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Mare, «Evitare la frammentazione per garantire competitività»

Per il vicepresidente di Confindustria Lorusso, occorre «una visione più ampia» dell’economia del settore

di Raoul de Forcade

3' di lettura

Per favorire la competitività del sistema Paese, in tema di blue economy, occorre evitare la frammentazione e far sì che i soggetti che operano nel settore, ma anche il Governo, puntino a convergere su linee e azioni comuni. E la possibilità di confronto offerta dal Cipom, il Comitato interministeriale per le politiche del mare, va nella giusta direzione. È quanto ha sostenuto il vicepresidente di Confindustria per l’economia del mare, Pasquale Lorusso, intervenendo, a Gaeta, al 2° Summit nazionale sull’economia del mare blue forum.

Puntare sulla convergenza

«Per la competitività è necessario evitare la frammentazione ma agire per la convergenza. Così ha fatto Confindustria con le sue associazioni lavorando al Progetto Mare, presentato nel maggio 2022. Le necessità emerse sono molte ma innanzitutto serve focalizzarsi sulle infrastrutture, che devono essere adeguate su tutto il territorio nazionale perché dobbiamo avvicinare i luoghi e non il contrario».

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La convergenza, ha aggiunto, «è fondamentale se vogliamo avere una visione più ampia dell’economia del mare, al fine di poter definire una strategia integrata più competitiva, fondata su tutte le opportunità industriali, terziarie, turistiche, ambientali offerte dall’utilizzo e dalla valorizzazione della “risorsa mare”».

Positivo il ruolo del Cipom

Confindustria, quindi, ha concluso, «ha molto apprezzato la scelta operata dal nuovo Governo di costituire il ministero delle Politiche del mare e, successivamente, del Cipom. Stiamo partecipando, molto attivamente e concretamente, alle diverse audizioni programmate dal comitato, per sostenere appieno l’iniziativa della stesura del Piano Mare, il documento programmatico triennale sull'economia del mare», al quale sta lavorando il ministero guidato da Nello Musumeci.

Un apprezzamento al ruolo del Cipom è arrivato anche da Giovanni Acampora, presidente di Assonautica e di Si.Camera: «Il ministro Musumeci - ha detto - ha messo in campo un percorso attivando tutte le energie pubbliche e private del Paese; e lo sta facendo attraverso la costituzione del Cipom e del Comitato degli esperti della struttura tecnica di missione. Siamo convinti della necessità di tornare a valorizzare la nostra grande risorsa del mare e per raggiungere obiettivi ambiziosi c’è bisogno di tutti gli attori del mare».

Mare motore di crescita

Lo stesso ministro, collegatosi in video con il meeting, ha confermato la volontà di puntare, con il Piano del Mare, sulle convergenze. Anche perché «il mare - ha affermato - sta diventando il motore di crescita, che era rimasto a lungo spento, di molte regioni italiane, in particolare nel Mezzogiorno».

A sottolineare i numeri della blue economy in Italia ci ha pensato il presidente di Confitarma e della Federazione del mare, Mario Mattioli: «Ha un valore - ha evidenziato - di 135 miliardi, quasi il 9% del Pil, con 220mila aziende e un milione di addetti. La blue economy è il nostro petrolio. Oggi finalmente abbiamo un ministero del Mare e il governo sta lavorando bene sul tema, ma dobbiamo operare tutti insieme per fare sistema».

Necessario sburocratizzare

In linea con Mattioli il presidente di Confindustria nautica, Saverio Cecchi, che ha posto l’accento, al pari del numero uno di Confitarma, sulla necessità, per il settore, di «una sburocratizzazione», che sia in grado, tra l’altro, di rendere più rapidi i processi per attuare i dragaggi nei porti.

Al summit ha partecipato anche il ministro del Turismo, Daniela Santanché. «Nel settore marittimo - ha chiosato - oggi c’è lavoro ma non ci sono i lavoratori; questo è un problema. Non ci sono, non perché non vogliano fare quel lavoro, ma perché la burocrazia non permette di poterli metterli a bordo. E quando arrivano i grandi yatch diventa complicato far scendere l’equipaggio a terra. Noi dobbiamo lavorare su questo e il Governo è impegnato sul tema».

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