Mercati in pressione sul BTp, lo spread aumenta a 194 punti
In serata il rendimento del decennale italiano è salito al 4,75%. Lo spread è cresciuto a 194 punti base.
di Vittorio Carlini
I punti chiave
3' di lettura
Volatilità. In altre parole: nervosismo. Così può riassumersi la seduta di ieri rispetto ai BTp. In particolare il rendimento del decennale, tra un saliscendi e l’altro, ha archiviato gli scambi a quota 4,75% (4,65% la chiusura di lunedì 25 settembre).
Si tratta di uno yield, in un contesto generale di rendimenti al rialzo, che implica l’incremento dello spread BTp-Bund. L’indicatore è arrivato a 194 punti base, rispetto ai 186 di due giorni fa. Insomma: i numeri - in una seduta dove, tra le altre cose, il Tesoro ha collocato 3 miliardi di BTp a 2 anni con uno yield medio del 3,97% - segnalano l’erraticità degli operatori.
Banche centrali
Quali, allora, le cause di questo nervosismo? In primis vanno ricordate le - onnipresenti- banche centrali. La Fed, seppure la scorsa settimana abbia lasciato invariati i tassi (5,25-5,50%), ha detto che ulteriori ritocchi all’insu non mancheranno. Anche la Bce, che invece i tassi li ha alzati (il corridoio attuale è 4,5-4,75%,), ha sottolineato la necessità di altre strette. In un simile contesto gli investitori - ipotizzando rendimenti maggiori in futuro - vendono parte dei titoli in portafoglio, in attesa di esporsi alle prossime emissioni.
Shutdown
Non solo. Altro motivo è da riscontarsi nel rischio “shutdown” negli Usa. Il termine ultimo per l’accordo sul disegno della legge di bilancio - e scongiurare così la paralisi dei servizi governativi - è il 30 settembre. Certo: è possibile l’intesa tra Democratici e Repubblicani. E tuttavia molti, al fine di evitare i giorni più caldi, aumentano le emissioni, sia di bond societari che governativi. Un’espansione della domanda il quale deflaziona i prezzi dei titoli (anche di Stato) in circolazione, facendone salire il rendimento.
La tecnicalità del future
«Quello yield del BTp decennale - sottolinea Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte - che è anche influenzato dal fatto che il future sul titolo è molto liquido». Cioè? «Il derivato sul decennale italiano, similmente a quello sul Bund, è il più scambiato dai trader». Ebbene: «i portafogli che hanno in pancia titoli quali quelli portoghesi, spagnoli o greci, vendono il derivato per coprirsi dal rischio tassi». Una strategia la quale, giocoforza, «contribuisce a fare scendere il prezzo del governativo italiano».
Premio rischio-Italia
Infine: il premio al rischio-Italia. «Non può negarsi - spiega Tullio Grilli, capo brokerage elettronico di Banca Akros - che la luna di miele tra mercati e Governo stia scemando. L’approssimarsi della redazione della manovra di bilancio, con i temi legati al deficit e alla recente frenata dell’economia italiana, crea delle incognite». Un’incertezza la quale «si riflette anche sui prezzi dei titoli governativi».
Le Borse
Fin qui alcune indicazioni riguardo il reddito fisso. Quale, invece, il trend dell’azionario? Le principali Borse europee hanno chiuso in rosso: Milano ha ceduto l’1%; Parigi e Francoforte, dal canto loro, hanno perso rispettivamente lo 0,7 e 0,97%. Anche qui ha pesato il tema dei tassi d’interesse. A questo, poi, si sono aggiunti i timori per le difficoltà dell’immobiliare cinese e dati statunitensi inferiori alle attese. In particolare: in America hanno deluso i numeri sulla vendita delle case e fiducia dei consumatori.
Le commodity
Nel mondo delle commodity, invece, il prezzo del petrolio è rimasto elevato (brent oltre 93 dollari al barile) con il cambio tra euro e dollaro in serata che danzava intorno a quota 1,05. Un valore, quest’ultimo, il quale segnala l’attuale momento di forza del biglietto verde. Una solidità che, a ben vedere, è presente nei confronti di diverse monete a livello globale. Il dollar index, secondo Trading view, in serata viaggiava oltre quota 106. Solamente a metà luglio scorso, l’indicatore era al di sotto di 100.
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