IDEE PER ABITARE IL FUTURO

Marcio Kogan: “La casa è diventata il nostro tutto. Dobbiamo essere al servizio del momento”

Viaggio a San Paolo del Brasile, per esplorare le idee innovative dello studio di architettura e design mk27 che ha vinto oltre 250 premi nazionali e internazionali.

di Alexis Paparo

6' di lettura

Una delle conseguenze più inevitabili e universali della pandemia è stato il capovolgimento dell'idea di casa come luogo di approdo serale post lavoro o del weekend. Distribuzione degli spazi e della luce, materiali, domotica, connessione con la natura, aree outdoor, corrispondenza con la propria personalità. Tutto è entrato in discussione alla luce di un concetto di spazio privato che è virato repentinamente verso il concetto di “casa-isola”, un luogo che sia rifugio e, allo stesso tempo, contenitore e accentratore di servizi prima demandati altrove.

La trasformazione in atto non sembra una da cui si tornerà indietro. La società di trend forecasting WGSN, che già nel 2015 aveva identificato l'evoluzione dello spazio domestico verso l'hub di servizi e il “santuario” - un luogo di relax e di decompressione dallo spazio esterno - rinforza questa posizione nel suo report “The future of Home 2030”. Le tendenze identificate per il prossimo decennio vanno tutte nella direzione della casa-isola: sicurezza e salute indoor, con l'aumento di materiali antibatterici come vetro, rame, sughero, purificatori d'aria e filtri per l'acqua. Poi modularità, con ambienti flessibili, sistemi di partizione dello spazio adattabili alle esigenze del momento e oggetti multifunzione. Infine, ambienti esperienziali, dove gaming e digital decor entreranno in pianta stabile, per esempio attraverso decorazioni immersive e illuminazione interattiva.

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Idee per abitare il futuro: intervista a Marcio Kogan e al suo team dello studio mk27

Proprio per andare al cuore delle trasformazioni e dei ripensamenti che stanno interessando gli spazi privati e pubblici, How to Spend it lancia una serie di videointerviste ai designer e ai progettisti più visionari del momento che si inaugura con lo studio mk27 . Protagonisti Marcio Kogan, fondatore dello studio, membro onorario dell'AIA (American Institute of Architecture), professore alla Escola da Cidade di São Paulo e al Politecnico di Milano, considerato dalla rivista Época come una delle 100 persone più influenti del Brasile; Diana Radomysler, interior designer director, membro dello studio dal 1994 e co-autrice di circa 30 progetti; Mariana Ruzante, senior interior designer, parte del team dal 2012, dove coordina lo sviluppo degli arredi e il design del prodotto.

Fondato da Kogan negli anni Settanta e basato a San Paolo del Brasile, lo studio mk27 ha avviato nel 2001 un sistema di co-creazione e collaborazione in ufficio che lo ha portato a vincere oltre 250 premi nazionali e internazionali. E proprio seguendo questo modus operandi l'intervista diventa uno spazio di riflessione collaborativo e condiviso.

Quanto può essere centrale il design/l'architettura nella “ricostruzione” post-Covid? Marcio Kogan: Non vorrei parlare di me, ma del progetto del Sanatorio di Paimio, in Finlandia, progettato da Alvar Aalto nel 1933. È un edificio iconico, realizzato proprio all'inizio del movimento moderno, pensando all'architettura come a uno strumento messo a disposizione della medicina. È progettato in modo “pulito”, essenziale, con molte finestre per avere tanta luce naturale, utilizzando colori caldi, proprio come risposta all'epidemia di tubercolosi di allora. Penso che adesso ci troviamo in una situazione simile. Design e architettura hanno grande importanza perché oggi per noi le case sono diventate tutto: palestre, chiese, uffici. Per un progettista è un momento molto interessante.

Come è cambiata e come cambierà la relazione spazi pubblici/spazi privati? Mariana Ruzante: Da un lato, le persone trascorrono molto più tempo in casa, quindi la relazione è cambiata tantissimo. Come ha detto Marcio, l'ambiente domestico è diventato fondamentale: le persone hanno cominciato a prestare davvero attenzione alla qualità dello spazio in cui vivono e a dare valore ad elementi che passavano in secondo piano. Per esempio, molti stanno pensando di cambiare casa perché si sono resi conto di non avere sufficiente luce naturale. Dall'altro lato, si avverte molto forte la mancanza dello spazio esterno, di luoghi pubblici da vivere e in cui incontrare altre persone. Per questo gli spazi pubblici stanno cambiando nell'ottica della sicurezza, cercando soluzioni che favoriscano l'incontro di persone in modo sicuro. Vedo che c'è già una riflessione in atto e si sono trovate soluzioni in questo senso. Penso ai ristoranti che hanno creato spazi all'aperto, con divisori che separano e proteggono ogni tavolo dall'altro. Sarà un mondo diverso, perché le persone sono e saranno ancora molto spaventate, ma ne abbiamo comunque bisogno.

La casa è stato l'ambiente protagonista di questa crisi ed è quindi al centro dei principali ripensamenti/riposizionamenti. Quali sono gli elementi imprescindibili per rendere una casa accogliente e confortevole? Diana Radomysler: Penso che, prima della pandemia, le case siano state per molti dei dormitori, luoghi in cui mangiare e dormire. In questa crisi, il bisogno primario è stato quello di “umanizzare” lo spazio. Ci sono elementi fondamentali da prendere in considerazione, come per esempio una corretta ventilazione nelle stanze, una metratura sufficiente per ogni abitante della casa, ma anche spazi riservati alla socialità, da condividere con i membri della famiglia. A questi si aggiungono la luce naturale e il rapporto con la tecnologia e con gli oggetti connessi. Infine, diventa sempre più importante per il benessere personale, circondarsi di materiali naturali, a maggior ragione adesso che è ancora difficile godersi la natura.

Il materiale che la affascina di più e perché? Marcio Kogan: Tutti i materiali naturali mi affascinano. Per questo, per la collezione 2020 di Minotti , abbiamo pensato a come far interagire fra loro legno, pelle, marmo. Mi piace l'idea di restituire una sensazione tattile, ideare arredi che evocano calore e comfort. Uno dei miei materiali preferiti in assoluto è il legno brasiliano.

Minimalismo, decorativismo, Oriente, Occidente. Sente già emergere una forte ispirazione design per il 2021? Mariana Ruzante: Stiamo iniziando proprio adesso a lavorare sui nuovi progetti 2021, e penso che rimarrà stabile la forte connessione con la nostra idea di architettura, ovvero progettare qualcosa che sia prima di tutto confortevole, contemporaneo e durevole nel tempo. Non vogliamo lavorare a qualcosa di “stagionale”.

Sostenibilità nel design e in architettura. Dove siamo oggi e quali sono le prospettive più interessanti in questo ambito? Mariana Ruzante: È una delle sfide su cui tutto il mondo deve riflettere e confrontarsi. Anche la pandemia è legata al modo in cui trattiamo il Pianeta e le sue risorse. Nella nostra idea di architettura cerchiamo di essere responsabili riguardo alla filiera e all'approvvigionamento dei materiali: da dove arrivano, come vengono prodotti, come interagiscono con le persone. E riflettiamo anche sul loro fine vita, o meglio, su come non farli diventare rifiuti. La nostra sfida è pensare sempre in un'ottica di economia circolare – per esempio non generando rifiuti - in modo da essere il più possibile responsabili verso le materie prime e le risorse naturali. Da anni lavoriamo con il Green Building Council e abbiamo avuto un'esperienza molto interessante con una villa totalmente ecosostenibile nella regione di Catuçaba, in Brasile, costruita per riciclare le acque e produrre energia in modo autonomo. L'idea è portare avanti questo concetto in tutte le case che costruiamo.

Innovazione in passato era sinonimo soprattutto di creatività. Quanto oggi nel mondo del design innovazione è (anche) sinonimo di digitalizzazione? Marcio Kogan: Adesso che sento di essere un designer e un architetto più “maturo”, non avverto la pressione di dover innovare a tutti i costi. Mi piace l'idea del miglioramento, del fine tuning, perché penso di essere - e come me il mio studio - un perfezionista. Puntiamo alla perfezione, non tanto l'innovazione tout-court. E credo che non serva innovare ogni giorno un prodotto, mi piace piuttosto la sensazione di lavorare per contribuire a migliorarlo.

I contenitori Boteco, Marcio Kogan/Studio mk27 design per Minotti.

Dall'intervista emerge un'idea di abitazione contemporanea, multifunzionale, confortevole, che sa fondere natura e tecnologia e mettersi a disposizione dei suoi abitanti. Una valorizzazione della semplicità formale, della cura dei dettagli e delle finiture che da sempre contraddistingue i progetti dello studio e che si esplicita negli arredi pensati per la collezione 2020 di Minotti, con cui lo studio collabora dal 2018. Come per le sedute Daiki, che nascono dalla passione dell'architetto brasiliano per la cultura giapponese e si caratterizzano per una seduta profonda impiallacciata in palissandro Santos o in frassino fiammato tinto liquirizia, realizzata con una sofisticata lavorazione del legno che punta al massimo comfort. I contenitori Boteco - contemporanei, architettonici - sono un esempio riuscito di combinazione di materiali, con struttura in essenza di rovere o palissandro con top in marmo e base di alluminio verniciato. I tavoli e coffee table Linha rendono invece protagonista il marmo, declinando su forme geometriche diverse – quadrato, rettangolo, cerchio e ovale – la sua preziosità attraverso la leggerezza. Spesso soli 16 mm, la lastra sembra un velo impalpabile che si posa appena sui fianchi in alluminio, dando vita a un nuovo equilibrio.

Le sedute Daiki, Marcio Kogan/Studio mk27 design per Minotti.

I coffee table Linha, Marcio Kogan/Studio mk27 design per Minotti.

Il tavolo Linha, Marcio Kogan/Studio mk27 design per Minotti.

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