Mattarella ricorda le vittime del terrorismo. «All’Italia serve confronto e rispetto»
Il presidente della Repubblica rievoca in via Caetani il sacrificio dell’onorevole Aldo Moro
di Nicola Barone
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«La democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto. È una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza. L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini. È questo l’insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell’eversione». Dunque « mai più violenza politica, mai più stragi». Il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi è cominciato con la deposizione da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di una corona di fiori in via Caetani davanti alla lapide che ricorda il sacrificio dell’onorevole Aldo Moro.
Si è parlato troppo di terroristi, poco delle vittime
«Si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi. Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata», ragiona il Capo dello Stato. «Meno si è, invece, scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche». Ma per Mattarella «ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella. Eppure sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia italiana».
Aldo Moro, un uomo pervaso dall’amore
Aldo Moro, un uomo «pervaso dall’amore e dal rispetto per la democrazia e per lo Stato, animato da spirito di libertà e di solidarietà». Sono le parole con cui il presidente della Repubblica rievoca il sacrificio del grande politico democristiano. «Le cifre di quei tragici eventi sono impressionanti: quasi 400 vittime per il terrorismo interno, ai quali vanno aggiunti i caduti per il più recente fenomeno del terrorismo internazionale. Tra di loro appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, militari; uomini politici e attivisti; manager e sindacalisti; giornalisti; ignari passanti, tra cui donne e bambini. Tutti erano in pericolo, nessuno fu risparmiato. Ciascuno di loro fa parte, a pieno titolo, della storia repubblicana».
I “cattivi maestri” hanno sostenuto la violenza
La ferita inferta ai familiari dei caduti, dice ancora Mattarella, « è una ferita inferta al corpo della Repubblica, fondata sulla nostra Costituzione. Una Costituzione che parla di libertà, di democrazia, di responsabilità, di solidarietà, di rispetto di ogni persona. I terroristi e i loro complici - così come i cattivi maestri che hanno sostenuto e propagandato la violenza politica - hanno attentato alla vita di donne e uomini, con l’obiettivo dichiarato di scardinare l’ordinamento democratico».
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