Marrakech, hub creativo per i 54 paesi africani
I musei, la fiera, le gallerie, gli studi degli artisti e i collezionisti rappresentano un rete in grado di dare visibilità e opportunità di mercato al nascente sistema dell’arte del continente
di Silvia Anna Barrilà e Marilena Pirrelli
I punti chiave
5' di lettura
Gli artisti hanno reagito al Covid nei modi più diversi. Nel caso dell'artista marocchino Mohamed Mourabiti , classe 1968, la paura scatenata dalla pandemia è stata esorcizzata attraverso un gesto ancestrale: il sacrificio di sette capre nel suo atelier fuori Marrakech, ad Al Maqam a Tahannaout, non lontano dalle pendici dell'Atlante. La carne è stata distribuita alle famiglie bisognose del villaggio vicino, mentre il sangue è stato usato per una nuova serie di dipinti, in cui ritornano i simboli della sua pittura profondamente spirituale, quali le palme, le cupole e il seno materno.
La mostra di questo nuovo ciclo di lavori, allestita in collaborazione con il fashion designer Amin Bendriouich , è stata inaugurata in occasione della quarta edizione della fiera per l'arte moderna e contemporanea africana 1-54, che si è tenuta dal 9 al 12 febbraio nel lussuoso hotel La Mamounia. Mourabiti rappresenta una generazione già affermata di artisti marocchini. Nella scena artistica del paese rappresenta un punto di riferimento per le generazioni più giovani, che lui ospita in residenza nel suo spazio autofinanziato dal 1993. Tra questi, Youssef Boudlal, classe 1966, fotografo versatile che va dai reportage di guerra alle passerelle di Chanel e che, in questa occasione, ha presentato una serie di lavori realizzati con la tecnica ottocentesca del collodio umido, e Mohamed El Mourid, che stampa i suoi ritratti sulle pelli di animali, sulle pietre, sul legno e usa la tecnica della Rayografia per realizzare autoritratti del suo corpo.
La fotografia in Marocco
La storia della fotografia marocchina è ben documentata dalla Maison de la Photographie, che si trova in un riad della Medina di Marrakech e racconta anche il passato del paese e i primi contatti con il mondo occidentale, interpretato dall'obiettivo di autori come Félix e Antonio Cavilla. La fotografia contemporanea ha trovato, invece, ampio spazio in fiera presso gallerie come Galerie 127, un punto di riferimento a Marrakech per questo mezzo espressivo. In stand presentava artisti come Mounia Saboni, classe 1987, che unisce la fotografia e la poesia imprimendo i versi sui suoi scatti (prezzi in stand tra 3.200 e 4.000 euro); Aassmaa Akhannouch, che rappresenta frammenti di memorie in scatti altamente emotivi (prezzi 900-2.100 euro), mentre in galleria mostrava un focus su Isabelle Ehrler, classe 1974, che scatta Polaroid e poi le stampa su carta giapponese di grandi dimensioni, ottenendo l'effetto di una fotografia di altri tempi (prezzi a partire da 500 euro).
In stand da Maât Gallery hanno trovato spazio i giovanissimi che hanno iniziato a fotografare con l'iPhone, rompendo con le convenzioni.
Come Prince Gyasi, classe 1995, in rapidissima crescita dopo la sua collaborazione con il brand del lusso Balmain (prezzi da 5.000 a 14.000 euro), oppure Fatima Zohra Serri, classe 1997, che inscena fotografie di donne arabe in atteggiamenti provocanti (2.200-2.600 euro), e Ismail Zaidy, classe 1997, che punta ad una fotografia emotiva (2.500-2.900 euro). Artisti che sono attualmente in mostra anche da Jajjah il nuovo spazio dell'artista Hassan Hajjaj , che combina nei suoi lavori la tradizione marocchina e i simboli del consumismo occidentale e sostiene anche la generazione più giovane – un aspetto, quello della solidarietà tra artisti, che caratterizza la scena artistica in tutto il continente.
Le tendenze in fiera
Oltre alla fotografia, tra gli stand di 1-54 si potevano individuare altre tendenze, come la tradizione tessile, alla quale gli artisti africani attingono in svariati modi e spinti dalle più diverse motivazioni. Per esempio, Ana Silva, classe 1979, angolana di base in Portogallo, usa sacchi recuperati dai mercati in Africa sui quali ricama immagini legate alla condizione della donna e dei bambini (da Magnin-A, prezzi 8-18.000 euro, una sua grande installazione è in mostra nel centro espositivo DADA, aperto in un deposito sulla famosa piazza Jemaa el Fna). Già prima dell'inaugurazione della fiera, la galleria ha venduto cinque opere tramite Pdf, più altre due durante l'opening.
Le vendite
Sin dalle prime ore di apertura della fiera le gallerie hanno registrato numerose transazioni. “Siamo felici di essere tornati dopo tre anni di pausa forzata a causa della pandemia” ha affermato Touria El Glaoui, direttrice fondatrice di 1-54, figlia del famoso artista Hassan El Glaoui (1923-2018) e nipote dell'ancora più noto Thami El Glaoui (1879-1956), pascià di Marrakech nella prima metà del Novecento. “Il Marocco ha sempre rappresentato un punto di incontro tra le culture dell'Africa, del mondo arabo e dell'Europa; il punto di forza della fiera è la città stessa e la collaborazione con le sue istituzioni culturali”.
Gli stand all'ingresso della fiera boutique (solo 20 gallerie) presentavano artisti affermati a livello internazionale, come Abdoulaye Konaté e Barthélémy Toguo di La Galerie 38 di Casablanca. Il secondo, che fino a fine gennaio aveva un'installazione nella piramide del Louvre sul tema della morte dei migranti, era presente con due opere a inchiostro sul tema dell'ambiente a prezzi tra i 45.000 e 90.000 euro. Di Konaté, che in Italia è rappresentato da Primo Marella e, secondo indiscrezioni, inizierà a lavorare presto con una terza galleria molto importante, è stata subito venduta un'opera di medie dimensioni da 30.000 euro, mentre un'altra di grandi dimensioni da 110.000 euro il primo giorno era in attesa di un compratore. “Ho iniziato a lavorare con il tessile negli anni 90” ha raccontato l'Konaté, “prima lavoravo con la pittura, ma ho cominciato a realizzare grandi installazioni, per cui mi sono rivolto al tessuto per praticità. Quando sono ritornato alle opere da parete, ho mantenuto l'uso del tessuto”. Le sue opere astratte sono molto lontane dall'attuale trend della pittura figurativa. “Ritengo che sia una fase nella carriera degli artisti emergenti – dice – è una bolla che scoppierà”.
Dalla figurazione all’astrattismo
Una convinzione che condividono in molti. Sebbene la tendenza fosse presente anche tra i corridoi della fiera, evidenziando una continua ricerca da parte degli artisti della loro identità storica e di un passato spesso cancellato violentemente, si sta affermando la convinzione che, nei corsi e ricorsi della storia dell'arte, stia tornando l'astrazione. Ci crede, per esempio, il collezionista Othman Lazraq, direttore del museo Macaal, che conserva la collezione di famiglia e porta avanti il lavoro di mostre e residenze come un museo pubblico. In occasione della fiera ha presentato un'ampia personale dell'artista Joël Andrianomearisoa, originario del Madagascar, anche lui rappresentato da Primo Marella in Italia. Le sue opere, caratterizzate da una forte ricerca estetica e dal leitmotiv del colore nero, che simboleggia la malinconia, sono messe in dialogo con la tradizione artigianale marocchina e con le opere della collezione di Macaal. Si tratta dell'ultima mostra nello spazio di Macaal prima della sua chiusura temporanea per un ampliamento. Nel frattempo, Macaal aprirà uno spazio all'interno della Medina, non ancora specificato.
La presenza degli artisti nelle fiere e nei musei e il forte rapporto che si instaura tra le diverse generazioni, spesso in collaborazione e sostegno, dimostra un salto di qualità: vi è consapevolezza della produzione artistica del recente passato, ma anche della cancellazione della cultura ancestrale imposta dal colonialismo, e ora la ricerca delle origini e delle identità nella forza dei lavori contemporanei. Il sistema-Marrakech riesce così a rappresentare un hub anche per gli altri artisti dei 54 paesi africani.
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