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Meloni-Gentiloni, per l’Italia è necessario un nuovo patto con Bruxelles

Al di là delle diverse motivazioni sui bracci di ferro in corso, sarebbe opportuno che la premier e il commissario Ue si incontrassero e si chiarissero le idee dando vita a una nuova alleanza incentrata sui rapporti tra l'Italia e l'Europa

di Giancarlo Mazzuca

Salvini su Gentiloni: "Sembra che il Commissario europeo italiano giochi per un'altra nazionale"

2' di lettura

Qui ci vuole un secondo “patto Gentiloni” anche se diverso rispetto a quello di 110 anni fa che sancì l'accordo tra i liberali di Giolitti ed i cattolici di Vincenzo Ottorino Gentiloni. In questo caso, al centro del nuovo patto, sarebbero l'Europa ancora presa di mira in Italia, e Paolo Gentiloni - proprio il discendente di quel Vincenzo Ottorino, che fu il regista” del primo accordo - che è, oggi, il commissario europeo all'Economia. In queste settimane, Bruxelles e Roma sono davvero ai ferri corti con l'ex premier che viene accusato da molti di avere il “sorriso da giaguaro” e di non difendere troppo gli interessi del suo Paese.

Basta rileggere i quotidiani degli ultimi giorni: dopo Matteo Salvini, anche la Meloni ha criticato Gentiloni perché, come commissario all'Economia, non avrebbe sostenuto troppo i nostri interessi nella Comunità. Giorgia, a proposito del Patto di Stabilità ma anche del Pnrr e della manovra economica da varare, è stata molto esplicita: «Da quando ogni nazione ha il suo commissario, accade che questi tengano un occhio di riguardo verso la nazione che rappresentano. Penso sia normale e giusto. E sarei contenta se accadesse di più anche all'Italia».

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Su un altro fronte, a rincarare la dose sia pure indirettamente, è stato anche un compagno di scuderia di Gentiloni: l'ex-premier, Romano Prodi, che - pur difendendo colui che gli è poi succeduto a Palazzo Chigi dagli attacchi, in particolare, di Salvini - ha dovuto riconoscere che adesso l'Europa non abbia più peso nelle grandi controversie internazionali in corso ed è particolarmente grave il fatto che tale “retrocessione” sia stata ammessa da un ex-presidente della Commissione Ue. Insomma, in un modo e nell'altro, oggi il Vecchio Continente è sempre più nell'occhio del ciclone tricolore. Se aggiungiamo tutte le critiche che sono piovute dall'Italia su Christine Lagarde, presidente della Bce, accusata di avere proseguito, imperterrita, con i rialzi dei tassi anche se molti sostenevano il contrario, diventa ancora più evidente la caduta degli indici di gradimento europei: siamo tornati ai tempi in cui il nostro debito pubblico aveva raggiunto livelli super- record.

Per la verità, fonti comunitarie sostengono il contrario: che, cioè, Gentiloni stia cercando in tutti i modi di difendere gli interessi italiani. È il caso, ad esempio, dell'appoggio che il commissario ha dato alla nostra richiesta di detrarre dai disavanzi pubblici certi investimenti come, ad esempio, quelli attuati sul fronte della difesa e della transizione verde. Ma, al di là delle diverse motivazioni sui bracci di ferro in corso, sarebbe opportuno, a questo punto, che Meloni e Gentiloni si incontrassero e si chiarissero le idee dando vita, magari, ad un “patto Gentiloni-bis” incentrato sui rapporti tra l'Italia e l'Europa. In un momento così delicato, ci sarebbe davvero bisogno di una nuova “santa alleanza” con Bruxelles: ne va del nostro futuro.

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