ucciso 36 anni fa

Mattarella ricorda Dalla Chiesa: «Impegno incisivo contro le mafie»

di Redazione Roma

(Ansa)

4' di lettura

Trentasei anni fa il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fu ucciso in un vile agguato con la giovane moglie Emanuela Setti Carraro e con l’agente di scorta Domenico Russo. Nella ricorrenza del trentaseiesimo anniversario del vile agguato di via Isidoro Carini, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha dedicato un commosso omaggio alla memoria del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della signora Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo. Rinnovando alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo la sua solidale vicinanza e quella dell'intera comunità nazionale. Sul luogo dell'attentato, in via Carini, a Palermo, sono state oggi deposte delle corone di alloro. Presenti tra gli altri il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri, il prefetto Antonella De Miro, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e l'assessore regionale Roberto Lagalla. Alla cerimonia ha partecipato anche Nando Dalla Chiesa, il figlio del generale.

Esempio di fedeltà ai valori della democrazia
«Nella lotta alle organizzazioni terroristiche e mafiose, condotta con inflessibile vigore e nella consapevolezza del rischio estremo cui essa lo esponeva, il generale Dalla Chiesa ha dato esempio eccezionale di fedeltà ai valori della democrazia, di difesa della legalità e dello stato di diritto, sino al prezzo della vita. Il suo impegno generoso e intelligente ha fatto sì che strumenti e metodi innovativi- ha scritto in una nota il Capo dello Stato - rendessero più incisiva l'azione della Repubblica contro le più pericolose forme di criminalità».

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Il capo dello Stato ha ricordato quanto sia «vivo è il ricordo della carica di umanità e del rigore morale che hanno accompagnato l'azione di Carlo Alberto Dalla Chiesa nei diversi territori ed incarichi nei quali ha servito il Paese, anteponendo il bene comune a ogni altro interesse».

Rifiuto della cultura della violenza
«Dal sacrificio suo e delle altre vittime della barbara violenza mafiosa, che susciteranno sempre dolore e indignazione profondi, le istituzioni e la società traggono tutt'oggi energia e determinazione per riaffermare i valori della convivenza democratica, nell'assoluto ed irrinunciabile rifiuto della cultura della violenza, della prevaricazione e della sopraffazione, tipiche di ogni azione criminale. Nell'impegno di quanti agiscono quotidianamente a difesa della libertà, della giustizia e della civile convivenza, vive la memoria della loro testimonianza».

Casellati: fu uno dei simboli dell’Italia migliore
Anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha voluto ricordare il generale Dalla Chiesa, «uno dei simboli dell'Italia migliore. La sua determinazione, le sue straordinarie capacità investigative, la sua rigorosa onesta', rappresentano un esempio da seguire per quanti con coraggio proseguono la lotta contro l'arroganza, la prepotenza e la violenza mafiosa. Il bisogno di legalità e la speranza degli italiani onesti crescono e si fortificano anche tenendo vivo il ricordo di uomini come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che, dalla lotta partigiana a quella contro terrorismo e mafia, fu sempre con generosità e competenza al servizio del suo Paese».

Candiani: «Lotta alla mafia è priorità governo»
«La mafia non è una questione siciliana, ma deve interessare il Paese. Il generale Dalla Chiesa ci ha insegnato che le ramificazioni delle cosche si sono ben estese anche fuori dal Paese. Noi dobbiamo essere molto determinati a rispettare la memoria a chi ha perso la vita per difendere i cittadini andando a colpire la mafia dove ha gli interessi più forti», ha detto Stefano Candiani sottosegretario del ministero dell'Interni a margine della commemorazione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente Domenico Russo. «Bisogna rendere le persone libere con il lavoro - ha aggiunto il sottosegretario - bisogna rendere libere le persone dalla dipendenza economica. Bisogna fare in modo che quei diritti che i cittadini chiedono allo Stato non vengano assicurati loro dall'associazione mafiosa».

Gaetti: Dalla Chiesa simbolo della lotta delle istituzioni contro la mafia
A Palermo per la commemorazione anche il sottosegretario all'Interno Luigi Gaetti che ha voluto ricordare Dalla Chiesa come simbolo della lotta delle istituzioni contro la mafia: «Tutti noi italiani abbiamo il dovere di custodire, tramandare e mettere in pratica quotidianamente l'insegnamento del generale Dalla Chiesa, ciascuno nei propri ambiti di competenza e di responsabilità. Ciò non risponde soltanto a un imperativo morale, ma anche, e soprattutto, all'esigenza di consolidare, nel codice genetico della nostra collettività, quei tratti di integrità e di affidabilità necessari ad un Paese civile».

Maria Falcone: il suo ricordo resta vivo
«Trentasei anni sono tanti, ma il ricordo del generale Carlo Alberto dalla Chiesa resta vivo, non solo nei palermitani, ma in tutti gli italiani. Venne in Sicilia che era già un'icona della lotta a difesa delle istituzioni democratiche, ma l'Italia aveva ancora bisogno di lui, perché la sua nomina a prefetto era un messaggio chiarissimo: si schierava a Palermo l'uomo che aveva sconfitto il terrorismo delle Br per combattere la mafia con la stessa determinazione», ha sottolineato Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci e presidente della Fondazione che del magistrato porta il nome, ricordando il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso a Palermo 36 anni fa.

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