Materie prime strategiche, proposta Ue contro dipendenza da altri continenti
Il regolamento prevede misure lungo tutta la catena del valore in modo che, entro il 2030, la UE possa rispondere ad almeno il 10% della domanda interna in materie prime
dal nostro corrispondente Beda Romano
3' di lettura
BRUXELLES – Nel tentativo di darsi una politica industriale in campo tecnologico e rafforzare l'autonomia strategica dell'Unione, la Commissione europea ha presentato oggi, giovedì 16 marzo, un atto legislativo che deve servire a diversificare le fonti di approvvigionamento nel delicato settore delle materie prime più cruciali, quelle utilizzate nella produzione di microprocessori o batterie. Entro la fine del decennio, la dipendenza da un solo paese dovrà essere limitata al 65% della domanda.
Il regolamento prevede misure lungo tutta la catena del valore in modo che, entro il 2030, la UE possa rispondere ad almeno il 10% della domanda interna in materie prime. Nel contempo, sempre entro la fine del decennio, i Ventisette devono essere autonomi per il 40% nella lavorazione e la raffinazione di questi elementi e per almeno il 15% nel loro riciclaggio. I Ventisette saranno chiamati a facilitare i permessi (l'iter dovrà essere ridotto a 24 mesi per l'estrazione e a 12 mesi per il riciclaggio).
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Dombrovskis: affidabilità delle fonti in un contesto competitivo
Parlando a un gruppo di giornali europei, tra cui Il Sole 24 Ore, il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha spiegato che l'obiettivo di Bruxelles è di far sì che «in un contesto competitivo le fonti di approvvigionamento siano affidabili». L'ex premier lettone si aspetta che la domanda mondiale in terre rare cresca di 5-6 volte entro il 2030 e di 6-7 volte entro il 2050.
La domanda di litio potrebbe aumentare di 12 volte entro il 2030 e di 20 volte entro il 2050. Il regolamento specifica che entro il 2030 «non più del 65% del consumo annuo dell’Unione di ciascuna materia prima strategica, in ogni fase della sua lavorazione, possa provenire da un solo Paese terzo».
L'obiettivo è di ridurre la dipendenza dalla Cina. Il vicepresidente Dombrovskis guarda quindi a nuovi accordi con il Cile, la Nuova Zelanda, la Norvegia, la Groenlandia, l'Argentina, la Repubblica democratica del Congo, il Ruanda, oltre a quelli appena firmati con la Namibia e il Kazakhstan. Attualmente, il 99% del boro, usato nelle tecnologie eoliche, giunge dalla Turchia; il 63% del cobalto mondiale, utilizzato nelle batterie, proviene dalla Repubblica Democratica del Congo; il 97% del magnesio arriva dalla Cina.
Coordinamento nello stoccaggio
Il testo legislativo, che andrà ora approvato dal Parlamento e dal Consiglio, prevede il coordinamento tra i Ventisette nello stoccaggio. Il finanziamento di questa politica potrà avvenire tramite denaro privato, ma anche denaro pubblico, vuoi comunitario, vuoi statale.
L'intento della Commissione è chiaro e comprensibile. Dovrà fare i conti sul fronte esterno con la concorrenza internazionale e la buona volontà dei paesi produttori. Emerge una potenziale contraddizione: i Ventisette esigono maggiore sensibilità ambientale da parte dei loro partner, ma nel contempo hanno urgente bisogno di terre rare in paesi terzi.
Sul versante interno, la stessa questione autorizzativa non è banale. In molti paesi, l'estrazione di materie prime può essere molto controversa.
«La proposta è un buon inizio – ha commentato qui a Bruxelles il direttore generale dell'associazione imprenditoriale Business Europe Markus J. Beyrer - ma sono necessari ulteriori miglioramenti per rendere il regolamento praticabile per le imprese (…) Sarà importante non sovraccaricare le aziende con impegni amministrativi. Tra le altre cose bisognerà mantenere al minimo assoluto i nuovi requisiti di informazione e divulgazione da parte delle aziende».
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