Marche: Sos imprese, dai cantieri al turismo serve cambio di passo
L'allarme delle aziende piegate da crisi e sisma. Schiavoni (Confindustria Marche): priorità infrastrutture, banda larga e manifattura. Cna: più sostegno al credito e meno burocrazia.
di Michele Romano
3' di lettura
C’è uno spesso filo rosso che ha attraversato la campagna elettorale, che ha riguardato cittadini e imprenditori di ogni dimensione e settore e che si ripete a maggior ragione dopo lo storico scossone che ha portato il centrodestra alla guida della Regione dopo 50 anni di centrosinistra: le Marche sembrano una regione trasparente per il governo centrale, mentre paradossalmente funziona il rapporto con l’Europa, visto che nell’ultima programmazione del Por Fesr 2014-2020 sono state attivate risorse per 566 milioni, il 97% della dotazione complessiva, con 467,4 milioni impegnati.
Quattro crisi in poco più di 12 anni (la grande recessione del 2008, il crack di Banca Marche del 2015, il terremoto del 2016 e 2019 e la pandemia ancora in corso) hanno fatto scivolare il tessuto economico regionale verso il Meridione. Lo confermano alcuni indicatori come Pil, nel 2018 inferiore del 7% rispetto al 2007 e del 4,3% rispetto a quello dell'Italia, e disoccupazione, quasi raddoppiata tra il 2008 (4,4%) e 2019 (8,6%, meglio della media italiana del 10%).
Sono diversi i dossier nelle mani del neo presidente Francesco Acquaroli e tra questi, l’annosa questione delle infrastrutture: «Abbiamo cantieri stradali ancora aperti e collegamenti ferroviari sempre più insufficienti e inefficienti», spiega Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche. Una delle immagini simbolo di questo isolamento cronico è la galleria della Guinza, nell’alto Pesarese, un traforo stradale a canna unica; più giusto definirlo un buco di 5.960 metri tra Marche e Umbria, con intorno il deserto. Se ne parla ormai dagli anni '90 e nello stesso periodo iniziava il dibattito, irrisolto, sull’uscita dal porto di Ancona. E non ci sono solo questioni stradali, perché è aperto anche il tema del rilancio dell'aeroporto regionale, imprescindibile sia per le attività produttive che per il turismo. «Sogno una regione collegata con il resto del Paese e con il mondo, con un aeroporto che funzioni e con la banda ultralarga che copra tutto il territorio – sintetizza il presidente degli industriali -. Una regione in cui le aziende riescano a trovare le competenze necessarie per crescere, internazionalizzarsi e digitalizzarsi, dove fare impresa diventi attraente anche per chi viene da fuori. E vorrei che il sisma, dopo quattro anni, fosse solo un brutto ricordo».
Ecco perché lo sguardo è rivolto alla nuova governance della Regione, chiamata a battere i pugni con il governo centrale e soprattutto a usare una nuova strategia con il territorio e le associazioni datoriali, perché – dice Schiavoni – «è doveroso, per il rispetto dei ruoli reciproci, che il nostro parere venga almeno ascoltato prima di prendere decisioni che impattano pesantemente sulle nostre aziende». Il manifatturiero resta il cuore pulsante dell’economia regionale: dà lavoro a un terzo degli occupati, rappresenta un quarto del valore aggiunto complessivo, pesa per il 90% sull’export e sostiene per l'80% della spesa in R&S. I temi chiave sollevati dal presidente degli industriali si completano ascoltando, così come ha fatto Acquaroli nella campagna elettorale, le altre associazioni economiche. Dalla Cna, ad esempio, arriva la richiesta di sostegno al credito per le imprese, appalti e infrastrutture, che secondo il presidente regionale, dovrebbe passare attraverso «Uni.Co, il Confidi delle Marche, come intermediario creditizio di riferimento»; Gino Sabatini auspica anche «il rilancio degli appalti pubblici e dell'edilizia». Sostegno che Giacomo Bramucci di Confcommercio, chiede per turismo e commercio, attraverso «un robusto incremento delle risorse disponibili», mentre Giuseppe Mazzarella, presidente di Confartigianato Marche, auspica per l'area del cratere «il rafforzamento della Zona Franca Urbana e l'introduzione della Zona Economica Speciale, progetti presentati al Mise e al commissario Legnini». «Urge snellire la troppa burocrazia della quale le aziende sono vittime - conclude Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - e che gira abbondante anche attorno ai bandi del Psr, portando le Marche tra le ultime in Italia per avanzamento di spesa sulla dotazione complessiva». Insomma, le richieste sono le stesse da anni: Acquaroli è atteso al cambio di passo se, come dice, vuole governare le Marche per i prossimi 10 anni.
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