ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di più All’Assemblea di Confindustria

Mattarella: le imprese sono veicoli di crescita e innovazione. Evitare concentrazioni di potere

«Democrazia - ha detto il capo dello Stato - è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro»

di Nicoletta Cottone

Mattarella all'assemblea di Confindustria: "Non cedere ad ansie e paure, non cavalcarle"

4' di lettura

«La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali.
Nella libertà d’intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il “capitale sociale” di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire», ha detto il capo dello Stato all’Assemblea di Confindustria, all’Auditorium Parco della musica di Roma. «È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili».

Non cedere alla tentazione di cavalcare paure

«Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura», ha detto il capo dello Stato. Due i “possibili errori: una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti secondo cui a fronte delle sfide che «la vita ci presenta, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni». «Oppure - ancor peggio - cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle».

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Troppi giovani cercano lavoro all’estero per la povertà delle offerte retributive

Prima di ogni altro fattore, ha ricordato il capo dello Stato, «a muovere il progresso è, infatti, il “capitale sociale” di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all'estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili».


Il richiamo a Einaudi: la salvezza si deve a noi stessi e ai popoli Ue

Moltissime le citazioni del capo dello Stato. Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento, che il 31 marzo del 1947, nelle Considerazioni finali da Governatore della Banca d’Italia, a poche settimane dall’assumere le funzioni di vice presidente del Consiglio e ministro del Bilancio del Governo De Gasperi, scriveva a proposito della situazione economica: È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi». Oggi, ha detto Mattarella, diremmo: a noi stessi e agli altri popoli coi quali abbiamo deciso di raccoglierci nell'Unione europea».

Imprese veicoli di crescita

«Le imprese sono veicoli di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione, moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power. E sono, anche, agenti di libertà. Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale. È una delle prime responsabilità sociali dell'impresa. Naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive», ha sottolineato il capo dello Stato nel corso del suo intervento.

Evitare concentrazioni di potere

«Evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni.
Vale per le imprese, a proposito delle quali possiamo parlare di concorrenza all’interno di un mercato libero. E la lotta ai monopoli ne rappresenta capitolo importante», ha sotolineato il capo dello Stato nel suo discorso all’Assemblea di Confindustria. Le aziende, ha detto Mattarella, «sono al centro di un sistema di valori, non solo economici. Siete voi, a ricordare, anche a me, che l’impresa ha responsabilità che superano i confini delle sue donne e dei suoi uomini e, aggiungo, dei suoi mercati». E ha aggiunto: «Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco. Il principio non è quella della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione. Il modello lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l’Italia e l’Europa».

La sicurezza sul lavoro interpella la coscienza di ciascuno

«È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia - ha detto il capo dello Stato - è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro. Indipendentemente dall’ovvio rispetto delle norme, sarebbero incomprensibili imprese che – contro il loro interesse - non si curassero, nel processo produttivo, della salute dei propri dipendenti. Incomprensibili se non si curassero di eventuali danni provocati all’ambiente, in cui vivono e vivranno. Incomprensibili – e di breve durata - se non sapessero guardare al futuro».

Crescono le disuguaglianze

Al centro della Costituzione, ha ricordato Mattarella, ci sono «i diritti della persona umana non quelli del presunto “homo oeconomicus”. Ecco, quindi, il riferimento all'utilità sociale. Era l’Abate Galiani a dirci – anche lui nel ‘700 - che “la tirannide è quel governo in cui pochi diventano felici a spese e col danno di tutto il rimanente, che diventa infelice”. Il crescere delle disuguaglianze rischia di rendere attuale questo scenario».

La citazione di Roosevelt sul legame fra economia e democrazia

Poi il capo dello Stato ha ricordato il discorso con cui Franklin Delano Roosevelt inaugurò la sua presidenza degli Stati Uniti novant’anni fa. Utilizzò, ha ricordato Mattarella, «una locuzione divenuta, giustamente, famosa, che calza a proposito: “la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa, l'irragionevole ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso». Era l'epoca «della Grande depressione economica del 1929 e si fu capaci di passare al New Deal, al “nuovo patto” che vide gli Stati Uniti affrontare i drammatici problemi economici e occupazionali che li avevano devastati, assumendo la leadership del mondo libero. Oggi siamo in una condizione, fortunatamente, ben diversa, che ci conduce, comunque, a richiamare il legame, per quanto possa a molti apparire scontato, tra economia e democrazia». E ha ricordato che «una economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità».

La visione lungimirante di Carlo Cattaneo

Poi la visione lungimirante di Carlo Cattaneo «che già nel 1864 ammoniva: ”Prima di ogni lavoro, prima di ogni capitale, quando le cose sono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera e imprime in esse, per la prima volta il carattere della ricchezza”. Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici. Siete voi, a ricordare - anche a me - che l’impresa ha responsabilità che superano i confini delle sue donne e dei suoi uomini; e, aggiungo, dei suoi mercati».

L'economia civile di Antonio Genovesi

Mattarella ha parlato del «concetto ampio di “economia civile” che trova nella lezione dell'illuminismo settecentesco napoletano e, puntualmente, in Antonio Genovesi, un solido riferimento. Qual è un principio fondamentale della democrazia? Evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni. Vale per le imprese, a proposito delle quali possiamo parlare di concorrenza all’interno di un mercato libero. E la lotta ai monopoli ne rappresenta capitolo importante».



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