Matrimonio dopo gli «anta»? Il mantenimento alla moglie è mini
Quando il divorzio arriva a interrompere un’unione celebrata dopo i 40 anni, secondo la Cassazione si ripristina la situazione di prima del «sì»
di Patrizia Maciocchi
1' di lettura
Salire sull’altare dopo i 40 anni riduce la possibilità di vedersi riconosciuto un cospicuo assegno di divorzio compensativo, specialmente se le nozze durano poco, perché non si possono mettere sul piatto grandi rinunce. La Cassazione (ordinanza 20471) gela le aspettative di chi, non più giovanissimo, pensa di aver trovato il compagno di una vita o, male che vada, un supporto economico per supplire all’assenza di un lavoro. Gli ermellini respingono così il ricorso di una signora di 53 anni, contro il taglio dell’assegno da 600 euro a 400, disposto dalla Corte d’Appello dopo il divorzio.
Una riduzione decisa malgrado il divario reddituale tra i due: lei senza lavoro, lui impiegato nell’azienda di famiglia, dove si era rifiutato di accogliere anche l’ex moglie. La Cassazione ricorda che ormai l’assegno ha solo una natura assistenziale, o perequativa. Per quest’ultima serve però la prova del contributo dato durante il matrimonio al nucleo familiare e alla crescita economica del coniuge obbligato all’assegno. E pesa il sacrificio delle proprie aspettative, a iniziare dalla carriera. Dopo gli «anta» è difficile dimostrare tutto questo, difficile congedarsi con la famosa frase «ti ho dedicato gli anni più belli della mia vita». Per la Suprema corte, alla fine, il divorzio ripristina solo la situazione che c’era prima. Nè il marito, nel caso specifico, era tenuto ad assumere la ex moglie nell’impresa di famiglia, in cui non aveva mai lavorato. Anche perchè i rapporti erano tutt’altro che distesi per l’ombra di tradimenti da parte di lui.
- Argomenti
- Cassazione
- assegno
- Corte d'Appello
loading...