Medicina personalizzata: Europa e Regioni per fare la differenza
L’enorme mole di dati disponibili, se efficacemente usata, può segnare un cambio di passo nello studio e nella cura di molte malattie
di Luigi Cajazzo *
2' di lettura
Lo scorso 22 marzo si è tenuto a Bruxelles, presso la sede di Regione Lombardia, un incontro dal titolo Bringing personalised medicine in people's hands: the role of European regions.
L'evento, collocato nel contesto del progetto europeo Regions4PerMed, dedicato al ruolo delle Regioni nell'implementazione della medicina personalizzata e coordinato dalla Fondazione Toscana Life Sciences, ha visto la partecipazione di Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica per la Lombardia ed altri qualificati partner, come l'Agenzia della Ricerca Sanitaria della Galizia, il Ministero della Scienza, Cultura e Turismo della Sassonia, la Wroclaw Medical University e l'Autorità Regionale della Bassa Slesia.
Alla presenza di autorevoli esponenti del Parlamento europeo è stato fatto il punto sul ruolo chiave che Europa e Regioni possono svolgere nell'implementazione della medicina personalizzata, affinché quest'ultima possa sempre più divenire strumento privilegiato per un'assistenza di qualità e “su misura” per i pazienti dell'Unione.
“La cura giusta, per il paziente giusto, al momento giusto” è la chiave di volta per spingere i sistemi sanitari verso un approccio preventivo e predittivo, abbandonando il tradizionale metodo reattivo. E ciò è possibile grazie alle nuove conoscenze, alle nuove tecnologie e, soprattutto, grazie all'enorme mole di dati che possono davvero, se efficacemente usati, segnare un cambio di passo nello studio e nella cura di molte malattie. Si pensi ai dati di omica e di genetica relativi ai casi trattati e alle relative informazioni sul rischio individuale: informazioni che possono consentire di anticipare i trattamenti e identificare le cause eziopatogenetiche, facilitando lo sviluppo di terapie in grado di agire con precisione sul singolo meccanismo patologico.
Tutto questo, che pure è a portata di mano, rischia di essere vanificato senza un'azione coordinata basata su un pilastro irrinunciabile: la condivisione di dati, di tecniche, di studi clinici, di esiti di cura. In definitiva, la condivisione del sapere che in nessun ambito, come in quello della Salute, può essere così incisiva da cambiare davvero la storia della Medicina e dell'Umanità.
Per fare questo, occorre superare gli ostacoli non semplici che abbiamo di fronte: primo fra tutti quello della non interoperabilità dei sistemi informativi. L'Europa gioca un ruolo chiave e il Regolamento 2021/522 del Parlamento e del Consiglio del 24 marzo 2021 va sicuramente nella direzione giusta, stabilendo di “rafforzare l’uso e il riutilizzo dei dati sanitari per la fornitura di assistenza sanitaria e per la ricerca e l’innovazione” e di sostenere “la creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari”.
Su questo spazio comune occorre anche definire regole e standard sempre più condivisi, per garantire a tutti i cittadini europei le medesime possibilità di cura. E su questo stesso spazio comune le Regioni, più vicine ai territori e ai professionisti che vi operano, devono costruire una assistenza “su misura”, attraverso interventi culturali e strutturali che facciano della prevenzione un caposaldo di ogni sistema sanitario, che rendano reale la sinergia tra medici di medicina generale e specialisti ospedalieri, che esaltino il valore della ricerca come unica via per una Sanità migliore.
* Direttore Generale Fondazione Ricerca Biomedica Lombardia
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