Mediobanca scivola, azioni non più utili per partecipare all'assemblea
Da inizio anno le quotazioni sono in rialzo del 29% circa. Il prossimo 28 ottobre i soci saranno chiamati anche a eleggere il nuovo cda
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Ancora vendite su Mediobanca a Piazza Affari, dove il titolo non è più sostenuto dagli acquisti di chi vuole prendere posizione in vista dell'assemblea del 28 ottobre. All'approssimarsi della record date del 19 ottobre e considerati i tempi tecnici per l'esecuzione degli ordini, infatti, i titoli comprati il 18 ottobre, e già in parte quelli del giorno precedente, non saranno depositabili in assemblea. Piazzetta Cuccia, dopo poche ore dall'avvio degli scambi, cede così più del 2% (dopo il -1,9% della vigilia) scivolando in fondo al Ftse Mib . I titoli avevano raggiunto un massimo il 12 ottobre a 12,26 euro e prima ancora si erano issati fino a 12,53 euro il 29 settembre. Da inizio anno le quotazioni sono in rialzo del 29% circa.
Sabato 28 ottobre in assemblea i soci saranno chiamati tra le altre cose a eleggere il nuovo cda. All'esame degli azionisti la lista di maggioranza presentata dal board uscente, e guidata dal presidente Renato Pagliaro e dall'a.d. Alberto Nagel, e due liste di minoranza: quella di Assogestioni e quella, ben più corposa essendo composta da cinque nomi, del primo azionista Delfin. Se quest'ultima dovesse prevalere nel voto assembleare, eleggerà tutti i suoi cinque componenti, lasciando nove posti al cda uscente e uno ad Assogestioni. Se invece vincerà la lista del board otterrà 12 posti, due andranno a Delfin e uno ad Assogestioni. E' evidente che nel primo caso le istanze di Delfin, che chiedeva una maggiore apertura della governance con la nomina di un presidente indipendente e auspicava un «cambiamento costruttivo», dovranno trovare maggior spazio nell'agenda del board, col possibile rischio di spaccature tra i consiglieri. La lista Delfin parte dal 20% circa del capitale in mano alla holding a cui si aggiungerà il 10% circa di Caltagirone. Il board può contare sul sostegno di gran parte del patto di consultazione (un altro 10% circa). La partita è quindi in mano agli investitori istituzionali: i proxy advisor si sono schierati con il management uscente, consigliando ai fondi di votare per la lista del cda.
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