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Mantova, la ceramica riparte ecofriendly e 4.0

Keritaly (Gruppo La Fenice) ha rilevato l'impianto ex Biztiles delle Ceramiche Ricchetti in abbandono da un decennio: investiti 40 milioni

di Ilaria Vesentini

Gli interni dell'impianto ceramico di Gonzaga di Bondeno

4' di lettura

È uno sconfinamento in terra lombarda, quello che l'azienda ceramica Keritaly ha ufficializzato in settembre inaugurando il mega-stabilimento 4.0 ed ecofriendly di Gonzaga di Bondeno, nel Basso Mantovano, che ha l'effetto di una scossa lungo la dorsale emiliana, dove il distretto di Sassuolo è costretto da decenni, a causa dell'immobilismo politico, a un isolamento infrastrutturale ingiustificabile per un ecosistema che non solo è il più importante polo produttivo di piastrelle del Paese, ma il primo esportatore al mondo di ceramiche di qualità.

«Ci siamo allontanati di poche centinaia di metri dal confine emiliano, e a una cinquantina di chilometri da Sassuolo, ma ci siamo garantiti un presidio sull'Autobrennero all'uscita di Reggiolo-Rolo, strategico non solo per raggiungere velocemente tutta l'Europa ma anche dal punto di vista del marketing, perché la fabbrica è bene in vista lungo l'A22» spiega Zoello Cavazzuti, presidente di Keritaly, 85 milioni di euro di fatturato 2018, per oltre il 70% legato all'export, in 104 Paesi.

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Una veduta dell'esterno dello stabilimento di Gonzaga di Bondeno

Keritaly, azienda del gruppo La Fenice di Casalgrande (Reggio Emilia), ha rilevato a Bondeno l'enorme sito ex Biztiles delle Ceramiche Ricchetti, 126mila metri quadrati di area e 40mila di capannoni in stato di abbandono da un decennio, dopo aver ospitato presse e forni della prima società ceramica in Italia dedicata esclusivamente alla grande distribuzione internazionale, con clienti del bricolage come Leroy Merlin, Castorama, Brico. È il segmento in cui oggi è leader europeo Keritaly, che fin dai primi anni Duemila ha fatto sua la strategia di puntare sulla Gdo con prodotti classici (piastrelle dal formato 45x45 fino a 60 x 120 e non le grandi lastre) di qualità italiana, a prezzo competitivo abbinate a un servizio ad altissima efficienza e consegne just in time entro 48 ore in tutto il Vecchio continente. Strategia che sta garantendo tassi di crescita annui tra il 5 e il 10% a dispetto di un made in Italy ceramico che soffre, tra domanda interna ferma su valori che sono la metà di quelli del 2008, mercati globali in rallentamento e una sovrapproduzione di grandi lastre rispetto alle richieste delle piazze mondiali.

Nel sito mantovano, dopo aver bonificato e smaltito 40mila mq di eternit, Keritaly ha concentrato produzione e logistica, spostando in blocco tutta la fabbrica che aveva precedentemente in affitto a Fiorano Modenese (restano a Casalgrande sede legale e uffici): un investimento in terra lombarda, tra ristrutturazione e tecnologie, di 40 milioni di euro, il 60% in macchinari digitali, automazione e robot ad altissima efficienza e a zero impatto ambientale, che permetteranno all'azienda di passare da quattro a dieci formati di piastrelle e da 4,5 a 8 milioni di mq di capacità produttiva annua, quasi un raddoppio.

«Altri 10 milioni di investimento si potrebbero aggiungere nel giro di due anni, perché vorremmo realizzare anche l'atomizzatore per chiudere il ciclo di lavorazione ceramica e questo porterebbe con sé altre dieci assunzioni rispetto alle 60 persone già al lavoro su tre turni (sei giorni su sette) nello stabilimento di Bondeno. Ma abbiamo dovuto rinviare la spesa perché finora abbiamo autofinanziato tutto lo sviluppo, con l'unico aiuto prospettico dell'iperammortamento grazie al piano Industria 4.0. Un aiuto delle istituzioni mantovane e lombarde sicuramente ci permetterebbe di accelerare i tempi» afferma Cavazzuti, una carriera nella ceramica partita nei magazzini dell'ex Cisa Cerdisa per poi passare a ruoli amministrativi e finanziari fino a diventare ad proprio della ex Biztiles di Bondeno, prima di entrare nel gruppo La Fenice.

Keritaly non è la sola fabbrica ceramica nel piccolo polo industriale mantovano: dall'altro lato dell'A22 opera da 40 anni Polis manifatture ceramiche e lì a fianco la piccola fabbrica di Ceramiche Brennero. «La visibilità e il collegamento diretto verso le regioni francofone dell'hub lombardo saranno amplificati dalla Bretella Campogalliano-Sassuolo» ricorda il presidente. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha annunciato l'ok del Governo al progetto esecutivo della Bretella in occasione dell'ultimo Cersaie 2019, un asse autostradale di 15 km tra A1 e A22 e altri 11 km di viabilità ordinaria per sbloccare le file di oltre 4mila camion che ogni giorno intasano e inquinano il distretto sulla via Emilia, ma anche di connettere gli scali ferroviari di Marzaglia e Dinazzano raddoppiando il ricorso al ferro e all'intermodalità, soprattutto negli spostamenti da e verso il porto di Ravenna. L'opera dovrebbe essere pronta per il 2022 e la speranza degli emiliani è che partano nel frattempo anche i cantieri dell'agognata autostrada regionale Cispadana, di cui si favoleggia da quasi mezzo secolo.

«Il nostro obiettivo per il 2020 è arrivare a cento milioni di fatturato consolidato, avendo alle spalle un gruppo che oggi comprende quattro società, di cui una manifatturiera e tre trade company, una sede estera in Spagna a Castellon e presto un nuovo presidio negli Stati Uniti» sottolinea Enrico Guidetti, classe 1960, presidente e primo azionista (con il 75%) del gruppo La Fenice che controlla Keritaly, rimasto orfano del padre imprenditore ceramico appena 15enne e pioniere dell'internazionalizzazione.

«Appena diplomato, con una vecchia Fiat Argenta strapiena di campioni iniziai a girare nei paesi più sperduti della Francia» ricorda. E in Francia - tuttora il primo mercato estero - conosce le prime catene fai-da-te e capisce l'opportunità di vendere grossi volumi a un unico cliente. Tanto da fondare nel 1998 con alcuni amici La Fenice con l'obiettivo di fare solo trade. Fino al 2013, anno in cui la storica ceramica di Sassuolo Sichenia chiude e Guidetti decide di affittarla attraverso la newco Keritaly tornando alle origini del mestiere paterno: produrre piastrelle puntando su un segmento di clientela che vuole spendere il giusto senza rinunciare alla qualità e difendendo l'italianità delle maestranze, della produzione, del know-how.

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