ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa strategia della presidente del Consiglio

Meloni, cosa c’è dietro il viaggio a Praga: la premier lavora al matrimonio tra Ppe e Conservatori in vista delle Europee

L'attenzione dedicata a Bruxelles parallelamente al rafforzamento dei rapporti con il Ppe guidato dal bavarese Manfred Weber e con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola sono alcuni dei tasselli su cui Meloni continua ad essere concentrata. Il più importante e decisivo però resta per la premier il mantenimento del consenso interno

di Barbara Fiammeri

Patto di stabilità, Meloni: Europa garantisca sicurezza anche in ambito economico

2' di lettura

Giorgia Meloni vola a Praga per incontrare il suo omologo ceco Petr Fiala. Sul tavolo del bilaterale di questo 10 maggio c'è ovviamente la crisi ucraina, l'emergenza migranti, le convergenze economiche e quelle energetiche. Ma c'è anche una questione molto più politica che va messa in evidenza e su cui Meloni sta lavorando, più o meno sottotraccia, ancor prima di arrivare a Palazzo Chigi e che ora, a un anno dalle elezioni europee che si terranno la prossima primavera, è diventata prioritaria: costruire le fondamenta per realizzare il matrimonio tra il Ppe e i Conservatori, il gruppo di destra di cui Fdi fa parte così come il Partito democratico civico di cui Fiala è leader e che attualmente vede nei polacchi di Diritto e giustizia, il movimento guidato dal premier Mateusz Morawiecki il numero più corposo di deputati.

L’asse con polacchi e cechi

Una prospettiva tutt'altro che irrealistica tenendo conto della dote di parlamentari di cui Fdi tra un anno anno potrebbe disporre rispetto agli attuali 9 e che, paradossalmente, l'invasione russa dell'Ucraina ha rafforzato visto che polacchi e cechi assieme ai baltici sono i principali sostenitori della difesa di Kiev come anche l'Italia a guida Meloni e rappresentano gli interpreti più fedeli della linea portata avanti da Washington e Londra. La conferma è arrivata anche in occasione del faccia a faccia a fine aprile tra Meloni e il premier britannico Rishi Sunak, che è anche il leader dei Tories i quali prima della Brexit e dell'addio a Strasburgo erano il drappello più corposo proprio del gruppo dei Conservatori.

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Le missioni in Islanda e in Giappone

È una tela che ha bisogno ancora di molti fili per essere completata. Ma Meloni ha già dimostrato di essere paziente nell'affrontare le scalate e l'attenzione ai rapporti internazionali ne è parte determinante. Dopo Londra e Praga la premier si recherà prima a Reykiavjk, la prossima settimana, per il Consiglio d'Europa e poi da lì volerà direttamente per il Giappone dove a Hiroshima si terrà il G7, durante il quale potrebbe essere calendarizzata anche la trasferta per gli Stati Uniti al momento genericamente indicata per fine giugno primi luglio.

Il Consiglio Ue di fine giugno

Sempre a fine giugno si terrà anche il Consiglio europeo da cui il governo italiano si attende un passo concreto e visibile sulla gestione dell'emergenza migranti destinata a crescere nei mesi estivi con il moltiplicarsi ulteriore degli sbarchi. Bruxelles resta infatti lo snodo decisivo. E non solo sui migranti. Il confronto sulle nuove regole del patto di stabilità è a un bivio mentre intanto si lavora al restyling del Pnrr che dovrà passare al vaglio della Commissione. Un puzzle complesso e reso ancor più scivoloso dall'avvicinamento al test elottorale.

Il tassello più importante: mantenere il consenso interno

L'attenzione dedicata a Bruxelles (l'incontro iniziale con i vertici della Ue appena insediatasi a Palazzo Chigi) parallelamente al rafforzamento dei rapporti con il Ppe guidato dal bavarese Manfred Weber e con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola sono alcuni dei tasselli su cui Meloni continua ad essere concentrata. Il più importante e decisivo però resta per la premier il mantenimento dell'appeal, del consenso interno maturato finora, che vede i suoi Fratelli d'Italia secondo i sondaggi sfiorare il 30%. È la conditio sine qua non per poter pesare nelle scelte presenti e soprattutto future sui tavoli che contano.

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