La Cattolica inaugura l’anno accademio e celebra il centenario con Mattarella
di Redazione Scuola
2' di lettura
Un anno accademico particolare quello che si è aperto ieri a Milano per l'Università Cattolica del Sacro Cuore che celebra i 100 anni dalla sua fondazione in piena pandemia Covid. L'occasione ha riunito non solo personalità accademiche e religiose, a partire dal rettore Franco Anelli e monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ma anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha presenziato in collegamento dal Quirinale.
Ad aprire la giornata così importante per l'ateneo, fondato nel 1921 da padre Agostino Gemelli, Ludovico Necchi, monsignor Francesco Olgiati, Armida Barelli ed Ernesto Lombardo, è stata la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Delpini nella Basilica di Sant'Ambrogio.
L’arcivescovo nella sua omelia ha sottolineato la spiritualità delle matricole e dei docenti. «Questo anno centenario, in questo contesto così strano e complicato, faticoso e tribolato non si viva con la solennità della celebrazione soddisfatta dei risultati conseguiti, ma piuttosto come l'umile, operosa, fiduciosa accoglienza della Parola che chiama a conversione», ha esortato l'arcivescovo di Milano.
Un anno difficile questo ma che nulla toglie allo spirito di ricerca e di educazione dell'Ateneo, nato in un anno altrettanto difficile per il Paese come fu il 1921. «Le università esistono per questo, per dare un futuro ai giovani attraverso la conoscenza e così assicurare la continuità di una civiltà. E sono nate dalle crisi, per questo non dobbiamo temere della loro capacità di superarle», ha ricordato il rettore Anelli.
Nel suo saluto in veste di presidente dell'Istituto Toniolo, monsignor Delpini ha chiesto inoltre che l'Università Cattolica sia «gradita» ma soprattutto «inquieta», di quella inquietudine che significa che «gli ambiti di ricerca non possono essere solo quelli che “soddisfano i clienti”, ma devono essere quelli che aprono orizzonti, che inquietano gli studenti e i docenti, che spingono la ricerca».
Parole raccolte da Mattarella che indica in questa inquietudine, «condizione di sentirsi cittadini del mondo ma pellegrini al suo interno» e che è un sentimento «comune a tutti in qualche modo» il sentimento che è «alla base di ogni sforzo di ricerca».
Il Capo dello Stato ha poi espresso il suo apprezzamento per l'Ateneo «per aver mantenuto la sua funzionalità attenuando così le restrizioni e le privazioni che gli studenti hanno subìto», citando le parole di padre Gemelli, uno dei fondatori dell'Università: «Per essere educatori occorre dar credito ai giovani, a quei giovani che nel succedersi delle generazioni mantengono sempre giovane l'ateneo».
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