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Chi ha qualche anno in più ricorderà il tempo in cui erano soprattutto il segno distintivo di un popolo, una comunità, una tribù. Attributo da marinai, appassionati di musica hard & heavy, biker, certificazione d’identità «alternativa», insomma. Dalla fine degli anni Novanta in avanti la musica è cambiata: signore e signori, il tatuaggio è diventato mainstream, sdoganato da calciatori, cantanti pop e soubrette televisive ha preso a essere un fenomeno di massa, trasversale alle classi sociali. Hai le stesse probabilità di trovare un ideogramma impresso sulle braccia di una cassiera di supermercato, come una rosa blu sulla spalla di chi ricopre un incarico da manager.
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E il tatuaggio si fece marketing
Tutto ciò che è di massa, in un modo o nell’altro, finisce per appartenere al marketing: da un lato ci sono brand che sperimentano con efficacia il tatuaggio (temporaneo o permanente) come formula di engagement rivolta alla propria comunità di consumatori, dall’altro i tatuatori si scoprono personaggi pubblici, protagonisti di talent show come Ink Master, addirittura influencer. Degni di nota sono per esempio i numeri di Alessandro Bonacorsi in arte Alle Tattoo, artista di Limidi di Soliera (Modena) tra i tatuatori più premiati al mondo, autore del libro E se mi tatuassi... (Mondadori, euro 20, pp. 2016), influencer da 377mila follower che gli sono valsi la spunta blu su Instagram. In questa direzione va l’analisi dell’Osservatorio Alkemy, digital enlaber milanese che ha concentrato il proprio obiettivo su tutti i contenuti pubblicati sui social media nei sei mesi che vanno da agosto dell’anno scorso a gennaio 2019 dal panel dei 127 artisti italiani partecipanti alla Milano Tattoo Convention di questo febbraio. Fino a stabilire una particolarissima classifica dell’influenza esercitata sul web.
Da Pasqualin a Linda Iacono
Con una media di quasi 7mila interazioni su ogni nuovo post Instagram e oltre 400 su ciascun contenuto Facebook, al primo posto si piazza Matteo Pasqualin, attivo nel suo studio di Porto Viro (Rovigo) e specializzato nella ritrattistica black and gray. Il profilo Instagram è soprattutto «vetrina» per i suoi lavori del tatuatore. Negli ultimi sei mesi solo due contenuti del profilo sono riconducibili ad attività commerciali: un video in cui si mostra una penna per tatuatori firmata proprio dall’artista veneto, la foto di un anello personalizzato prodotto dal tattoo shop El Rana di Arezzo. Non ci trovi vere e proprie iniziative promozionali, al massimo endorsement per strumenti tecnici o store specializzati. In seconda posizione Marco C. Matarese, sul cui profilo si ritrovano esattamente le stesse dinamiche di base identificate per Pasqualin: citazione costante di un hashtag dedicato al proprio studio (Puro Tattoo Studio) ed elenco in forma di hashtag di marchi di attrezzatura tecnica (Cheyenne, Forte, Kwadron, Trinity). In questo caso sono totalmente assenti riferimenti ad attività commerciali. Terzo in classifica Andrea Brusadin, con un potere di coinvolgimento solo leggermente inferiore a Matarese. Il suo profilo Instagram si distingue dai precedenti mettendo in evidenza già nella bio del canale, oltre al riferimento al profilo della propria attività (lo studio Tattoolab di Pordenone), anche l’endorsement esplicito ad alcuni prodotti commerciali. In quarta posizione la prima donna della classifica, Linda Iacono, attiva nello studio Trafficanti d’Arte di Milano. È suo il top post del semestre in cui appare ritratta, tatuaggi in mostra.
L’incrocio tatuaggi-fitness
Tra le sue storie Instagram troviamo mention per la linea di prodotti «after care» Balm Tattoo e per Sunskin, che si trovano talvolta menzionati anche nei post assieme ai prodotti Dom Cre. L’artista utilizza il canale sia come vetrina per i propri lavori sia per pubblicare foto di sé stessa: questo le ha permesso di integrare numerosi contenuti più tipici dei fashion blogger. Troviamo quindi numerose foto in cui indossa indumenti dei marchi Gioselin, Indirect Company, Hug your Best, Odin Gear, Dream Shop Wear, Marconi Collection e 5tate of Mind. Interessante esperimento crossover, la Iacono è anche vicina al mondo del fitness ed è testimonial del marchio di sport nutrition Weider. Subito dopo il tatuatore fiorentino Murran Billi, si piazza Deborah Genchi con contenuti quasi esclusivamente incentrati sui lavori svolti e l’esplicitazione dell’attrezzatura utilizzata. Completano il quadro, dalla settima alla decima posizione, Luca Testadiferro, Federica Stefanello, Marco Galdo e Diego Lanzone. «Un fenomeno comune a tutti - spiega Matteo Menin, vice presidente di Alkemy - è l’eterogeneità geografica dei follower. Solo un terzo dei follower di Pasqualin per esempio è inequivocabilmente localizzato in Italia, oltre la metà pubblica post in inglese». Se l’arte è un linguaggio universale, il tattoo non fa eccezione. Soprattutto da quando è diventato mainstream.
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