Meloni soddisfatta, ma la partita su aiuti e migranti si deciderà davvero tra un mese
Sul fronte migratorio il riconoscimento della specificità delle frontiere marittime, la scelta di frenare le ondate di arrivi via terra ma anche via mare rafforzando i confini e sviluppando i rapporti con quei Paesi da cui partono i migranti è per la premier l'approccio giusto.
di Barbara Fiammeri
2' di lettura
Per Giorgia Meloni il Consiglio europeo è andato «bene», «benissimo». La premier si è definita «molto soddisfatta». Sia sul fronte economico grazie alla compensazione dell'alleggerimento delle regole per gli aiuti di stato con una maggiore flessibilità nell'uso dei fondi europei. Così come su quello delle politiche migratorie, che punteranno al rafforzamento delle frontiere esterne nelle quali viene riconosciuta la specificità di quelle marittime.
Questa soddisfazione Meloni l'ha voluta manifestare nel corso di una conferenza stampa convocata in tarda mattinata quando tutti gli altri leader avevano già lasciato l'Europa building, preferendo affidare le loro riflessioni a un veloce door step al termine del summit attorno alle 3 del mattino. Una scelta, quella della presidente del Consiglio, che ha uno scopo preciso e cioè quello di cambiare la narrazione delle ultime 24 ore incentrata sul botta e risposta con Emmanuel Macron, sul nuovo “gelo” nei rapporti con la Francia e il rischio isolamento dell'Italia.
Una lettura che Meloni ribalta. Il punto – ha sottolineato – non è «stare in una foto ma fare la cosa più giusta» e lo scatto che conta non è quello di Zelensky tra Macron e il cancelliere tedesco Scholz mercoledì sera a Parigi ma quello del presidente ucraino attorniato «da tutti e 27 i leader dell'Unione» giovedì davanti alla Lanterna, a conferma della compattezza nel sostegno alla difesa di Kiev ribadita anche nelle Conclusioni. Un sostegno che - ha tenuto a sottolineare – per l'Italia è a tutto campo come dimostra la volontà di accelerare la consegna del sistema di difesa antiaerea Samp-T frutto della collaborazione dell'Italia proprio con la Francia.
A guidarla nelle scelte, ha ripetuto anche ieri, resta infatti il pragmatismo. Che si declina cedendo sull'allentamento degli aiuti di stato a favore dei paesi più ricchi, con maggiore spazio fiscale come la Germania, in cambio di flessibilità sui fondi europei, compreso il Pnrr di cui l'Italia è il principale beneficiario. La partita però è appena cominciata. Adesso bisognerà capire in che modo la Commissione tradurrà le nuove regole, se davvero, come ha sostenuto la premier, verrà garantita “parità di condizioni”, ad esempio concedendo di utilizzare le risorse europee per introdurre sconti fiscali nelle produzioni green così come farà la Germania grazie alle nuove regole sugli aiuti.
La decisione finale è demandata al prossimo vertice di marzo. Meloni ha usato un metafora efficace per lanciare un avvertimento: «Non c'è un'Europa di serie A e una di serie B, chi dice che c'è una prima e una terza classe si ricordi del Titanic: quando la nave affonda non importa quanto hai pagato il biglietto». E la rottura del mercato unico sarebbe il naufragio dell'Europa. Vale anche per le politiche migratorie. Il riconoscimento della specificità delle frontiere marittime, la scelta di frenare le ondate di arrivi via terra ma anche via mare rafforzando i confini e sviluppando i rapporti con quei Paesi da cui partono i migranti è per la premier l'approccio giusto. Che poi si traduca in una riduzione degli sbarchi, ecco questo è ancora molto incerto ma non può più essere ignorato.
loading...