Mes, il Pd e i Cinque stelle cercano l’accordo sul Fondo salva-Stati
Più vicino l’accordo nella maggioranza. I dem e i Cinque stelle concordano sulla necessità di escludere clausole per la ristrutturazione del debito. Qualche tensione in più sul ruolo di Conte: il Pd vuole lasciargli carta bianca, Di Maio flirta con la linea polemica della Lega
di Barbara Fiammeri
3' di lettura
La partita sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità, è ancora in corso. Nella maggioranza però il clima sembra più sereno e la ricerca di un accordo è diventata una «priorità» per tutti, anche per i Cinque stelle. Il lavoro per arrivare a una risoluzione unitaria, su cui mercoledì saranno chiamati a pronunciarsi prima il Senato e poi la Camera , procede e dai vertici che si sono tenuti ieri e ai quali hanno partecipato anche il ministro per gli Affari europei, il dem Enzo Amendola, e la sottosegretaria M5s Laura Agea , arriva una prima fumata bianca.
Anzitutto, viene messa definitivamente da parte l’ipotesi di un «no» al Fondo-salva stati, che invece continua ad essere la posizione della Lega , di Fdi (ieri Giorgia Meloni era in piazza a Bruxelles a manifestare contro il Mes) ma anche degli oltranzisti M5S.
Il governo contro qualsiasi «ristrutturazione del debito»
Allo stesso tempo però nella bozza circolata il 9 dicembre si impegna il governo a negare qualsiasi tipo di ristrutturazione automatica del debito e ad escludere, in merito all’Unione bancaria, «interventi di carattere restrittivo sulla dotazione di titoli sovrani da parte di banche e comunque la ponderazione dei titoli di stato». In altre parole viene messa nero su bianco la bocciatura dell’ipotesi portata avanti dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, di intervenire sulla valutazione del rischio dei titoli di Stato che metterebbe in gravissima difficoltà le banche italiane che sono tra i maggiori detentori.
Una bocciatura preventiva che investe però più che il confronto sul Mes quello, ancora agli inizi, sull’Unione bancaria. E sulla quale peraltro il premier Giuseppe Conte si era già espresso pubblicamente in occasione della sua informativa della settimana scorsa e su cui certo tornerà anche nelle comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. L’altro punto dirimente e sempre collegato alla volontà di impedire una facilitazione nella ristrutturazione dei debiti sovrani, è quello sulle Cacs , le clausole di azione collettiva. Ebbene, se il testo della bozza verrà confermato, si chiede al Governo di «condizionare l’adozione di ogni decisione vincolante in merito alla revisione del Mes alla finalizzazione, ancora non conclusa, del suo processo di riforma attraverso la definizione delle regole e delle procedure delle Clausole di azione collettiva evitando l’applicazione dei principi della single limb Cacs».
È un punto su cui già la scorsa settimana il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, aveva sottolineato che il confronto era aperto e in particolare si stava valutando una diversa applicazione delle clausole a seconda dei titoli di riferimento.
Divergenze sulla «libertà di manovra» di Conte
l Pd vorrebbe evitare di entrare troppo nel dettaglio per lasciare al premier la possibilità di avere ampi margini nella trattativa. Una libertà di manovra che però non piace ai Cinque stelle e soprattutto a Luigi Di Maio che vuole arginare il più possibile la pattuglia dei dissidenti attratti dalla posizione «contro» di Salvini. «Su questo tema non posso accettare lezioni dalla Lega, perchè la negoziazione sul Mes - ricorda Di Maio - è nata sotto il governo Lega-Berlusconi». Il Capo del Movimento però ribadisce anche che la decisione finale spetterà comunque alle Camere: «Prima dell’Eurogruppo e dell’Eurosummit di gennaio il Parlamento sarà chiamato a valutare a che punto siamo arrivati» e non solo sul Mes.
Nella risoluzione ci sono anche espliciti riferimenti oltre che al Mes e all’Unione bancaria anche al bilancio comunitario, e agli investimenti green che l’Italia vorrebbe scomputare dal deficit. Un «pacchetto» finalizzato a stemperare la tensione ancora alta in casa Cinque stelle dove però i fautori del «no» non sembrano voler arretrare. Gianluigi Paragone, da sempre molto critico verso l’itesa di governo con il Pd, bolla come «ridicola» la bozza di risoluzione circolata ieri mentre altri senatori oltranzisti come Elio Lannutti e Michele Giarrusso per ora preferiscono evitare di pronunciarsi. Un silenzio che pesa visti i numeri risicati che ha la maggioranza a Palazzo Madama.
Intanto, dall’Europa arriva, attraverso un’intervista all’Ansa, la rassicurazione del segretario generale del Mes, Nicola Giammarioli: «Siamo l’istituzione più sovranista in Europa perché dipendiamo dalle autorità nazionali, cioè ministri e Parlamenti», spiega sottolineando poi che «tutte le procedure collegate alla ristrutturazione del debito e al coinvolgimento del settore privato non sono cambiate». La riforma del Mes, insiste Giammarioli, è finalizzata a rafforzare la tutela dei risparmiatori e aprevenire nuove crisi e - sottolinea - è «impreciso» sostenere che i negoziati sono avvenuti in segreto perchè «noi pubblichiamo tutto» e «non c’era niente dietro porte chiuse, è stata una discussione in cui l'Italia ha giocato appieno come tutti».
Per approfondire:
● Riforma del Mes, cosa è successo a Bruxelles e cosa ha ottenuto l’Italia
● Mes, cos’è e come funziona il fondo salva-Stati
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