Mes, che cos’è e perché l’Italia non l’ha ancora sottoscritto
Il Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della Ue, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato
di Andrea Carli
I punti chiave
4' di lettura
Si sono ristretti i margini di temporaggiamento per il governo italiano per la ratifica del trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Una fonte Ue coinvolta nella preparazione delle riunioni dell'Eurogruppo, che si apre in queste ore a Stoccolma (sabato 29 aprile, si riunirà l’Ecofin), abbandonando i toni usualmente morbidi e le caute perifrasi usate nei mesi scorsi, ha spiegato che nella riunione di oggi il tema «sarà sollevato» e che sarà chiesto al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che cosa l'Italia intenda fare essendo il solo paese a non aver ratificato il trattato emendato. La trasferta di Giorgetti avviene a poche ore dall’incidente parlamentare sul Def, con l’Aula della Camera che ha respinto la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio.
Che cos’è il Mes
Il Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della Ue, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi.
Come vengono prese le decisioni
Dal punto di vista organizzativo, il Mes è guidato da un «Consiglio dei Governatori» composto dai 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro. Il Consiglio assume all’unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all’approvazione dei protocolli d’intesa con i paesi che la ricevono). Il Mes può operare a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione europea e la Bce richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria.
Capitale da oltre 700 miliardi
Il Mes ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale del Mes per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.
La riforma del 2021
Ora l’Italia è chiamata a ratificare l’accordo internazionale che prevede modifiche al funzionamento del Mes originario. Due anni fa, il 27 gennaio del 2021, è stata infatti promossa, in virtù di un’intesa sottoscritta anche dai 19 Paesi dell’area Euro (Italia compresa), una riforma del Meccanismo europeo di stabilità. In sintesi, in quell’occasione è stata presa in considerazione la possibilità per il Mes di fornire una rete di di sicurezza finanziaria (un backstop) al Fondo di Risoluzione comune per le banche. Allo stesso tempo sono state in parte modificate le condizioni di accesso alla assistenza finanziaria e introdotta una nuova linea di credito cosiddetta “precauzionale”.
L’Ue in pressing
A ratificare l’intesa manca solo l’Italia. Da qui il pressing da parte degli altri paesi Ue che invece lo hanno fatto. Senza il via libera di Roma, il meccanismo non può diventare operativo. Ormai, la reticenza dell'Italia a ratificare (occorre un voto parlamentare) è considerata ingiustificata a Bruxelles. La mancata ratifica «sta avendo un effetto congelamento» (chilling effect) dei passi successivi che riguardano varie questioni, compreso il ruolo del Mes, ha indicato la stessa fonte. Due sono i fattori che hanno spinto a cambiare i toni verso l'Italia sulla ratifica del Mes. Uno riguarda la situazione dei mercati finanziari e le crisi bancarie che negli Usa e in Svizzera (Credit Suisse) hanno alzato il livello di allarme anche in Europa. Non perché si temano crisi di liquidità o si ritenga che il livello patrimoniale delle banche vigilate anche centralmente nell'Eurozona, essendo gli istituti ben capitalizzati e garantiti da ampi “cuscinetti” per la liquidità. Tuttavia in una situazione di continuo aumento dei tassi di interesse, le cose potrebbero complicarsi ulteriormente. Il nuovo trattato del fondo salva-stati prevede che il fondo salva-stati abbia anche la funzione di salvagente di ultima istanza (backstop) per la risoluzione bancaria. Si tratta di completare per prudenza il quadro dei meccanismi di risoluzione, cioè della gestione ordinata di una crisi bancaria secondo certi schemi e secondo una certa gerarchia di assunzione di responsabilità per evitare che il costo di una crisi ricada sui contribuenti. Il secondo fattore riguarda il calendario: a Bruxelles si ritiene che sei mesi (il governo è in carica dal 22 ottobre) siano più che sufficienti per giustificare uno stop tanto più che dopo la ratifica da parte della Germania.
Per il governo il Mes va cambiato, sia un veicolo di crescita
La posizione del governo sul Meccanismo europeo di stabilità non cambia. «Non si può parlare di una cosa e non del quadro complessivo, cioè quali sono le regole della governance europea? Credo che si debba partire dall’inizio non dalla fine, sapete come la penso in tema di Mes e non ho cambiato idea e soprattutto mi sembra che sia una micro-questione nel tema complessivo che stiamo trattando». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in una conversazione informale con i cronisti nel suo hotel a Londra ribadendo che sul Mes «io voglio aprire un’altra discussione, sto aprendo un’altra discussione. In tema di backstop vi devo segnalare che è come se Mes fosse la Cassazione, il primo e secondo grado di giudizio sono le norme europee in tema di sistema bancario e quelle non è che le teniamo ferme noi. Penso che si pongono delle questioni che vanno poste nella giusta misura. Punto secondo, indipendentemente dal tema ratifica, siamo consapevoli in un momento in cui abbiamo bisogno tutti di risorse è strumento che nessuno utilizzerebbe e ha senso tenere decine, centinaia di miliardi ferme in uno strumento che nessuno utilizza perché purtroppo così come si è evoluto è una specie di lettera scarlatta quando le stesse risorse potrebbero essere utilizzate con maggiore efficacia? E’ un dibattito che credo si debba fare con serenità».
Mentre l’Ue sollecita l’adesione da parte dell’Italia, è fermo da quasi un mese in commissione Esteri alla Camera l’esame delle due proposte di legge per la ratifica del Mes, presentate da Pd e Iv. È slittato quindi l’approdo in Aula, inizialmente previsto ad aprile.
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