Maria Porro: «I maestri del design rivivono nelle riedizioni rese contemporanee»
Secondo la Presidente del Salone del mobile i progetti tratti dagli archivi hanno un grande successo perché sono radicati nell’immaginario collettivo
di Stefano Biolchini
3' di lettura
Le riedizioni sono uno fra i molti capitoli di successo dell’Italian design all’estero e non solo. Con Maria Porro, presidente del Salone del Mobile, siamo partiti da qui per fare il punto sulle tendenze del settore.
Molteni trae da Gio Ponti, come pure Fornasetti e FontanaArte. E ancora Cassina ha in catalogo Scarpa e Magistretti, sempre Magistretti anche per Kartell; poi c’è Zanotta che riedita Mollino, mentre Flos punta su Castiglioni, Tacchini ancora su Scarpa per non citare che alcuni. Ci vuole indicare le caratteristiche e i perché di questa tendenza d’intramontabili?
L’interesse verso il tema della riedizione si diffonde in modo particolare a partire dagli anni ’60 del secolo scorso quando le aziende dell’arredo iniziano a guardare con sguardo differente agli archivi, riscoprendo pezzi dal valore creativo irripetibile.
È proprio da allora che le icone dei grandi maestri del design – penso a Gio Ponti, Franco Albini, Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Tobia Scarpa, Aldo Rossi, Carlo Mollino, Nanda Vigo ma anche a Le Corbusier, Mies van der Rohe, Jean Prouvé, Hans Olsen e Paavo Tynell, perché lo sguardo ha sempre coinvolto diversi contesti geografici – vengono cercate, studiate e riproposte, spesso con una straordinaria cura filologica. E il pubblico − che oggi torna ad ascoltare e collezionare dischi in vinile, a fotografare con la polaroid – ne apprezza non solo il percorso e il valore storico ma riesce a comprenderne anche il costo tanto che, spesso, questi oggetti diventano i più performanti sul mercato. Si tratta di arredi radicati nell’immaginario collettivo e, spesso, nel vissuto personale, e per questo ancora più identitari e rassicuranti. Sono portatori di valori che il tempo non ha intaccato. In questo meccanismo, oltre all’evidente connotato culturale, al riconoscimento di un’eccezionale eleganza e maestria di disegno, gioca, dunque, per chi acquista, la garanzia di un investimento destinato a durare nel tempo. Ovviamente, riedizione significa adeguamento all’idea di comfort contemporaneo, adattamento di materiali su un piano, per esempio, di rinnovata sensibilità ambientale; si parte dalla storia per poi lavorare sull’interpretazione in chiave attuale che conferisce poi agli arredi una vita autonoma sempre nel rispetto del passato.
Quali esempi possiamo ancora citare sempre di aziende impegnate in riedizioni?
Posso citare tanti esempi di riedizioni che sono state proposte sul palcoscenico del Salone del mobile negli ultimi anni, come la poltroncina Round D.154.5 disegnata da Gio Ponti e rieditata da Molteni, Mariolina di Enzo Mari riproposta da Magis, la poltrona R63 di Ignazio Gardella rieditata da Tato Italia, la libreria Cartesio di Aldo Rossi riportata alla luce da UniFor, la cassettiera Storet di Nanda Vigo reintrodotta nel catalogo Acerbis, solo per citarne alcuni. Quello delle riedizioni sostenibili è un fenomeno oggi molto diffuso, che risponde bene all’urgenza di ripensare alla produzione di oggetti e arredi. Così i Componibili Bio sono la riedizione sostenibile dei mobili contenitori di Kartell, progettati da Anna Castelli Ferrieri, in cui il materiale plastico è sostituito da un biopolimero realizzato con materie prime derivate da fonti rinnovabili, mentre Pausania è la riedizione di Artemide della lampada ministeriale di Ettore Sottsass, aggiornata in versione Leed TW a luce bianca variabile. Questi prodotti sono la dimostrazione che si può ripensare il nostro patrimonio materiale e culturale in chiave contemporanea, rispettando le esigenze e le urgenze del nostro tempo.
Quale è il ruolo odierno del design e quali le maggiori tendenze?
In un’epoca connotata da grandi cambiamenti di equilibri ambientali, economici e sociali, penso che il design sia davvero ben più di una disciplina finalizzata al bello e al ben fatto − cosa comunque importante dal momento che l’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa. Il progetto oggi è un asset strategico per l’innovazione e la competitività in moltissimi campi.
Su quali propositi e criteri valoriali si basano le vostre selezioni di aziende partecipanti al Salone?
Ogni anno, il Salone lavora sulla qualità della manifestazione, dei progetti esposti, dei percorsi di visita, dei contenuti non solo commerciali ma anche culturali.
Il Salone ascolta ed è pronto ad accogliere tutte le aziende con cui si confronta. Ma per garantire gli alti livelli qualitativi che tutto il mondo gli riconosce, deve operare scelte strategiche a livello di numerica di aziende espositrici, esaminarne attentatamene l’heritage e il tasso di innovazione, sostenibilità e creatività che propongono. Ciò che vediamo al Salone è, così, una pluralità quasi infinita di voci, racconti e soluzioni d’arredo tra cui è possibile cogliere visioni, concetti, proposte che sanno di qualità, funzione pratica ma anche valore estetico e comunicazionale. Per questo, possiamo dire che il Salone è il luogo in cui la tendenza concretamente si fa.
loading...