Mes, ok mozione maggioranza anche al Senato con 156 sì, 129 contrari e 4 astenuti. Alla Camera fronda M5s con 13 no. Conte: «Serve coesione»
A Montecitorio i voti a favore sono stati 314, i contrari 239, 9 gli astenuti
di An.Ga.
7' di lettura
Confronto decisivo al Senato per il via libera alla riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, in vista del prossimo Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. Dopo l’approvazione da parte della Camera della risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la parola è passata all’aula di Palazzo Madama, che ha a sua volta dato il via libera al documento, dopo un dibattito molto acceso, a cominciare dall’intervento molto duro di Matteo Renzi.
Rivolgendosi a Conte, il leader di Italia Viva ha chiarito che se il presidente del Consiglio vuole poltrone «le nostre sono a disposizione». «Per giocare pulito e trasparente - ha poi aggiunto - noi di Italia Viva diciamo: se nella manovra c'è un provvedimento sulla governance del Next generation Eu e se c'è un provvedimento sulla fondazione dei servizi segreti, noi votiamo contro. Lo diciamo per tempo».Parole che suonano come un utlimatum. «Sono tranquillo, certo», ha detto Conte rispondendo a chi chiedeva se fosse “tranquillo” dopo le parole del leader di Italia Viva.
L'aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza con 156 voti favorevoli, 129 contrari e 4 astensioni. Nel documento si dà, tra l'altro, mandato al Governo per il via libera alla riforma del Mes. Il senatore M5S, Mattia Crucioli, ha dichiarato in Aula la sua contrarietà in dissenso dal gruppo.
Nel voto alla Camera la fronda di 13 deputati Cinque Stelle
A Montecitorio, invece, i voti a favore della risoluzione sono stati 314, i contrari 239, 9 gli astenuti. Nel documento si dà mandato al Governo per il via libera alla revisione del Mes. L'Assemblea ha bocciato, tra le altre, la risoluzione unitaria di centrodestra. I frondisti Cinquestelle che alla fine hanno votato no sono stati 13, ai quali vanno aggiunti altri 9 deputati che non hanno preso parte al voto.
Renzi a Conte, se vuole poltrone le nostre a disposizione
Nel pomeriggio Conte è intervenuto al Senato. Qui ha preso la parola, nella fase delle dichiarazioni di voto, il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che nelle ultime ore aveva più volte criticato la proposta di istituire una cabina di regia a tre (Conte, Gualtieri e Patuanelli) per la gestione del Piano nazionale di ripresa che dovrebbe far arrivare all'Italia 209 miliardi. Era l’intervento più atteso della lunga giornata parlamentare. Ed è stato un intervento tutto votato all’attacco. Un attacco duro, forse più duro nel previsto.. «Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più - ha detto l’ex presidente del Consiglio, rivolgendosi a Conte - , sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre , due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello ma la politica».
Recovery: Renzi, serve il doppio o triplo per sanità
«La task force - ha messo in evidenza Renzi - non può sostituire il parlamento: dov'è il sindacato? Ma non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità». «Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo. Dico una cifra: 36, quelli del Mes...».
Mes: Salvini,è Robin Hood al contrario,salva banche tedesche
Un attacco alla riforma del fondo Salva Stati è giunto anche dal leader della Lega Matteo Salvini. «Il Mes - ha sottolineato - è il Robin Hood al contrario, toglie soldi a chi ha bisogno per salvare le banche tedesche». Quanto al Mes sanitario, Salvini ha ribadito il suo “no”: «stiamo morendo di tagli, basta austerità». L’ex vicepremier ha anche lanciato un messaggio a Conte: «La Lega e tutto il centrodestra sono pronti a discutere» con il governo se al centro del confronto c'è «l'idea del futuro dell'Italia che abbiamo», ad esempio sui temi della disabilità, della sanità, del lavoro, del futuro dell'industria e delle infrastrutture, come l'ex Ilva di Taranto o il Ponte sullo Stretto.
Zingaretti, bene ok a Mes,ora governo sciolga i tanti nodi
Una volta giunto il voto finale del Senato, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha ricordato che «l'approvazione da parte delle due Camere della posizione a sostegno del Mes è una buona notizia. Quella riforma è figlia anche degli sforzi e dell'impegno del governo Italiano per migliorare una opportunità di credito che il Pd continua a vedere utile per l'Italia. Ora per andare avanti è importante trovare soluzioni, soprattutto da parte del governo, ai tanti nodi aperti nella maggioranza»..
Mes: Gualtieri,maggioranza coesa,vincono ragioni Italia in Ue
«Grande soddisfazione per il voto di oggi di Camera e Senato» è stata espressa dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. « È un'importante conferma della coesione della maggioranza su un chiaro indirizzo europeista e del lavoro positivo svolto dal governo in Europa. Un mandato pieno - ha continuato - che consente l'introduzione anticipata del common backstop e rafforza il ruolo e le ragioni dell'Italia per il completamento dell'Unione bancaria e la riforma dell'Unione economica e monetaria».
Crimi, sanzioni?In 5S si rispetta principio maggioranza
La fronda di alcuni deputati Cinque Stelle alla Camera ha delineato però un nodo politico, la cristallizzazione di un dissenso. «Non c'è solo un voto di fiducia, c'è anche una fiducia politica. E comunque un voto c'è...», ha detto a Palazzo Madama il capo politico M5S Vito Crimi interpellato sulle possibili sanzioni a chi ha votato contro le comunicazioni di Conte. «Leggetevi il Codice etico, si parla di rispetto del principio democratico di maggioranza, chi ha votato contro si prende le sue responsabilità. Il M5S è un'associazione politica solidale, non è un'azienda», ha aggiunto.
L’intesa nella maggioranza
L’intesa trovata nella maggioranza sul testo della risoluzione sulla riforma del Mes ha consentito di far rientrare gran parte del dissenso in casa M5s (erano 42 i deputati che in prima battuta avevano sottoscritto la lettera ai vertici M5s contro la revisione del Mes). Anche al Senato i voti contrari M5s non dovrebbero essere più di quattro. Secondo fonti della maggioranza, in base ai calcoli fatti, a palazzo Madama la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes dovrebbe avere intorno ai 157 voti favorevoli.
Il via libera dei renziani
Intanto Italia Viva, dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Conte alla Camera, ha firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes. Nelle fila dell’opposizione sono 16 i deputati di Forza Italia che hanno abbandonato l'Aula per non partecipare la voto, in dissenso dal gruppo (contrario alla risoluzione di maggioranza): di questi Renato Brunetta e Renata Polverini lo avevano annunciato in Aula. Sono stati 297 i voti a favore, 256 i contrari e sette gli astenuti nell'Aula della Camera sulla parte della risoluzione di maggioranza che impegna il governo «a finalizzare l'accordo politico raggiunto all'eurogruppo e all'ordine del giorno dell'eurosummit sulla riforma del trattato del Mes». A chiedere la votazione per parti separate era stato il deputato Gianluca Rospi del gruppo Misto. In questa specifica votazione la maggioranza ha perso voti rispetto a quella che inglobava la maggior parte della risoluzione, che ha raccolto 314 sì e 239 no.
Conte: sulla ratifica della riforma resta la scelta definitiva delle Camere
Sulla riforma del Mes «resta nella piena disponibilità delle Camere, attraverso la procedura parlamentare di ratifica, la scelta definitiva sull'adesione dell'Italia al nuovo trattato Mes, anche alla luce del più generale stato di avanzamento del pacchetto di riforme dell'Unione economica e monetaria». Non solo. «Ritengo che debbano essere considerate in modo radicale strutture e funzioni del Mes affinché sia trasformato in strumento diverso», rivedendone la natura di meccanismo intergovernativo. A tal proposito l'Italia «si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell'intera architettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Geeneration Eu, che auspico possa diventare una misura strutturale». Così il premier Giuseppe Conte nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue del 10 e 11 dicembre. «Com'è noto - ha aggiunto Conte - la riforma del Mes conteneva il backstop che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l'Eurogruppo ha trovato un'intesa per introdurlo con due anni di anticipo».
«Serve coesione per battersi in Ue»
Un riferimento il premier lo ha fatto alla fibrillazione di questi giorni all’interno della maggioranza sui capitoli del Mes e del Recovery Fund. «Il governo ha bisogno della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz'altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi» ha sottolineato Conte, che ha tenuto aperta così la porta all’opposizione: «Spesso ho rivolto appello all'opposizione e in alcuni passaggi ho trovato ascolto. Il tavolo del confronto rimane sempre aperto».
Risoluzione maggioranza: ok riforma in logica di pacchetto
La risoluzione della maggioranza sulla riforma del Mes, presentata alla Camera e più tardi al Senato, è identica alla bozza circolata ieri tranne per un passaggio sull'accesso ai fondi europei per la sanità, voluto dal Pd, che nella versione definitiva è stato spostato nella parte finale degli impegni (era nell'introduzione). Elencando gli impegni chiesti al governo in Europa, ora si legge che: «qualsiasi decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del Mes sia assunta solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un'analisi dei fabbisogni, nonché di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti».
Resta l’impegno dell'Esecutivo «a finalizzare l'accordo politico raggiunto all'Eurogruppo e all'ordine del giorno dell'Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes». Con una serie di caveat. Nella risoluzione si puntualizza infatti che la riforma complessiva delineate a livello europeo «non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento». E si impegna quindi il Governo «a sostenere la profonda modifica del Patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell'Edis, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell'integrazione europea». Nel documento si puntualizza che «lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes».
Tensione nella maggioranza sul Recovery Fund
Resta la tensione però nella maggioranza sul Recovery fund, con il leader di Italia Viva Matteo Renzi che boccia la task force e minaccia voto contrario. Italia viva resta contraria alla cabina di regia immaginata dal premier, formata, oltre che dallo stesso Conte, solo dai ministri dell'Economia, Roberto Gualtieri (Pd), e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli (5 Stelle). I renziani ribadiscono che non voterebbero una norma che accentra, secondo loro, i poteri nelle mani di Giuseppe Conte, il quale nominerebbe anche i 6 manager che guiderebbero una tecnostruttura di una novantina di esperti di settore chiamati a gestire l'attuazione dei programmi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, suddiviso in sei capitoli: rivoluzione verde, digitale, infrastrutture, istruzione, inclusione sociale, sanità.
Bonetti: pronta a dimettermi se Conte non ritira task force
L’ultima offensiva in mattinata la ha lanciata la ministra alle Pari Opportunità e alla Famiglia Elena Bonetti che a Radio Capital rispondendo alla domanda: “Se Conte non ritira la task forse lei sarebbe pronta a dimettersi?” ha dichiarato: «Ho giurato sulla Costituzione Italiana che prevede un processo democratico che deve essere tutelato e mantenuto. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi». Un’uscita non apprezzata dal ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, che ha commentato: «Se ne assumerà le sue responsabilità, come il suo partito».
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