Medea sciamana novecentesca
La Medea di Euripide, per la regia di Federico Tiezzi, fino al 24 giugno è in scena al Teatro Greco di Siracusa appartiene a un mondo dove il flusso del tempo volta le spalle alle lancette del coro
di Filippo Brunamonti
3' di lettura
Una sciamana del Novecento che mette in contatto terra e cielo. Una sacerdotessa che osa spaventare l'inconscio. La Medea di Euripide, per la regia di Federico Tiezzi appartiene a un mondo dove il flusso del tempo volta le spalle alle lancette del coro. Con passo progressivo, la figlia di Eete, re della Colchide, scaccia la paura per gli spettri e per le fauci di coccodrilli che superano l'antropomorfismo dei più plastici alligatori disneyani (Bianca e Bernie o Peter Pan). Il suo è uno sguardo tribale, arcaico.
Nei cambi di scena, sotto le stelle-fiammelle del Teatro Greco, ai figli avuti da Giasone viene persino calata una testa di coniglio sacrificale, mentre vertigine e delirio si impossessano dell'impianto e ogni immagine o vibrazione libera il teatro dai vincoli del cocciopesto, dell'orchestra e della cavea intera, in un tapis roulant di lugubri incubi.
Madre infaticida, tirannicida
All'entrata in scena di Medea (Laura Marinoni), dopo che la nutrice ha narrato come dalla Colchide la principessa discendente dal Sole abbia seguito Giasone fino a Corinto, solo per essere poi abbandonata in favore di Glauce, la figlia del re Creonte, il teatro greco di Siracusa muta in una fabbrica fantasmagorica, uno scampanellio d'arte visiva che parte da lontano, forse proprio da Medeamaterial (1988) di Heiner Müller, con Marion D'Amburgo, e qui si fa vero e proprio rito sociale. Non a caso, nel sangue della Compagnia Lombardi Tiezzi si specchiano le opere di Alighiero Boetti, Mario Schifano, Gae Aulenti, con i quali Tiezzi ha collaborato, fino ad Alessandro Mendini e Franco Raggi o a musicisti contemporanei come Brian Eno e Jon Hassell. “Il primo viaggio che ho fatto con il mio compagno è stato a Siracusa. Frequentavamo il ginnasio e volevamo vedere la Magna Grecia. Ricordo ancora l'odore degli oleandri che circondavano il teatro” ci dice il regista. “Nel 2015 mi ero misurato con Ifigenìa in Àulide che Euripide scrisse alla corte di Archelao. Usando termini che hanno a che vedere con Jean Genet o con altri teorici del teatro, a Siracusa si ha l'improvvisa sensazione che il teatro sia esso stesso l'oggetto di un rito”. Nel lavoro di equipe, tra gli altri, si distinguono Marco Rossi (scenografo), Giovanna Buzzi (costumista) e Francesca Della Monica (maestra del coro); la traduzione di Massimo Fusillo decostruisce lo spazio rendendo quel teatro il luogo di innesco di un sogno.
Henry James
L'altare dei morti di Henry James spalanca quindi la porta al Mondo magico di Ernesto De Martino, un semimondo trafitto dalla società post-industriale di Giasone. E quando il testo euripideo diventa un dramma borghese alla Henrik Ibsen, ecco avanzare canti haitiani, lingue missionarie, Africa, cattolicesimo romano... La Medea, all'interno della stagione teatrale dell'Istituto Nazionale Dramma Antico, è una strega affine a Danza di morte di August Strindberg o alla Nora di Casa di bambola. Nel rapporto Giasone-Medea, confida Tiezzi, ci sono l'attrazione e l'incomunicabilità delle coreografie di Pina Bausch.
Rasa al suolo, di conseguenza, la pennellata tetragona della coppia: a Giasone, il cinico avventuriero che si imborghesisce, portatore di una violenza neo capitalista (la violenza dell'esclusione), si oppone quella materica di Medea. Ogni interprete non tradisce però la linea d'ombra di chi sente il ‘nulla' quando ama e odia. Un nulla e una pasisone ben nutriti: certi passaggi di toni e di fiati somigliano decisamente a Wolitz e Pollock. “Per parecchi anni di seguito, il pomeriggio del venerdì santo, ho visto in televisione La passione di Giovanna d'Arco” racconta Tiezzi. “Ricordo che mia madre, in casa, accostava due sedie e, anche se non so il perché, guardavamo quel film insieme. Il senso di partecipazione che ho provato stando con lei - il mio braccio che sfiorava il suo, quel sentimento di comunione di fronte alle immagini di Dreyer - è indicibile. So solo che, da quando ho iniziato questo mestiere, è quel che cerco, e cercherò sempre, in quel meraviglioso rito sociale chiamato teatro”.
Medea di Euripide, regia di Federico Tiezzi, Teatro Greco di Siracusa, fino al 24 giugno
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