verso la grande coalizione

Martin Schulz rinuncia agli Esteri nel governo Merkel-Spd

di Isabella Bufacchi

Germania, già crisi Grande Coalizione: Schulz rinuncia ad esteri

2' di lettura

FRANCOFORTE. Volano gli stracci nel partito socialdemocratico tedesco. Martin Schulz, leader uscente dell’Spd, ha fatto un passo indietro e ha rinunciato al prestigioso posto di ministro degli Esteri nella formazione di governo che dovrebbe nascere dall’accordo sulla Grande Coalizione siglato mercoledì tra la Cdu di Angela Merkel e l’Spd. Ma quello di Schulz non è il gesto di un grande politico che si fa da parte per il bene del partito: fa le valigie perché è stato costretto dal suo stesso partito. Dopo una nottata durante la quale sono volati gli stracci, la rivolta contro Schulz ha preso forza: «O rinunci tu personalmente o non verrai proposto dal partito».

Dopo la disfatta alle elezioni del 24 settembre, con il peggior risultato dal Dopoguerra per i socialdemocratici, la rimozione di Schulz è sembrata sempre più inevitabile. Ma quel che sta lasciando in queste ore interdetti i commentatori politici tedeschi è la portata della resa dei conti nell’Spd: Sigmar Gabriel, attuale ministro degli Esteri ed ex vicecancelliere nel Governo uscente, ha contestato pubblicamente, in un’accusa di inusitata durezza, la linea del partito e il comportamento di Schulz che non sarebbe stato ai patti, rispettando un accordo tra loro due e lasciando Gabriel agli Esteri. Corre voce ora che anche la testa di Gabriel rotolerà. Prima dell’intesa con Merkel, subito dopo le elezioni, Schulz aveva giurato che non avrebbe accettato poltrone di governo in un esecutivo guidato dalla cancelliera Merkel.

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L'uscita di scena di Schulz potrebbe spianare la strada a un voto favorevole alla GroKo da parte della maggioranza dei tesserati: i 464mila iscritti all'Spd sono chiamati a esprimere entro gli inizi di marzo il loro “sì” o “no” all'accordo sulla Grande Coalizione siglato da Cdu/Csu e Spd. Molti, teme il partito, voterebbero contro la GroKo solo per andare contro a Schulz, un leader non più amato dalla base. Solo un anno fa Schulz è stato votato leader del partito con il 100 per cento di voti favorevoli.

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