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Mediobanca, Bolloré con Nagel: «Soddisfatti della sua gestione»

Il socio bretone di Mediobanca (la sua quota sfiora l’8%) prende le distanze da Leonardo Del Vecchio e si schiera in modo chiaro e inequivocabile a sostegno del ceo e della sua équipe

di Marigia Mangano

3' di lettura

Vincent Bolloré, socio forte di Mediobanca con una quota che sfiora l’8%, prende le distanze da Leonardo Del Vecchio e si schiera in modo chiaro e inequivocabile a sostegno del ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel. Di fronte alle voci, sempre più ricorrenti, di contatti in corso tra Del Vecchio, socio al 7% della banca milanese, e il finanziere bretone, Vincent Bolloré, tramite un portavoce, ha fissato alcuni punti fermi. «Non è vero, non c’è stato alcun contatto», ha fatto sapere a Il Sole 24 Ore. «Anche se siamo usciti dal patto di Mediobanca dopo vent’anni di presenza, siamo sempre stati, e siamo tuttora molto soddisfatti della gestione di Nagel e della sua equipe». Una posizione forte, quella del finanziere bretone, che, in uno scenario in cui si cercano di decifrare le alleanze in campo nel libro soci di Piazzetta Cuccia, assume un peso assai rilevante. Quell’8% di Mediobanca nelle mani di Bolloré, potenzialmente una quota che poteva fare da ago della bilancia nella partita in corso sull’istituto, sembra dunque schierarsi a difesa di Nagel, il cui operato, insieme al modello di business costruito intorno alla banca milanese è stato messo pubblicamente in discussione da Del Vecchio.

Il patron di Luxottica nei giorni scorsi ha fatto sapere che la sua idea di Mediobanca è quella di un istituto meno dipendente da Generali e Compass e più concentrato sull’investment banking. In proposito Del Vecchio, secondo quanto è stato possibile ricostruire, avrebbe chiesto al suo braccio destro e storico manager di Delfin, Romolo Bardin, di analizzare la struttura di bilancio di piazzetta Cuccia. Il documento messo a punto dall’amministratore delegato della finanziaria lussemburghese (che siede anche nel board delle Generali) avrebbe portato alla conclusione che i numeri di Mediobanca sembrano più a vicini a quelli di una holding che a quelli di una banca d’affari. E secondo Delfin, questo modello va ribilanciato.

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Il sondaggio in corso

Del Vecchio vorrebbe ora sondare gli azionisti per capire un eventuale interesse a cedere le loro quote o a supportare la sua azione rivolta a modificare il piano industriale che Nagel presenterà al mercato il prossimo 12 novembre e che si preannuncia all’insegna della continuità. Per tastare il polso al mercato Delfin ha al suo fianco il proxy advisor Georgeson, che l’ha assistito anche sul fronte Essilor, ma al momento si è ancora in fase valutativa e non sono state avviate inziative concrete di prese di contatto con gli investitori.

Del resto vicino agli storici soci del patto, c’è comunque una importante fetta di mercato, quasi il 40%, da convincere sulla bontà di una manovra, quella di Del Vecchio e del suo braccio destro Francesco Milleri, ancora tutta da decifrare. E che al momento si è limitata, subito dopo l’ingresso nel capitale, a sollevare pubblicamente solo una domanda: l’attuale “sistema Mediobanca” è efficiente o va rivisto?

Gli schieramenti

Intorno a questo interrogativo, le posizioni in campo stanno però piano piano emergendo. Bolloré, come detto, con la sua quota dell’8% sembra appoggiare il management di Mediobanca ed evidentemente l’operato del management. Insieme a lui alcuni azionisti di vecchia data dell’istituto, che sostengono gli assetti attuali di Mediobanca e sono anche pronti ad arrotondare le quote. È il caso delle famiglie Gavio (0,7%) e Doris (3,7%, tra quota Mediolanum e holding privata), per esempio. Più in generale risulta che gran parte degli azionisti del patto siano orientati a confermare il sostegno alla gestione attuale della banca. Più complessa da decifrare la posizione di UniCredit che nelle ultime partite giocate fuori dal capitale di Mediobanca, come nel caso del piano di sviluppo dello Ieo, si è mossa in sintonia con il patron di Luxottica e in passato ha sposato alcuni concetti riportati ora d’attualità da Delfin, come la necessità di un azionariato forte a difesa di Mediobanca e Generali. Unicredit, contattata da Il Sole24 Ore, non ha rilasciato commenti.

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  • Marigia Manganoinviato

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: Italiano, Inglese

    Argomenti: Finanza, automotive, tlc, holding di famiglia, banche e assicurazioni

    Premi: Premio internazionale Amici di Milano per i giovani, 2007, categoria giornalista

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