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Mediobanca, il 2% del capitale per i banker di Messier Maris

di Antonella Olivieri

(Agf)

3' di lettura

In gioco c’è il 2% del capitale di Mediobanca, una quota superiore a quella di molti pattisti, ma è ad erogazione decennale e serve per “fidelizzare” i banker di Messier Maris & Associés, la banca d’affari francese recentemente acquisita con l’utilizzo di azioni proprie come moneta di pagamento. L’operazione permetterà a Piazzetta Cuccia di entrare dalla porta principale nei circoli ristretti della finanza transalpina, con i due banker ex Lazard, Jean-Marie Messier e Erik Maris che hanno fondato la boutique parigina nel 2010 e in meno di dieci anni sono riusciti a farne il terzo player del settore, dietro a Rothschild e Lazard.

Un terzo del controvalore pattuito - in totale circa 160 milioni per il 100% - è già stato corrisposto ai cinque partner di MMA e il resto verrà appunto rateizzato nel decennio, con una parte delle azioni vincolata e un’altra parte liberamente liquidabile. In questo modo i partner francesi resteranno responsabilizzati sulla conduzione della banca d’affari, che manterrà piena indipendenza gestionale e non si fonderà (almeno, per ora non è previsto) con Mediobanca France, che metterà però a disposizione i suoi prodotti di corporate e investment banking.

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L’operazione è nata un po’ per caso, da un rapporto personale che si era costituito tra l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ed Erik Maris, ai tempi in cui il primo era alla ricerca di un nuovo capo delle attività in Francia e il secondo lavorava ancora in Lazard. Ma la formula, se si dimostrerà efficace, potrebbe essere replicata per realizzare altre acquisizioni. Di certo l’operazione ha suscitato interesse nel settore, considerato che persino dagli Usa sono arrivate richieste di informazioni a riguardo.

A parte il fatto che il buy-back nel caso andrà riaperto (l’attuale ha un tetto del 3% del capitale), non sarà però per Kairos che lo schema dell’acquisizione per carta sarà replicato, a prescindere dall’ordine di grandezza dell’operazione che è il triplo di quella appena condotta in porto dall’altra parte delle Alpi. Julius Baer, che è l’attuale proprietario del fondo, vuole uscire e il fondatore, Paolo Basilico (tra l’altro ex Mediobanca) se ne è andato e con lui altri gestori senior. Mediobanca però sta considerando l’ingresso sul mercato dei fondi di taglio particolare, dove l’utilizzo della carta azionaria come merce di scambio potrebbe rivelarsi la chiave giusta per aprire le porte di realtà “artigianali” strutturate a partnership. Si vedrà.

Per ora, sottolinea Nagel «abbiamo individuato un partner che segue i clienti con il nostro approccio “à l’ancienne”, con banker senior in grado di fare la differenza nelle transazioni più complesse e sofisticate, riuscendo a mantenere l’imprenditorialità dei professionisti affiliati in un gruppo più grande, il nostro». «La Francia per noi è molto importante - sottolinea l’ad di Mediobanca - perché è il secondo Paese per revenue pool di investment banking in Europa e ci sono molte opportunità: medie imprese alle quali ci dedicheremo – deal da 300 milioni a 1 miliardo - grandi imprese, private equity e fund manager che guardano a operazioni nei diversi Paesi d’Europa».

Il ritorno al passato è solo apparente, dal momento che sessant’anni fa tra l’istituto di Enrico Cuccia e la Lazard di Andrè Meyer l’intreccio partecipativo era basato su relazioni personali irripetibili, anche se di fatto non aveva inciso più di tanto sugli affari. MMA, senza comportare sacrifici in termini di assorbimento di capitale, porterà in dote 50 milioni di commissioni da M&A (che si confrontano con i 65 milioni contabilizzati da Mediobanca) e 15 milioni di utili. Nel wholesale banking, in particolare, l’attività estera di Piazzetta Cuccia arriverà, per la prima volta, a pareggiare quella domestica.

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