Mes, la telenovela deve finire
Ulteriori ritardi nella ratifica non sono più giustificabili
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
La telenovela continua: Mes o non Mes? Eravamo nel pieno dell'estate del 2020, tre anni fa, e ci chiedevamo, sorpresi, come potesse continuare ad andare avanti la litania, che si prolungava già da diversi mesi, sull'utilizzo o meno dei prestiti concessi dall'Unione Europea.
In Italia già allora era d'attualità il dibattito tra i partigiani di quello che era il primo prestito anti-Covid concesso da Bruxelles (qualcosa come 37 miliardi a nostra disposizione) e coloro che sostenevano, invece, che non avevamo bisogno di quei soldi anche perché, quasi in contemporanea, era stato varato il “Recovery Fund” che ci avrebbe concesso finanziamenti pure a fondo perduto.
Al punto di partenza
Già tre anni fa i giornali scrivevano come non ci fosse più tempo da perdere e come tutte quelle discussioni sull'utilizzo o meno dei prestiti europei fossero incomprensibili davanti ad una situazione economica sempre più grave con un disavanzo pubblico sempre più grande. Da quel primo braccio di ferro sono trascorsi mille giorni o giù di lì ma siamo ancora a discutere sullo stesso argomento: vale o non vale la pena di ratificare l'ultima versione del Mes?
Governo diviso
Sembra incredibile: cambiano i governi, mutano i rapporti di forza, ma siamo sempre al punto di partenza (o quasi). Così, nell'ultima settimana, ne abbiamo viste di tutti i colori, con i tanti “j'accuse” dei partiti dell'opposizione nei confronti di un governo accusato di essere sempre in ritardo e di non avere ancora dato “via libera” al provvedimento ribattezzato anche “Fondo salva-Stati”. Le critiche di Schlein & C. si rivolgono, in particolare, a certi contrasti sul prestito europeo che si avvertono all'interno della maggioranza perché se Salvini, Tajani e la stessa premier non sono del tutto convinti sulla necessità di ricorrere al Mes, considerando gli oneri del prestito, il ministero dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, per bocca del suo capo di gabinetto ha dato disco verde.
Qualcuno ha scritto che le ultime tensioni all'interno della maggioranza possono essere state favorite dai problemi di successione in Forza Italia dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, ma, in realtà, la resa dei conti sul Mes è molto datata risalendo, come abbiamo visto, al 2020.
Ora basta rinvii
In altre parole, già prima dell'esecutivo Meloni, lo stesso problema era stato affrontato dai governi Conte e Draghi che avevano preferito rinviare alle calende greche la risoluzione della patata bollente comunitaria. Anche se è giusto, per quanto ci riguarda, sviscerare vantaggi e svantaggi del Mes, non possiamo essere sempre al punto di partenza per un motivo molto semplice: i nostri ritardi hanno finito per fare arrabbiare i partner europei. Di solito sono loro a crearci problemi ma, in questo caso, siamo noi i cattivi. Se vogliamo criticare l'Unione Europea perché continua a rinviare la risoluzione di grandissimi problemi come quello dell'immigrazione, dobbiamo anche cercare di dare sempre il buon esempio, ma, con il “Salva-Stati”, siamo i soli, tra i membri Ue, a non aver dato l'ok definitivo. E, a questo punto, qualcuno potrebbe anche sentenziare: da che pulpito…
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