Meno video e più interazioni: le relazioni professionali nel post lockdown
Torneremo probabilmente a popolare gli uffici e a vederci meno spesso via Zoom, ma dovremo dimenticarci il classico lavoro dal lunedì al venerdì
di Francesca Contardi *
2' di lettura
Nei giorni scorsi, durante un webinar, si è parlato di “Zoom Fatigue”, ovvero la stanchezza che deriva da incontri via video (con la piattaforma Zoom, in questo caso specifico) di cui probabilmente abbiamo abusato durante i mesi primaverili di lockdown. Effettivamente, nelle ultime settimane la presenza di partecipanti ad eventi online è sempre più bassa. Bisogna aumentare il numero degli invitati per arrivare a un livello di iscritti considerato accettabile. E molti partecipanti, poco dopo l'inizio dell'evento, si disconnettono.
Senza contare, inoltre, tutti coloro che - pur rimanendo collegati - spengono la telecamera, lasciano in sottofondo le presentazioni e gli interventi dei vari relatori e continuano il loro lavoro. Ci sono poi gli eccessi di coloro che, durante questi incontri, si distraggono completamente e fanno proprio tutt'altro: caffè, telefonate personali, attività domestiche...
La sensazione generale è di una stanchezza diffusa perché per molti mesi abbiamo avuto come interlocutore solo uno schermo. Uno schermo per parlare con i colleghi, con il proprio capo, con i clienti, con i fornitori. Uno schermo per parlare anche con i propri familiari, bloccati in un'altra regione, in un'altra città o in un altro stato. Uno schermo, infine, per seguire le lezioni online.
A tutto questo dobbiamo aggiungere anche un eccesso di eventi di ogni tipo, organizzati da chiunque: pmi, multinazionali, liberi professionisti. Anni fa si parlava di televendite come strumento alternativo alla vendita diretta, oggi potremmo dire che i webinar sono la nuova forma di televendita. Per chi opera nell'ambito dei servizi, l'unico sistema per continuare ad essere presenti nella mente dei propri clienti è stato proporre incontri online, sessioni di formazione o eventi di ogni genere. Ed è quello che hanno fatto più o meno tutti.
C
on la fine del lockdown e con l'apertura dei confini, che ha permesso a quasi tutti di spostarci verso altre città o regioni, abbiamo successivamente assistito ad un nuovo fenomeno: il lavoro dal mare, dal lago o dalla montagna. Mentre prima le settimane di luglio rappresentavano per molti di noi solo un momento per lavorare in modo meno stressante ed intenso, nella nuova situazione le persone hanno spesso staccato del tutto. Niente PC, niente e-mail, telefonate o video-call. Io credo che quei mesi primaverili, con la prima fase dell’epidemia, ci abbiano dato una overdose di tecnologia generando la ricerca di una dimensione più umana e diretta, non mediata da uno schermo.
Non possiamo negare, però, che l'esperienza video abbia anche i suoi lati positivi: incontri fatti dalle proprie case, comodamente seduti sul divano o in cucina, con i figli in giro o con gli animali sotto la scrivania (o sopra il computer). Un'esperienza che probabilmente continueremo a vivere anche nei prossimi mesi, visto che l'emergenza Covid-19 ha cambiato radicalmente il nostro modo di lavorare e di interagire. Torneremo probabilmente a popolare gli uffici e a vederci meno spesso via Zoom, ma dovremo dimenticarci il classico lavoro dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00.
* Managing Director di EasyHunters
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