lascia il secondo maggior azionista

Mediobanca, via Bolloré. I soci studiano un patto ristretto con Unicredit

di Antonella Olivieri

Mediobanca: perché il patto è importante per Generali

2' di lettura

Il patto di Mediobanca, almeno nella formula attuale, si scioglie a fine anno. Vincent Bolloré, il secondo maggior azionista, ha deciso infatti di svincolare dall’accordo la sua quota del 7,9%, approfittando della finestra di uscita anticipata di fine settembre, facendo scendere così il patto al di sotto della soglia minima del 25 per cento. La sorpresa, comunicata il 26 sera in Piazzetta Cuccia, è stata una sorpresa per tutti. Anche perché il finanziere bretone, a quanto risulta, aveva aderito all'idea di un “pattìno” al 20%, mantendo l’impegno per un altro anno e portando così l’accordo alla scadenza naturale di fine 2019, anche nel caso in cui UniCredit fosse uscito.

Bolloré vuole mani libere
La banca guidata da Jean Pierre Mustier invece per ora è rimasta, mentre ad aprire le danze è stato Bolloré che nei mesi scorsi – a quanto risulta – aveva tenuto, come ovvio, contatti costanti con il banchiere connazionale anche riguardo alla partecipata comune. Bolloré ha fatto sapere che per il momento non venderà le azioni, ma che vuole tenersi le mani libere: «maggior flessibilità» che non è ancora chiaro a cosa servirà. Mustier, dunque, resta al tavolo e non mancherà di dettare le sue condizioni: dentro Mediobanca c’è la prima quota di Generali (13%) e anche per questo l’attenzione di Autorità di vigilanza e Governo è massima.

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I PRINCIPALI AZIONISTI DI MEDIOBANCA

Quote superiori al 3%. Ultima revisione: 14/09/2018 (* In uscita dal Patto:** Black Rock Inc. (NY) attraverso 15 società controllate di gestione del risparmio, di cui lo 0,12% partecipazione potenziale e lo 0,39% "Contracts of differences"; *** Segnalazione modello 120 4/06/2018. Fonte: Mediobanca)

I PRINCIPALI AZIONISTI DI MEDIOBANCA

L’ipotesi di un patto ristretto
UniCredit nel corso dell’ultimo anno avrebbe sollecitato una riflessione sull’opportunità di spostare la partecipazione in Generali in una holding non quotata partecipata dagli stessi soci stabili di Piazzetta Cuccia, perlomeno quelli interessati. L’ipotesi però è stata accantonata per i vincoli che avrebbe comportato per gli azionisti e per il fatto che gli unici soggetti terzi candidabili all’ingresso sarebbero stati fondi sovrani di potenze straniere. Resta comunque ancora in piedi l’ipotesi di riformulare un patto ristretto attorno al 20%, a questo punto anche con la partecipazione di UniCredit.

Considerando anche la disdetta relativa allo 0,98% del capitale che è nel portafoglio di Italmobiliare, holding della famiglia Pesenti, il patto scenderà a fine anno al 19,63%, appunto al di sotto del minimo previsto per mantenere in vita l’attuale accordo, ma l’assemblea dei soci stabili ha deciso di affidare al comitato direttivo il mandato di esplorare alternative alla mera decadenza del patto a fine anno. Da qui a fine anno i soci “rilevanti” si confronteranno per verificare se è possibile trovare una soluzione.

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