Mediobanca, Delfin rifiuta l’offerta di pace del Cda di Piazzetta Cuccia
È saltato il tentativo di accordo: gli eredi Del Vecchio giudicano «non in linea con le richieste» la proposta avanzata dal Cda di Mediobanca
di Al.G.
3' di lettura
In assenza di sorprese in extremis, il rinnovo del cda di Mediobanca vedrà due liste contrapposte all’assemblea del 28 ottobre. È saltato infatti il tentativo di accordo, dopo che ieri fonti finanziarie citate dall’Ansa hanno fatto sapere che la Delfin degli eredi Del Vecchio - primo socio in Piazzetta Cuccia con una quota di poco superiore al 19% - ha giudicato «non in linea con le richieste fatte in agosto» la proposta avanzata dal board di Mediobanca del 7 settembre.
Come anticipato da Il Sole24Ore di ieri, la proposta del board di Mediobanca puntava ad assegnare a Delfin i quattro i posti nel cda che si renderanno liberi con l’uscita dei consiglieri che hanno raggiunto i limiti di età previsti dallo statuto (75 anni), vale a dire Elisabetta Magistretti, Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Costa e Maurizio Carfagna. Oltre a questo, la proposta elaborata dal board uscente insieme al comitato nomine e al lead independent director Angela Gamba prevedeva di garantire una rappresentanza all’interno dei comitati endoconsiliari. Puntando su un accordo a più ampio respiro, il board di Mediobanca aveva proposto a Delfin di sottoscrivere un accordo triennale di collaborazione, da considerarsi di fatto un vero e proprio patto parasociale che prevedeva 22 obblighi a carico di Delfin tra cui quello di non votare per altre liste, di non promuovere o votare per la revoca del cda e a non aumentare le quote azionarie.
Impegni esaminati in poche ore e immediatamente, forse perché il numero uno di Delfin Francesco Milleri aveva già delega a trattare senza dover consultare i numerosi eredi Del Vecchio, ritenuti non accettabili dalla cassaforte di Essilux che a questo punto, secondo fonti finanziarie citate dall’Ansa, ritiene più conveniente presentare una propria lista e avere, nel peggiore dei casi, due consiglieri «liberi» piuttosto che i quattro legati dagli impegni chiesti da Piazzetta Cuccia. Senza escludere che Delfin decida di presentare una lista di minoranza “lunga” con al massimo 7 candidature.
Tra i temi oggetto del contendere, sempre secondo le indiscrezioni, vi sarebbe anche la riconferma del presidente uscente Renato Pagliaro che Delfin avrebbe voluto sostituire per marcare la discontinuità con un nuovo profilo da condividere con il board. C’è ancora spazio per ricucire? Apparentemente no, anche se ancora mancano più di due settimane al termine (28 settembre, che però di solito viene anticipata di qualche giorno) per la presentazione della lista del cda di Mediobanca mentre è fissata al 3 ottobre la scadenza per quelle di minoranza. Oltre a quella di Delfin, è attesa anche quella tradizionalmente presentata da Assogestioni.
In assenza di accordi si andrà dunque alla conta dei voti che vede la lista del cda di Mediobanca partire dal 10,9% del capitale detenuti dai soci del patto di consultazione a cui si aggiunge - stando al voto delle ultime assemblee - un 20-25% che fa capo agli investitori istituzionali. Dall’altra parte la lista di minoranza di Delfin, che parte dal suo 19,8% e che probabilmente attrarrà anche i voti delle azioni del gruppo Caltagirone (circa il 9%) con cui ha condiviso la sfida per il controllo delle Generali. Comunque andrà a finire la conta dei voti in Piazzetta Cuccia, la battaglia per il controllo della compagnia assicurativa pare destinato a continuare.
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