tavolo al mise

Mercatone Uno, solo offerte spezzatino: si apre lo scontro sui crediti dei fornitori

Al tavolo del Mise i tre commissari non hanno dato certezze sul futuro del gruppo distributivo. Trattative in corso con i manifestatori di interesse, proroga a maggio 2020 della procedura straordinaria e della Cigs. Nessuna prospettiva per la sede di Imola. I fornitori in allarme: vantano 150 milioni di crediti ma a Roma risultano meno di 10 milioni (1,6% delle fatture)

di Ilaria Vesentini

(Afp)

4' di lettura

Non ci sono buone notizie per Mercatone Uno e sul destino dei 55 punti vendita chiusi in giro per il Paese e i 1.700 dipendenti in cassa integrazione.
A meno che non si consideri tale l'annuncio che l'amministrazione straordinaria, in scadenza a fine mese, sarà prorogata fino a maggio 2020 e in parallelo saranno prolungati gli ammortizzatori sociali.

Questo l'esito del tavolo del 3 dicembre al Mise in un Parlamentino gremito di rappresentanti delle 13 regioni coinvolte e sindacati confederali e territoriali arrivati per avere dettagli sulle manifestazioni di interesse raccolte dai tre commissari che dallo scorso maggio hanno ripreso in mano il gruppo distributivo di Imola, in amministrazione straordinaria dal 2015 (salvo la parentesi fallimentare Shernon).

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Nessuna offerta congrua nelle buste aperte un mese fa
Dalle slide fitte di numeri e percentuali presentate dalla triade governativa non è emersa alcuna certezza: risultano 14 manifestazioni di interesse, senza un nome e con quote variabili di negozi e di lavoratori che sarebbero recuperati, ma nessuna offerta per la sede di Imola (quella sull'A14 famosa per la grande biglia di vetro del pirata Marco Pantani) e i suoi 100 addetti.

«A oltre un mese di distanza dall'apertura delle buste ci si aspettava qualcosa di più», commenta all'uscita dell'incontro al Mise l'assessore al Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan. Molto rumore per nulla, avrebbe sintetizzato Shakespeare.

«Era un tavolo per dare atto del lavoro svolto dai commissari fin qui e per fare un riepilogo delle offerte arrivate da investitori nazionali ed esteri, i nomi non possiamo ancora farli», spiega il vice capo di Gabinetto Giorgio Girgis Sorial -. I commissari stanno prendendo contatti con ogni manifestatore per migliorare le offerte, si tratta comunque di gruppi distributivi, non solo dell'arredamento ma anche di altri settori merceologici».

Ennesima proroga dell'amministrazione straordinaria
Di fronte a uno scenario tanto indefinito la richiesta dei commissari è stata quella di prolungare fino a maggio 2020 l'amministrazione straordinaria, «e abbiamo già aperto l'interlocuzione con il ministero del Lavoro per prorogare di conseguenza anche gli ammortizzatori sociali», assicura Sorial.

Se i sindacati possono tirare un sospiro di sollievo, non altrettanto possono fare i fornitori, che ieri non erano tra i convocati a Roma. Di fronte alla richiesta delle Regioni di salvaguardare la filiera italiana delle Pmi fornitrici che fin qui ha tenuto in vita l'ex colosso distributivo del mobile popolare e che va considerata anche nel pesare le manifestazioni di interesse pervenute, la risposta dei commissari è stata tranchant: «Il credito vantato dai fornitori della precedente gestione commissariale risulta essere pari all'1,6% dei 400 milioni di euro delle fatture complessive, parliamo di meno di 10 milioni di euro di scoperto», riferisce lo stesso Sorial.

Scontro di cifre sui crediti non pagati ai fornitori
Un dato che lascia attoniti i fornitori: «Se questi sono i numeri ci dicano i commissari dove hanno bonificato la cifra, devono aver sbagliato l'Iban, perché sui 265 milioni di perdite generate dalla precedente gestione commissariale (certificata dagli stessi commissari) risultano 90 milioni di crediti prededucibili verso fornitori non pagati. E risultano pure dalle insinuazioni al passivo presso il tribunale di Bologna e nei documenti ufficiali che i tre nuovi commissari hanno inviato di loro pugno alle Regioni con la lista dettagliata di tutti i creditori», ribatte William Beozzo, presidente dell'Associazione fornitori Mercatone Uno.

I 90 milioni rappresentano però il 34% dei 265 milioni di perdite complessive generate dai primi tre anni di amministrazione straordinaria, non l'1,6%. E si sommano ai 60 milioni (accumulati in soli nove mesi) non pagati ai fornitori da Shernon, la holding cui la prima triade commissariale vendette il gruppo nell'agosto 2018, fallita nel maggio 2019. Senza considerare ciò che i fornitori vantano ancora da Mercatone Uno prima dell'ammissione alla legge Marzano.

Nuovi controllori per verificare la procedura
«Siamo sollevati che i 1.700 dipendenti del gruppo possano passare il Natale con un po’ di serenità in più, ma se possono ancora usufruire degli ammortizzatori sociali è merito nostro e di nessun altro, mentre i nostri 10mila dipendenti che rischiano il posto restano figli di un dio minore», conclude Beozzo ricordando che non è stato ancora neppure attivato da parte di Invitalia il fondo Serenella (che tutela le Pmi vittime di mancati pagamenti a opera di altre imprese per cause dolose) senza spiegazioni plausibili.

In attesa di capire se dalle manifestazioni di interesse emergerà una soluzione privata per il salvataggio del gruppo “malato terminale” (definizione dei commissari) dopo oltre quattro anni di cure palliative pubbliche senza risultati, il Mise ha annunciato anche che a dicembre verrà nominato un nuovo consiglio di sorveglianza, per garantire la discontinuità e la trasparenza sulla procedura.

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