmente. «Abbiamo chiuso» l’accordo, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, che ha ringraziato Alternativa popolare «per l’intelligente collaborazione». I centristi puntano però a ottenere ulteriori risorse alla Camera. «Abbiamo bisogno di chiudere la prima lettura - ha spiegato Laura Bianconi, presidente dei senatori di Ap - per il primo passaggio al Senato i finanziamenti sono questi, per quelli mancanti c’è il desiderio di trovarli alla Camera».
Farmacie private
Per restare al capitolo sanità della legge di Bilancio, tra gli emendamenti in arrivo merita di essere evidenziato quello proposto dall’opposizione, primo firmatario Mandelli (Fi), che obbliga le società di capitali e le società cooperative a responsabilità limitata, titolari di farmacia privata con capitale maggioratirario di soci non farmacisti, al versamento all’Ente nazionale per la Previdenza e assistenza dei farmacisti (Enpaf) del 2% del fatturato annuo. Resta escluso dal prelievo il fatturato derivante da prestazioni al Servizio sanitario nazionale. Il contributo all’ente di previdenza andrà versato entro il 30 settembre dell’anno successivo alla chiusura dell’esercizio.
Ricerca e università
Sul fronte ricerca e università arrivano: un correttivo che sblocca le risorse degli anni 2016-2017 accantonate per il finanziamento premiale degli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione e dell’università; l’emendamento che favorisce progetti per la formazione universitaria e post universitaria previsti e organizzati in attuazione degli accordi di cooperazione tra università italiane e quelle di Stati aderenti all’Organizzazione di cooperazione islamica, con i quali l’Italia ha stipulato accordi di cooperazione culturale scientifica e tecnologica. È atteso poi il via libera alla proposta di modifica sugli incentivi alle fonti rinnovabili.
Fonti rinnovabili
Riaprono i termini per gli incentivi alle rinnovabili. In particolare viene previsto che potranno continuare a beneficiare di incentivi sull’energia prodotta con fonti rinnovabili gli esercenti di impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili che cesseranno al 1° gennaio 2018 (il termine indicato era il 1° gennaio 2016). Il diritto di fruire, fino al 31 dicembre 2021, di un incentivo sull’energia prodotta, potrà essere esercitato entro il nuovo termine del 31 dicembre 2018 (la scadenza prima era al 31 dicembre 2017) comunicando al Mise le autorizzazioni di legge possedute per l’esercizio dell’impianto, la perizia asseverata di un tecnico attestante il buono stato di uso e di produttività dell’impianto e il piano di approvvigionamento delle materie prime. A beneficiare della riapertura dei termini sarà anche il termovalorizzatore di Acerra.
Processo civile
Un altro dei passaggi cruciali della manovra è quello sul processo civile. Dal voto in Commissione e dalla posizione dell’Esecutivo si potrà capire se governo e maggioranza fanno sul serio, o al contrario si limitano agli annunci e a far proprie le alzate di scudi dell’Anm e delle camere civili, sulla possibilità di tagliare drasticamente i tempi dei processi civili e dunque i costi e gli oneri burocratici e giuridici sostenuti da cittadini e imprese. Con un emendamento di Area popolare spinto dal Governo (si veda Il Sole 24 Ore di domenica 26 novembre) si punta a incidere immediatamente sulla durata dei procedimenti civili, visto che dalle rilevazioni statistiche emerge che nel 2014 la durata media dei procedimenti civili introdotti con rito sommario di cognizione è di 385 giorni contro una durata media del procedimenti introdotti davanti al tribunale con rito ordinario di cognizione pari a 840 giorni. Il che consentirebbe all’Italia di scalare ben 69 posizioni sul ranking internazionale e in particolare nella classifica Doing Business sui termini di durata dei giudizi, passando dalla 111esima posizione alla 42esima. In sostanza si ripesca il cuore della riforma del processo civile rimasta bloccata al Senato e con l’introduzione del rito sommario di cognizione davanti al giudice monocratico si vuole introdurre una radicale semplificazione del rito di primo grado, nel rispetto del principio del contraddittorio, accantonando l’obbligatorietà di scadenze temporali prefissate per lo svolgimento delle attività processuali.
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