Mediobanca: da comitato nomine lista cda con Nagel e Pagliaro
Il comitato nomine di Mediobanca ha messo a punto la lista di candidati del cda in vista del rinnovo dei vertici, che sarà sottoposta il 20 settembre all’approvazione del board
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Il comitato nomine di Mediobanca ha messo a punto la lista di candidati del cda in vista del rinnovo dei vertici, che sarà sottoposta il 20 settembre all’approvazione del board.
Vista la mancanza di condizioni per un accordo con l’azionista Delfin, spiegano fonti finanziarie, il comitato ha lavorato insieme alla lead independent director Angela Gamba per individuare i profili adatti a sostituire i 4 consiglieri uscenti che hanno raggiunto i limiti di età (Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Carfagna, Maurizio Costa ed Elisabetta Magistretti), puntando su rappresentanti indipendenti, con equa presenza di genere e un mix di internazionalità e nazionalità e cercando competenze coerenti con gli obiettivi del piano industriale.
La rosa messa a punto insieme a Spencer Stuart va così nel segno della continuità operativa per quanto riguarda le posizioni di vertice, puntando alla conferma dell’a.d. Alberto Nagel e del presidente Renato Pagliaro.
Per il momento, secondo quanto si apprende, Delfin resta in una posizione attendista, valuterà la lista del cda e in base a essa deciderà il da farsi, vale a dire se presentare una propria lista corta (con quattro nomi) oppure lunga (fino a sette).
Il cda di Mediobanca potrà così varare la propria lista di candidati, con quattro new entry rispetto al board attuale, in anticipo rispetto al termine del 28 settembre (30 giorni prima dell’assemblea del 28 ottobre). Gli azionisti di minoranza hanno invece tempo fino al 3 ottobre.
Appare ormai certo, quindi, che in assemblea andrà in scena un confronto tra la lista del cda e quella di Delfin.
Resta da capire quale sarà il livello dello scontro, che sarebbe massimo in caso di presentazione di una lista “lunga” da parte del primo azionista: se la compagine di Delfin ottenesse la maggioranza del voto assembleare si potrebbe arrivare infatti a un cda spaccato a metà, composto da 7 rappresentanti di Delfin, 7 del board uscente e 1 di Assogestioni.
A rendere impossibile nelle ultime settimane un accordo con la holding fondata da Leonardo Del Vecchio , spiegano fonti vicine a Piazzetta Cuccia, è stato in primo luogo la mancata legittimazione del piano industriale già approvato e presentato al mercato, dato che Delfin chiedeva invece un impegno a collaborare alla definizione di un business plan.
La richiesta di 4 rappresentanti in cda, oltre che di avere voce in capitolo sulla scelta del presidente, secondo fonti di mercato appare inoltre in contrasto con l’impegno assunto da Delfin nei confronti della Bce di agire unicamente come investitore finanziario, senza quindi esercitare influenze dirette sulla gestione dell’istituto.
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