Mascherine fino al 31 dicembre nelle Rsa e in ospedale dove ci sono fragili e anziani
Toccherà alle direzioni sanitarie decidere se estendere l’obbligo anche negli altri reparti e nelle sale d’attesa, mentre medici di famiglia e pediatri decideranno per i loro ambulatori
di Marzio Bartoloni
I punti chiave
2' di lettura
Non è proprio un addio alla mascherina in ospedale. Anzi alla fine l’obbligo di indossarla fino al prossimo 31 dicembre oltre che nelle Residenze sanitarie per gli anziani resta in molti reparti degli ospedali e in particolare lì dove ci sono «anziani, fragili e immunodepressi». Toccherà alle direzioni sanitarie degli ospedali decidere se estendere l’obbligo anche negli altri reparti e nelle sale d’attesa, mentre medici di famiglia e pediatri decideranno per i loro ambulatori. Il ricorso al tampone per l’accesso in pronto soccorso (ora non più obbligatorio) sarà infine sempre a discrezione delle direzioni sanitarie o delle autorità regionali. Queste le misure decise dall’ordinanza appena firmata dal ministro della Salute Orazio Schillaci
Dove resta l’obbligo di indossare la mascherina
L’ordinanza sull'utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie sull’intero territorio nazionale in relazione all'accesso alle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali sarà valida fino al 31 dicembre. La misura era infatti in scadenza il 30 aprile. In particolare l’articolo 1 stabilisce che «è fatto obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture sanitarie all'interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura, identificati dalle direzioni sanitarie delle strutture sanitarie stesse». L'obbligo, prosegue l'ordinanza, «è esteso ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti».
Le direzioni sanitarie decidono per gli altri reparti
Negli altri reparti e nelle sale di attesa, la decisione di mantenere l’obbligo sull'utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie da parte di operatori sanitari e visitatori «resta alla discrezione delle direzioni sanitarie, che possono disporne l'uso anche per tutti coloro che presentino sintomatologia respiratoria». Insomma saranno i manager degli ospedali e delle cliniche a dover decidere come comportarsi ed è possibile che in nome della massima cautela si opti per mantenerle. «Non sono previste analoghe misure per quanto riguarda i connettivi e gli spazi ospedalieri comunque siti al di fuori dei reparti di degenza», evidenzia l'articolo 3 dell'ordinanza. Questo vuol dire che non è obbligatorio il dispositivo di protezione all'interno degli ospedali nei percorsi, sui pianerottoli, negli spazi di attesa degli ascensori, nei bar e nelle mense. Per quanto riguarda gli ambulatori medici, la decisione sull'utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie resterà alla discrezione dei medici di medicina generale e dei pediatri.
Tamponi in pronto soccorso e gli ambulatori dei medici
Per quanto riguarda l’esecuzione di un tampone diagnostico per l'accesso ai Pronto soccorso la decisione - spiega sempre l’ordinanza firmata dal ministro Schillaci - viene rimessa alla discrezione delle Direzioni sanitarie e delle autorità regionali. Proprio l’ordinanza ricorda come «non sussiste obbligo a livello normativo dal 31 ottobre 2022» quando è entrato in vigore il decreto 22/2022 con le «Misure concernenti gli accessi nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie» che ha abolito appunto l’obbligo. Sempre l’ordinanza ricorda come non ci sia l'obbligo di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie «per i bambini di età inferiore ai sei anni; per le persone con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo».
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