L’EFFETTO DEL QE

Mercati mai così “cari” da due secoli. È la madre di tutte le bolle?

di Andrea Franceschi

(EPA)

4' di lettura

In un recente studio gli analisti di Deutsche Bank hanno raccolto le quotazioni di Borse e Bond dei 15 maggiori mercati sviluppati risalendo indietro nel tempo di oltre due secoli. Poi hanno rapportato questi dati al Pil per dare una misura efficace della valutazione di questi asset in rapporto all’economia reale. Il risultato è questo grafico da cui risulta in maniera evidente che non c’è mai stato un periodo storico, dal 1800 ad oggi, in cui le quotazioni di bond e azioni sono state tanto elevate come oggi.

Non c'è nessun mistero sulle cause di tutto ciò. Le valutazioni dei mercati sono anomale perché anomale sono le condizioni in cui gli investitori in tutto il mondo si sono trovati a operare in questi anni per via del mare di liquidità (almeno 10mila miliardi di dollari dal 2008 ad oggi) immessa dalle tre maggiori banche centrali (Fed, Bce e Boj) attraverso i piani di Quantitative easing.

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Tutta questa liquidità ha condizionato in primo luogo i bond. Gli acquisti delle banche centrali hanno fatto salire i prezzi e crollare i rendimenti del mercato obbligazionario. Ciò ha spinto gli investitori a mettere in atto una colossale operazione di “riprezzamento” una volta che i cosiddetti asset a rischio zero, come i titoli di Stato dei Paesi ad alto merito creditizio (Stati Uniti e Germania soprattutto), hanno iniziato a rendere zero o addirittura meno di zero. La “caccia al rendimento” ha spinto gli investitori a posizionarsi su classi di investimento più rischiose (bond ad alto rendimento, azioni, mercati emergenti...) favorendone il rialzo dei prezzo. O meglio delle valutazioni. Cioè il rapporto tra il loro prezzo e una serie di indicatori reali di performance. Come gli utili societari o il patrimonio.

Gli analisti di Deutsche Bank, dovendo risalire indietro di oltre due secoli, hanno preso i dati sul Pil. Cioè gli unici disponibili su un periodo storico tanto lungo. Ma si può fare una fotografia più recente. Utilizzando la banca dati S&P Market Intelligence, Il Sole 24 Ore ha messo a confronto la capitalizzazione del mercato azionario globale con quanto le aziende quotate in tutto il mondo hanno fatturato nell’ultimo decennio. Il grafico che abbiamo elaborato offre un quadro abbastanza eloquente della direzione che hanno preso i mercati negli ultimi anni.

Se fino al 2012 il valore di mercato delle società quotate in tutto il mondo è stato in linea con il totale dei ricavi, da allora in poi c'è stato un netto scollamento e oggi, con i listini a livelli record, la capitalizzazione del mercato azionario globale è pari a 1,6 volte il fatturato delle imprese quotate. Un livello mai visto prima. Se si sovrappone questo grafico a quest’altro elaborato da Algebris, che fotografa l’espansione dei bilanci delle banche centrali, si capisce anche perché gli squilibri hanno iniziato a manifestarsi in maniera evidente a partire dal 2013-2014.

È stato nel corso di quel biennio che Bank of Japan e Bce sono intervenute sui mercati con i loro piani di Quantitative easing. Un ingresso che è stato determinante nell’ampliare ulteriormente la liquidità in circolazione. Già abbondante a seguito del Qe lanciato dalla Fed nel 2009.

Come stanno affrontando la situazione gli investitori? A giudicare da come si sono mossi gli indici quest’anno pare che nessuno di ponga il problema della sopravvalutazione. Da inizio anno fondi azionari - segnala Epfr Global - hanno registrato flussi di capitale positivi per 222 miliardi di dollari con una crescita delle masse gestite del 2,8 per cento. Per l'obbligazionario è andata ancora meglio visto che la crescità è stata del 7% con flussi netti per 284 miliardi di dollari. Il valore del mercato obbligazionario mondiale da inizio anno è salito di circa 5mila miliardi di dollari mentre la capitalizzazione delle Borse in tutto il mondo è cresciuta di ben 16mila miliardi di dollari.

Motivi per essere ottimisti non sono certo mancati. Uno su tutti la crescita economica che, per la prima volta da diversi anni a questa parte, è tornata ad essere positiva in tutte le principali aree geografiche. Ma c’è chi si domanda se ciò sia sufficiente a giustificare le valutazioni record.

Che fare quindi? Continuare a investire nonostante i prezzi alti seguendo il gregge confidando che la festa durerà ancora a lungo oppure stare liquidi, se non addirittura scommettere al ribasso, con il rischio di restare scottati se il mercato continua la sua lenta ascesa? Una cosa è certa, finché la liquidità sui mercati continuerà ad abbondare, la volatilità si manterrà bassa. E questo, prevedibilmente, dovrebbe favorire la lenta ascesa dei mercati.

La Fed ha annunciato l’intenzione di ridurre gradualmente il suo bilancio è anche vero che il processo sarà estremamente lento dato che avverrà al ritmo di appena 10 miliardi di dollari al mese. Nel frattempo peraltro le altre banche centrali continueranno ad immettere liquidità col rischio di creare nuove bolle speculative.

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