Meno omicidi ma più donne uccise: in crescita le vittime tra genitori e figli
Il bilancio delle forze di Polizia sulle violenze di genere nel quadriennio 2019-2022 mette in luce un aumento dei femminicidi e dei reati da Codice rosso. In calo i reati spia, tranne le violenze sessuali
di Michela Finizio
I punti chiave
3' di lettura
Mentre gli omicidi volontari nel loro complesso restano stabili, negli ultimi quattro anni le vittime di genere femminile purtroppo aumentano. A fronte di 319 uccisioni rilevate sia nel 2019 che nel 2022, il numero di donne uccise in Italia invece è salito da 112 a 125 (+12%). È questa la prima constatazione che emerge dal report sulle «Donne vittime di violenza» pubblicato nella giornata della Festa della Donna dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno.
Femminicidi: +33% per mano di genitori o figli
In questo contesto resta significativa, inoltre, l’incidenza delle donne uccise in ambito familiare/affettivo (circa un terzo dei casi), in costante crescita nel quadriennio: 94 delitti nel 2019, saliti a 103 nel 2022. Nello stesso arco di tempo esaminato dalla Polizia Criminale, risultano invece in diminuzione gli omicidi commessi dal partner/ex partner (-17%), anche quelli relativi a vittime donne, passati da 68 a 61.
Tra i dati messi in fila dalle forze di Polizia ne emerge con forza uno tra tutti: sempre più numerosi sono i casi in cui le donne risultano uccise per mano di genitori o figli (+33%, 34 su 103 nel quadriennio). Le uccisioni che si collocano nel quadro dei rapporti genitori/figli sono quindi in netto aumento.
Per quanto riguarda il modus operandi, negli omicidi volontari di donne avvenuti in ambito familiare/affettivo prevale l’uso di armi improprie o armi bianche (49 casi su 125); in 23 eventi invece sono state utilizzate armi da fuoco. Seguono le modalità di asfissia, soffocamento, strangolamento (16 omicidi), lesioni o percosse (14 eventi) e un caso di avvelenamento.
Al crimine più cruento e irreversibile, i cui presunti autori risultano individuati con percentuali intorno al 90%, continuano inoltre ad accompagnarsi altri gravi crimini che producono sulle vittime seri effetti fisici e psicologici, «a volte quali “reati presupposto” e altre volte come autonoma forma di violenza e prevaricazione», si legge nella nota del Viminale.
In calo i «reati spia»
Diminuiscono, rispetto al picco registrato durante la pandemia, i cosiddetti «reati spia», ovvero delitti ritenuti possibili indicatori di una violenza di genere. Tra questi nel 2022, rispetto all’anno precedente, si registra una riduzione dei maltrattamenti contro familiari e conviventi e, ancora più marcata, degli atti persecutori, fattispecie che, nei 3 anni precedenti, avevano entrambe evidenziato un incremento costante. Si tratta di un'inversione di tendenza e, quindi, di un segnale interessante, da porre in verosimile correlazione con la conclusione di un biennio (2020-2021) nel quale le abitudini di vita familiare e le relazioni sociali hanno subito le costrizioni legate al blocco degli spostamenti.
In aumento le violenze sessuali
Permane, invece, un trend di crescita per le violenze sessuali (5.991 denunce nel 2022, a fronte di 4.884 nel 2019, con vittime femminili nel 91% dei casi), un trend che conferma la necessità di riservare a tale fenomenologia criminale la massima attenzione. Ciò anche se il rilevato incremento dei dati può, almeno in parte, essere letto quale il parziale «affioramento di un sommerso», ossia la testimonianza anche di una aumentata sensibilità verso il fenomeno e quindi di una maggiore propensione alla denuncia da parte delle vittime e dei testimoni.
Crescono i reati da «Codice rosso»
Interessante anche il dato legato alla progressiva applicazione del Codice rosso (legge 69/2019) che vede un significativo incremento sia dei delitti commessi che delle segnalazioni a carico dei presunti autori noti. In particolare per la fattispecie di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, che può essere interpretata in senso positivo, cioè, anche in questo caso, come un incremento della propensione alla denuncia e, più in generale, della sensibilità alla tematica da parte di tutti gli autori coinvolti.
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