Mele, crescono import e produzione nazionale. Prezzi medi in discesa
Il saldo commerciale resta positivo ma le quotazioni in calo e gli alti costi mettono in difficoltà gli operatori
di Emiliano Sgambato
2' di lettura
La siccità della scorsa estate non ha compromesso la produzione di mele: le previsioni promettono un raccolto da 2,1 milioni di tonnellate, secondo Ismea in aumento di 26.500 tonnellate rispetto al 2021 (+1,3%) e il 3,8% in meno rispetto alla media 2018-2020. Il meteo però ha influito su calibri e colorazione. I cali intorno al 5% nelle province di Trento e Bolzano – che da sole rappresentano la metà della superficie coltivata e il 65% della frutta raccolta – attribuibili a un processo di modifica delle varietà coltivate, sono state più che compensate dalle altre regioni del Nord.
È difficile prevedere se le mele italiane troveranno spazio all’estero, dove va in media il 40% del prodotto (il 13% va ai succhi e il resto è consumo interno) facendo dell’Italia il secondo esportatore mondiale: «Le mele sono certamente un prodotto che continuerà ad avere un ruolo centrale per gli acquisti di frutta delle famiglie europee – nota Ismea – ma le esportazioni italiane verso i paesi extraeuropei potrebbero essere penalizzate dall’estrema incertezza del contesto economico e logistico globale». Intanto la campagna 2021/22 si è chiusa con un peggioramento del 6,8% del saldo della bilancia commerciale, che comunque è rimasto ampiamente positivo a 741 milioni di euro. Le esportazioni sono infatti calate dell’11% circa in quantità, seppur «parzialmente bilanciate dall’aumento del prezzo medio (+4,8%)». Le importazioni, viceversa, sono cresciute del 41%, «ma la relativa spesa è stata calmierata dalla riduzione del prezzo medio (-22%)», nota Ismea.
Sul mercato i consumi reggono, e i prezzi, in controtendenza, diminuiscono. Ismea ad agosto e settembre registra una lieve diminuzione «dei quantitativi acquistati (-1%) e una flessione della spesa del 3% a causa della riduzione del prezzo medio al dettaglio (-2%)». Le mele comunque «consolidano la loro posizione nel paniere alimentare – spiega Ismea – Infatti, nei primi due mesi della campagna commerciale 2022/23, gli acquisti al dettaglio di mele confezionate (un terzo del mercato, ndr) registrano un aumento degli acquisti in volume (+6,9%) accompagnato da una flessione del prezzo medio (-4,1%)». Particolarmente positiva la vendita di mele bio. Anche le quotazioni all’origine sono in calo, tranne che per alcune varietà e i frutti più grossi.
Per i produttori le prospettive non sono positive: «L’aumento dei prezzi dei mezzi di produzione, concimi ed energia su tutti, pongono la filiera in una condizione difficile – conclude Ismea – riducendo i margini degli operatori».
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