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Meccanica, la gelata è realtà: produzione in caduta del 2,1%

L’osservatorio di Federmeccanica, presentato ieri a Roma dal direttore generale Stefano Franchi, evidenzia come complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2022 la produzione è mediamente diminuita dello 0,6%

di Giorgio Pogliotti

 La frenata più importante riguarda la metallurgia

3' di lettura

Archiviato il primo semestre con un andamento altalenante, l’attività produttiva metalmeccanica è in peggioramento nel terzo trimestre. Anche le previsioni per i prossimi mesi sono negative, complice l’incertezza per gli incrementi dei prezzi dell’energia e delle materie prime dovuti al prolungamento della guerra in Ucraina, e la politica “zero Covid” della Cina. Tra luglio e settembre i volumi di produzione rispetto al trimestre precedente hanno evidenziato una sostanziale stabilità (+0,1%)- con un trend in frenata dopo +1,1% del secondo rispetto al primo trimestre -, mentre nel confronto con lo stesso periodo del 2021 si registra un calo del 2,1% (dopo il -1,2% del precedente trimestre).

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L’ossservatorio di Federmeccanica, presentato ieri a Roma dal direttore generale Stefano Franchi, evidenzia come complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2022 la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021, a fronte della variazione positiva dell’intero comparto industriale (+0,8%). «Si profila una tempesta perfetta che sta lambendo il nostro settore - ha sintetizzato Franchi -, il quadro è preoccupante e la capacità di resilienza delle nostre imprese va progressivamente assottigliandosi».

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Guardando ai singoli comparti, nei primi nove mesi dell’anno sono diminuite le attività della Metallurgia (-7,9% sullo stesso periodo del 2021), la fabbricazione di Prodotti in metallo (-3,9%) e di Macchine e apparecchi elettrici (-2,8%), la produzione di Autoveicoli e rimorchi (-1,6%). Segno più, invece, per fabbricazioni di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione (+7,2%), Altri mezzi di trasporto (+3,5%).

Andiamo in controtendenza rispetto agli altri paesi dell’Unione europea, considerando che la produzione metalmeccanica in media è aumentata dell’1,8% rispetto ai primi nove mesi del 2021. Più nel dettaglio, a fronte del nostro -0,6%, la Spagna segna un +2,5%, la Francia +1,4%, e la Germania +0,9%. Anche su un punto di forza della nostra meccanica, l’export, il segno resta positivo, ma è in progressiva frenata: l’incremento di gennaio-settembre è del 13,5% sullo stesso periodo del 2021, con una dinamica in attenuazione nei singoli trimestri, mentre le importazioni sono cresciute del 23,2%. L’incremento maggiore dell’export è verso i paesi dell’Ue (+15%) rispetto all’extra Ue (+11,8%). I flussi diretti in Germania sono aumentati del 13,1%, quelli per la Spagna del 20,8%, per gli Usa (+25,3%). In caduta i flussi per Russia (-19,5%) e Cina (-4,3%).

Guardando al futuro, dall’indagine condotta tra le imprese emergono aspettative di una contrazione dell’attività produttiva e occupazionale. L’83% ha avuto impatti significativi sui costi di produzione dai rincari delle materie prime, che nell’8% dei casi porteranno all’intrerruzione dell’attività (7% nella scorsa indagine), nel 51% alla riorganizzazione del lavoro e nel 23% alla riduzione degli investimenti. Il 26% delle imprese prevede incrementi di produzione, a fronte del 28% che pronostica riduzioni: il saldo negativo ci riporta al pieno della pandemia. Il 23% delle imprese intervistate è soddisfatto del portafoglio ordini, ma era il 27% nella precedente indagine. Il 17% ritiene di dover aumentare nel prossimo semestre i livelli occupazionali (rispetto al precedente 21%). Cresce la quota di imprese che giudicano “cattiva o pessima” la liquidità aziendale: il 14%, valore analogo al dopo lockdown.

Franchi ha rilanciato l’appello inviato dall’assemblea generale del 5 novembre: «Bisogna mettere al centro l’industria e il lavoro, non servono segnali ma interventi strutturali. Occorre fare presto».

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