Mehta (Retail Brands limited): «L’India adora il made in Italy. E siamo pronti ad accoglierlo»
Le prospettive del mercato del lusso indiano secondo il direttore generale dell’azienda che aiuta i marchi occidentali ad approdare nel Paese: «Siamo un mercato maturo, sempre più appassionato di qualità, unicità e artigianalità»
di Chiara Beghelli
3' di lettura
«c’è un India moment nel mondo, che passa dai volti di persone come il nuovo presidente della Banca Mondiale, Ajay Banga, dalla vicepresidente degli Stati Uniti e dal primo ministro britannico, tutti di origini indiane. Un momento di grande attenzione che coinvolge anche il mercato della moda e del lusso»: Darshan Mehta, al vertice di Retail Brands Limited (ramo di Reliance Industries, il primo gruppo indiano, che ha chiuso il suo anno fiscale 2023 con 107 miliardi di dollari di ricavi), dal 2007 ha aperto il mercato indiano a 50 marchi “occidentali” del segmento lusso e premium. E ne sta vedendo arrivare sempre di più.
La sfilata di Dior, la prima di un brand nel Paese, ha segnato forse il culmine di questo “momento”. Quali sono stati i suoi effetti?
«Ha creato una consapevolezza mai avuta prima, anche grazie all’aver messo in risalto la nostra antica arte del ricamo coinvolgendo la scuola Chanakya, qui a Mumbai. Non è stato solo uno show come se ne fanno in altre città: davvero ha raccontato la storia dell’India, anche con la location, il Gateway of India. Tutto è stato molto coerente con quello che si aspettano i consumatori del lusso, in India e nel mondo. E ha certamente aperto la strada ad altri marchi, che penseranno a Mumbai o Delhi per i loro eventi globali».
Come si è evoluto il gusto per i prodotti di lusso in India negli ultimi anni?
«Quando si apre un nuovo mercato del lusso, per i primi anni, diciamo dieci, i nuovi consumatori sono attratti soprattutto dal logo. Poi maturano e iniziano ad apprezzare l’artigianalità, la storia e la cultura che un prodotto racconta. L’India sta entrando in questa nuova fase e apprezza dunque soprattutto le creazioni made in Italy, la loro manifattura, i materiali, l’intero processo di produzione alimenta il loro interesse. La moda italiana è peraltro strettamente connessa alle altre espressioni del made in Italy, come il turismo e il cibo: sempre più indiani, per esempio, scelgono la Toscana o la Costiera amalfitana per sposarsi. E il cibo, il vino, sono la nuova moda, insieme a tutta la cultura che emanano. Come l’India, l’Italia è un Paese-continente, questo gli indiani lo sanno e apprezzano sempre di più la diversità. Oggi c’è anche molta attenzione per il design, un’altra categoria che sta conquistando gli indiani. Il Salone del mobile di Milano è un nuovo centro di gravità, non solo per il design, ma anche per la moda. Tutti qui ne parlano e lo seguono. L’identità del lusso made in Italy è qualcosa che attraversa tutte le categorie e si trasferisce fra di esse».
Quali sono i modi più efficaci per entrare in contatto con il consumatore indiano?
«Ho sempre pensato, e suggerito ai brand, di non dover cambiare modelli, tessuti, ispirazioni, per il nostro mercato. I clienti indiani del lusso sono cosmopoliti, viaggiano, parlano tutti inglese. E siamo una delle popolazioni più connesse digitalmente, anche grazie al fatto di avere molti giovani, che sanno benissimo qual è la It bag del momento, chi ha indossato cosa al Met Gala. Una strada che trovo più interessante è quella delle co-lab fra marchi occidentali e indiani».
Voi accompagnate anche i marchi nella messa a punto dei loro spazi retail nel Paese. Secondo quali formule?
«A Mumbai abbiamo aperto il Jio World Drive, che ospita il primo Apple Store in India, l’ad Tim Cook è venuto a inaugurarlo in persona pochi giorni fa. E stiamo sviluppando il Jio World Drive, un progetto davvero unico: un rappresentante di un importante marchio di orologi svizzeri, che frequenta l’India da 20 anni, mi ha detto che è forse il centro retail più bello che ci sia oggi al mondo. E lo ha detto perché vi abbiamo fatto incontrare spazi diversi, peculiari e grandiosi, come il Nita Mukesh Ambani Cultural Centre, dedicato all’arte, al teatro, alla musica, che abbiamo inaugurato il 31 marzo, subito dopo la sfilata Dior, e che ospita la mostra “India in Fashion”. Ci saranno anche spazi per il retail di lusso, raccolti nel Jio World Plaza, la prima boutique aprirà a inizio giugno e fino ad agosto ne arriveranno molte altre, di tutti i gruppi del lusso, da Lvmh a Richemont a Otb, ma anche di marchi indipendenti. Giorgio Armani avrà un flagship e il primo Armani Café in India, il secondo in Asia, ci saranno Zegna, Canali, Valentino. Anche Max Mara e Dolce&Gabbana sono interessati».
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