la nomina di mattarella

Mattarella nomina Liliana Segre senatrice a vita: il valore della memoria

Liliana Segre e il ricordo dell'inferno di Auschwitz

4' di lettura

L’importanza della memoria. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato senatrice a vita, ai sensi dell’articolo 59, secondo comma, della Costituzione, Liliana Segre per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale. Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Mattarella ha informato telefonicamente la neo senatrice a vita della nomina. Liliana Segre è stata deportata ad Aushwitz quando era bambina. Reduce dell’olocausto,è sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, testimone vivente degli orrori della Shoah. È la prima nomina a senatore a vita decisa da Mattarella. Con l’arrivo a Palazzo Madama di Segre, i senatori a vita diventano sei: cinque che devono la loro nomina al Quirinale e uno è senatore a vita di diritto, l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Segre: porterò al Senato la voce di chi subì leggi razziali
«Il Presidente ha voluto onorare, attraverso la mia persona, la memoria di tanti altri in questo anno 2018 in cui ricorre l’80esimo anniversario delle leggi razziali», si legge nella nota con cui la neo senatrice a vita ha commentato la nomina -. Sento dunque su di me l’enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell’oblio. Le voci di quelle migliaia di italiani, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l’umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società
dei cittadini “di serie A”».

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Gentiloni: da senatrice indicherà valore memoria
«La vita di Liliana Segre è testimonianza di libertà. Da senatrice ci indicherà il valore della memoria. Una decisione preziosa a 80 anni dalle leggi razziali». Così Gentiloni su twitter dopo la nomina a senatrice a vita.

Ebrei italiani: commozione per Segre senatrice a vita
«A nome di tutte le comunità ebraiche in Italia - è stato il commento della presidente Ucei Noemi Di Segni -, esprimo la nostra commozione per la decisione del Presidente Mattarella» che «risponde esattamente alla profonda esigenza di assicurare che l’istituzione chiamata a legiferare abbia a Memoria quanto avvenuto nel passato e sappia in ogni atto associare al formalismo della legge anche l’intrinseca giustizia e rispondenza ai fondamentali principi etici, in un contesto sempre più preoccupante nel quale l’oblio rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale».

Il rabbino capo di Roma Di Segni: gesto importante
«Il presidente Mattarella ha fatto un gesto del quale dobbiamo tutti essergli grati», è stato il commento del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. «La scelta del presidente porta al centro dell’attenzione il ricordo della sofferenza e della discriminazione e che ci sia un testimone in Parlamento è un segno molto importante».

È una dei 25 bambini italiani sopravvissuti, su 776, a Auschwitz
Nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno, una famiglia ebraica ma laica, Liliana Segre è una dei 25 bambini italiani sopravvissuti, su 776, al campo di concentramento di Auschwitz. Rimase vittima delle leggi razziali del fascismo all’età di 8 anni, quando nel settembre del 1938 fu costretta ad abbandonare la scuola elementare, iniziando l’esperienza dolorosa e terribile della persecuzione. Il 7 dicembre 1943, unitamente al padre e a due cugini, cercò invano, con l’aiuto di alcuni contrabbandieri, di riparare in Svizzera. Venne tuttavia catturata dai gendarmi del Canton Ticino e rispedita in Italia dove, il giorno successivo, fu tratta in arresto a Selvetta di Viggiù (Va). Dopo sei giorni nel carcere di Varese venne trasferita dapprima a Como e alla fine a Milano-San Vittore, dove rimase detenuta per 40 giorni.

Nel gennaio ’44 viene deportata
Il 30 gennaio 1944 venne deportata con il padre in Germania, partendo dal “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano. Raggiunto il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, fu internata nella sezione femminile. Non rivedrà mai più il padre, che morirà ad Auschwitz il 27 aprile 1944. Anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo (CO) il 18 maggio 1944, furono deportati ad Auschwitz, dove furono uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno dello stesso anno. Alla selezione, le venne imposto e tatuato sull’avambraccio il numero di matricola 75190. Durante la sua permanenza nel capo di concentramento fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni “Union”, di proprietà della Siemens, lavoro che svolse per circa un anno.

La liberazione il 1° maggio 1945
Il 27 gennaio 1945, sgomberato il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz per sfuggire all’avanzata dell’Armata Rossa, i nazisti trasferirono 56.000 prigionieri, tra cui anche Liliana Segre, a piedi, attraverso la Polonia, verso nord. Non ancora 15enne, fu condotta nel campo femminile di Ravensbrück e in seguito trasferita nel sotto campo di Malchow, nel nord della Germania. Fu liberata il 1° maggio 1945, unitamente agli altri prigionieri, dopo l’occupazione del campo di Malchow da parte dei russi. Tornò a Milano nell’agosto 1945. Nel 1990, dopo 45 anni di silenzio si rese per la prima volta
disponibile a partecipare ad alcuni incontri con gli studenti delle scuole di Milano, portando la sua testimonianza di ex deportata.

La Shoah a misura di bambino
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