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Riforme, Meloni: formuleremo una nostra proposta. No di Schlein a elezione diretta di capo dello Stato e premier

Semipresidenzialismo, modello tedesco, premierato, legge elettorale, autonomia. Partiti in ordine sparso

di Nicola Barone e Andrea Gagliardi

Meloni avvia cantiere riforme: presidenzialismo ma apre a premierato

4' di lettura

«E’ stato un dialogo aperto, franco e collaborativo che ci ha aiutato ad avere le idee più chiare. Continueremo con altri come la Conferenza Stato-Regioni, con i sindaci e all’esito del ragionamento, fermo restando l’impegno assunto con i cittadini in campagna elettorale, formuleremo la nostra proposta». Così la premier Giorgia Meloni al termine delle consultazioni sulle riforme istituzionali con le opposizioni.

Conte: non condividiamo soluzioni. Bene commissione ad hoc

«Il tema è che almeno da questo primo incontro non è arrivata una condivisione: siamo per soluzioni sensate e anche a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro equilibrato, che non mortifichi il modello parlamentare che è molto utile per l’inclusività e favorisce la soluzione dei conflitti. E ci sta molto a cuore la funzione del Presidente della Repubblica che è di garanzia e serve alla coesione nazionale, ha un ruolo chiave», ha affermato il leader pentastellato al termine del faccia a faccia. «Abbiamo condiviso una diagnosi su alcune criticità, riconosciamo queste criticità a partire dal problema dell’instabilità degli esecutivi, è un problema che dovremo risolvere come quella garantire al parlamento, ma non è emersa una condivisione».

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Ma la chiusura di Conte non è totale. «Siamo disponibili per quanto riguarda il metodo al dialogo in una commissione parlamentare costituita ad hoc, raccomandiamo questo percorso» ha detto alla Camera il presidente del M5s, Giuseppe Conte, dopo l’incontro con la presidente del consiglio, Giorgia Meloni.

Meloni: pronti a valutare una commissione ad hoc

Un’ipotesi sulla quale non chiude Meloni. «Valuteremo anche la proposta che avete fatto sulla legge ad hoc relativa alla procedura delle riforme. Credo si possa dialogare su tutto purché non ci siano intenti dilatori». Così la premier Giorgia Meloni, a quanto si apprende, parlando dell’istituzione parlamentare ad hoc nel corso dell’incontro con la delegazione M5s.

Schlein: bicamerale? Non spetta a noi stabilire lo strumento

Più tiepida la leader del Pd Elly Schlein sull’ipotesi Bicamerale. «Lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi più che lo strumento ci interessa la qualità e il perimetro del confronto. Se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, sarebbe difficile discutere di riforme se loro continuassero ad andare dritti su alcune riforme come l’autonomia differenziata a cui noi siamo contrari»

Schlein: si può ragionare sulla sfiducia costruttiva

A Giorgia Meloni «abbiamo portato alcune nostre proposte che tengono insieme un rafforzamento della stabilità ma anche della rappresentanza. Per prima cosa dobbiamo cambiare questa legge elettorale, basta con i listini bloccati. E poi si può ragionare della sfiducia costruttiva (che eviterebbe crisi al buio) e si possono rafforzare gli istituti referendari e le leggi di iniziativa popolare, senza toccare la figura del presidente della Repubblica, garante super partes della Costituzione e dell’unità nazionale» ha aggiunto la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha chiosato: «Diciamo no all’elezione diretta del presidente della Repubblica e del premier (il cosiddetto sindaco d’Italia, ndr)»

Calenda: una collaborazione possibile c’è

Confermata l’apertura del terzo Polo. «Siamo disponibili a collaborare per l’ovvia ragione che anche noi condividiamo l’esigenza di avere maggiore stabilità dei governi e l’esigenza di avere una maggiore efficienza dell’apparato complessivo. Una collaborazione possibile per noi c’è ha detto alla Camera il leader di Azione, Carlo Calenda, dopo l’incontro del Terzo polo con la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, sulle riforme istituzionali

La disponibilità al dialogo è confermata così come i dettagli di merito: indicazione del premier sul modello del sindaco d’Italia e superamento del bicameralismo. La delegazione di Azione e Italia Viva, insieme come gruppi del Terzo Polo nonostante la recente rottura politica, ribadisce nel faccia a faccia con Giorgia Meloni che i centristi ci sono per le riforme. Disponibilità a collaborare, dunque. Ma con un inderogabile paletto: «Per noi c’è una linea rossa assoluta, la figura di garanzia, di unità nazionale, sulla Costituzione, del presidente della Repubblica non si tocca», sostiene Calenda. E aggiunge Maria Elena Boschi: «Una riforma della forma di governo non può essere separata dal superamento del bicameralismo».

La premier: terrò fede al mandato degli italiani

«Il governo dialogherà con i rappresentanti dei partiti sulle riforme istituzionali necessarie all’Italia. Intendiamo ascoltare attentamente ogni proposta o critica, nel corso di quello che consideriamo un confronto importante per la nostra democrazia e per approvare misure improrogabili per il bene dei cittadini e della Nazione». È il perimetro segnato dalla premier entro cui si muoverà il tavolo di confronto con le opposizioni. Primo e attesissimo faccia a faccia con Elly Schlein, con il ritorno del Terzo Polo unito dopo settimane di conflitti tra Italia viva e Azione. L’auspicio di Meloni è che si proceda insieme, ma le intenzioni di fondo nell’eventualità di intoppi sono inequivocabili. «Voglio fare una riforma ampiamente condivisa ma la faccio perché ho avuto il mandato dagli italiani e tengo fede a quel mandato: voglio dire basta ai governi costruiti in laboratorio, dentro il Palazzo, ma legare chi governa al consenso popolare». Il che suona come una sorta di avvertimento implicito alle opposizioni.

Casellati «fiduciosa», stabilità per Italia più credibile

Si dice «fiduciosa» Maria Elisabetta Casellati, ministra delle Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, in un’ intervista al Corriere della Sera. Perché i tempi sono ormai maturi, la riforma costituzionale non può essere una priorità solo del centrodestra, ma una scelta obbligata di tutti perché il nostro Paese ha avuto 75 anni storia repubblicana, 68 governi, con una durata media di 14 mesi. Serve dunque più stabilità per rendere l’Italia più credibile e più competitiva nell’economia mondiale».

Riforme, Tajani: "Aperti a proposte dell'opposizione"

Le posizioni (diversificate) dei partiti

I partiti arrivano al confronto con Meloni portando posizioni assai diversificate. La presidente del Consiglio si è spesso espressa a favore del presidenzialismo. Con un’elezione diretta, ma non è ancora chiaro se questa debba riguardare il presidente della Repubblica, sul modello francese, o il capo dell’esecutivo, come per presidenti di Regione o sindaci. Il Pd è contrario a qualsiasi ipotesi di elezione diretta. È favorevole, invece, a un rafforzamento dei poteri del premier sotto la forma del cancellierato alla tedesca. Giuseppe Conte ha espresso la sua contrarietà a qualsiasi riforma che vada verso il presidenzialismo all’americana o il semipresidenzialismo alla francese. Eleggere il «Sindaco d’Italia» rimane l’obiettivo di Matteo Renzi, così come il superamento del bicameralismo perfetto. Nel programma della Lega la proposta sull’autonomia, già in discussione al Senato, precede quella sulle riforme istituzionali. «Per l’Italia il premierato potrebbe essere una soluzione, la vedo più gradita tra le forze politiche», così si è espresso di recente il coordinatore del partito Antonio Tajani. Il programma elettorale di Forza Italia, però, riporta l’elezione diretta del presidente della Repubblica.

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