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Marte ha un nucleo più piccolo e uno strato di magma radioattivo

I dati dei terremoti registrati dalla sonda InSight di Nasa negli ultimi anni hanno permesso di ricostruire la struttura interna del Pianeta Rosso

di Leopoldo Benacchio

3' di lettura

Marte continua a sorprendere e a farci capire che ha ancora tanti segreti da svelarci. 

Basandosi sui dati dei terremoti registrati dalla sonda Insight di Nasa negli ultimi anni, circa 1.500, che hanno permesso di ricostruire la struttura interna del Pianeta Rosso, si è rilevato che a 150 chilometri circa sotto la crosta di Marte si nasconde uno strato importante di magma vulcanico incandescente e soprattutto radioattivo. Il suo nucleo vero e proprio è quindi più piccolo di quanto si fosse pensato in un primo momento.

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La scoperta

La scoperta è stata fatta dal gruppo del Politecnico di Zurigo guidato dal geofisico Amir Khan e pubblicata pochi giorni fa sulla rivista Nature. Finora si pensava che Marte avesse una struttura simile alla nostra Terra, a strati e con un nucleo formatosi in modo simile. La cosa è molto ragionevole dato che il meccanismo dei pianeti solidi del nostro sistema solare, Mercurio, Venere, Terra e Marte è stato simile, almeno nelle grandi linee. Applicando quel che sappiamo sulla Terra, che ovviamente conosciamo meglio, a  Marte si è sviluppato un modello di come poteva essere fatto. Ma questo non ha funzionato bene, veniva fuori che il pianeta avrebbe dovuto avere un nucleo interno esageratamente grande. 

Come lavora InSight

Sulla superficie di Marte

(Crediti: NASA/JPL-Caltech)

Partire da quel che si sa per poi modificarlo è peraltro un meccanismo tipico della Scienza che anche questa volta ha funzionato, anche se, bisogna dirlo, con un colpo di fortuna la soluzione è arrivata direttamente dal cielo.

La sonda Nasa Insight

I dati di base su cui Khan e altri si sono basati per sviluppare la nuova e più precisa visione dell’interno di Marte sono quelli ottenuti dalla sonda Nasa InSight, arrivata su Marte nel novembre 2018 e rimasta in attività fino al dicembre 2022. Una vera e propria stazione di rilevamento geofisico il cui scopo principale era misurare gli eventi, terremoti, che potevano dare un’indicazione precisa su come Marte era fatto dentro, oltre a caratterizzare altri parametri fondamentali, come temperatura, sia superficiale che nell’immediato sottosuolo e vento.

Atmosfera tenue

Marte infatti è dotato di una tenue atmosfera, molto più leggera e rarefatta della nostra, in cui i venti soffiano anche in tempeste di pochi chilometri all’ora, niente di comparabile alla nostra bora, ma sufficienti per sollevare tempeste di sabbia. È stato proprio questo fenomeno che ha determinato la fine, molto onorevole, della sonda, dato che la sabbia depositatasi sui pannelli solari ne ha impedito la ricarica delle batterie. Forse andava previsto qualcosa di simile ai tergicristalli delle nostra auto, comunque nella sua operosa vita InSight ha registrato 1500 terremoti marziani, che hanno permesso di capire bene come era fatto il terreno marziano nella Piana di Elysium dove era arrivata. 

La traccia di un terremoto marziano

Un problema però, tutti i tanti terremoti marziani registrati erano molto locali e debolucci e, anche se utili, non permettevano di andare molto oltre. Gli scienziati speravano di registrare, prima della fine della vita di InSight, qualcosa di importante, una specie del famoso Big One.

È qui che la soluzione, inaspettata, arriva dal cielo: una meteorite colpisce Marte in una punto lontano da InSight e risuona in tutto il pianeta, fornendo la chiave definitiva per risolvere il problema: Marte non è fatto come noi, il suo nucleo è di dimensioni esattamente come ce le aspettavamo ma, e qui sta la scoperta, sopra il nucleo pesante e metallico, ha uno strato di materiale lavico, quindi incandescente, e anche radioattivo, e questo sulla Terra non ce lo abbiamo proprio, vien da dire meno male. Resta da capire ora come faceva, in antico, il pianeta a generare un campo magnetico di una certa importanza. Visto che prima o dopo ci andremo, noi o i nostri pronipoti, meglio continuare a studiarlo, ci racconterà molte cose anche della nostra Terra.

Le nuove immagini di Marte

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