Martone aggiorna De Filippo con «Il Sindaco del Rione Sanità», primo film italiano in concorso a Venezia
n concorso per il Leone d’oro, il nuovo film del regista napoletano è l’adattamento della celebre commedia in tre atti scritta e interpretata dal grande drammaturgo nel 1960
di Andrea Chimento
2' di lettura
Alla Mostra di Venezia è il giorno del primo film italiano presentato in concorso: si tratta de «Il Sindaco del Rione Sanità» di Mario Martone, adattamento dell'omonima commedia in tre atti scritta da Eduardo De Filippo nel 1960.
Il “Sindaco” del titolo è Antonio Barracano, un uomo carismatico che ama governare la sua zona amministrando la giustizia secondo i suoi criteri personali, al di fuori dello Stato e al di sopra delle parti. Tutti gli chiedono aiuti e favori, ma quando gli si presenta disperato Rafiluccio Santaniello, il figlio del fornaio, deciso a uccidere il padre, la faccenda risulta molto più delicata del solito: Antonio dovrà intervenire in prima persona per salvare entrambi.
Martone (che aveva già portato questo testo a teatro nel 2017) sceglie di aggiornare la pièce di De Filippo arrivando di fatto a dimezzare l'età del protagonista, perché, come sottolineato dallo stesso regista, «oggi i boss sono giovanissimi».
Facendo così, Martone mette il grande testo di De Filippo alla prova della contemporaneità, riuscendo a rendere attuale un'opera potente, incentrata sull'eterna lotta tra Bene e Male.
Inizialmente troppo statico in una messinscena eccessivamente debitrice alla sua origine teatrale, il film cresce alla distanza, risultando molto interessante anche dal punto di vista della regia e di un gioco tra realtà e finzione che prende una piega oltremodo intensa nell'ultima parte.
Notevole la prova del protagonista Francesco Di Leva, ma anche tutti gli altri attori fanno perfettamente il loro dovere, confermando la bravura di Martone nel saper dirigere i suoi interpreti. Da segnalare che il film uscirà nelle nostre sale come evento speciale, soltanto per tre giorni, dal 30 settembre al 2 ottobre.
Fuori concorso, invece, è stato presentato «Seberg» di Benedict Andrews con Kristen Stewart.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film narra la storia dell'attrice americana Jean Seberg, protagonista di «Fino all'ultimo respiro» (capolavoro di Jean-Luc Godard del 1960), che sul finire degli anni Sessanta finì nel mirino del programma di sorveglianza illegale dell'FBI, COINTELPRO. Il coinvolgimento politico e sentimentale dell'attrice con l'attivista per i diritti civili Hakim Jamal la rese un obiettivo dei tentativi spietati del Bureau di arrestare, screditare e denunciare il movimento del Black Power.
Parte da un soggetto sicuramente interessante questo film incentrato su una vera e propria icona della Nouvelle Vague francese, morta suicida all'età di 40 anni, dopo una vita segnata da grandi ruoli sul grande schermo e da violente depressioni nel privato.
Inizialmente capace di coinvolgere e incuriosire, «Seberg» cala alla distanza, non riuscendo più ad appassionare dopo che vengono delineati gli snodi principali della vicenda.
Il risultato è un film piuttosto convenzionale, che si dimentica in fretta al termine della visione. Altalenante anche la prova di Kristen Stewart, che riesce solo in parte a rendere le sfaccettature psicologiche dell'attrice che è stata chiamata a interpretare.
loading...